Thrash

Heavy Fucking Metal Pillar: recensione Slayer (Hell Awaits)

Di Stefano Ricetti - 16 Giugno 2025 - 7:30
Heavy Fucking Metal Pillar: recensione Slayer (Hell Awaits)

Di seguito la recensione di Hell Awaits, il secondo album degli Slayer (qui loro intervista del 1986), così come uscita originariamente all’interno delle pagine di Rockerilla numero 57 del maggio 1985, a firma Adriano “So Dark” Bosone. Come si potrà notare, le definizioni e le declinazioni dei vari generi legati all’estremo all’epoca vivevano ancora una fase embrionale.      

Buona lettura,

Steven Rich

 

 

 

SLAYER

Hell Awaits

Metal Blade Records

1985

Tremate, tremate… gli Slayer son tornati! È passato circa un anno dal pluridecorato “Show no Mercy” ed ora rieccoli, questi forsennati pala­dini dell’hard core Black Metal sprigionati dall’immondo connubio di Venom e Metallica, pronti a trascinarci nuovamente in paurosi abissi di follia devastatrice.

L’avevamo già puntualizzato nella recensione del loro primo album; ed ora lo ribadiamo: se è vero che spesso il genere in cui gli Slayer si muovono funge da paravento per mancanze strumentali e compositive, questo non è il caso dei quattro kil­lers californiani. In effetti il terrificante impatto

sonoro prodotto non è che lo splendido sodalizio tra le due magnifiche chitarre di Hammeman e King lanciate a pericolose velocità stratosferi­che, il drumming da cardiopalma di Dave Lom­bardo e la voce crudelmente agile di Tom Araya.

Anche se meno orecchiabile e più composito di “Show no Mercy”, in tutto l’album si respirano i venti infuocati di una scellerata fornace aperta da “Hell Awaits”, “Kill Again”, “Praise of Death”, brani dai consueti temi satanicamente violenti, e richiusa con la medesima frenesia devastatrice da titoli eloquenti come “Necrophiliac” e “Crypts of Eternity”.

La fine di “Hardening of the Arteries”, ultimo brano dell’album, permette di trarre finalmente un respiro dopo il mostruoso assedio sonoro per­petrato dei quattro black metal heroes americani che trova confronto solo con le cose più dure di Metallica, Exciter, Venom e Voivod.

Il positivo giudizio espresso in occasione di “Show no Mercy” viene qui riconfermato: Slayer rappresenta degnamente l’ala più estrema dell’hard core Black Metal e “Hell Awaits”, con la sua orrorifica copertina, è espressione convincente di come sia possibile trasporre in musica una… bol­gia infernale.

ADRIANO “SO DARK” BOSONE

 

Articolo a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

Elenco – con link incorporato – delle puntate precedenti di Heavy Fucking Metal Pillar:

 

CIRITH UNGOL (Frost & Fire)

DEATH SS (…In Death of Steve Sylvester)

HEAVY LOAD (Death Or Glory)

MANOWAR (Battle Hymns)

SAXON (Strong Arm Of The Law)

JUDAS PRIEST (Unleashed In The East)

IRON MAIDEN (Iron Maiden)

METALLICA (Ride The Lightning)

MOTORHEAD (Ace Of Spades)

MOTLEY CRUE (Too Fast For Love)

VIRGIN STEELE (Noble Savage)

RIOT (Fire Down Under)

RUNNING WILD (Gates To Purgatory)

WARLORD (Deliver Us)

SWORD (Metalized)

MERCYFUL FATE (Melissa)

SLAYER (Reign In Blood)

BATHORY (The Return……)

POSSESSED (Seven Churches)

MEGADETH (Peace Sells… But Who’s Buying?)