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I 10 migliori album del 2020 secondo TrueMetal.it

Di Orso Comellini - 7 Febbraio 2021 - 19:14
I 10 migliori album del 2020 secondo TrueMetal.it

Come da tradizione ormai consolidata, ogni anno pubblichiamo il nostro editoriale natalizio nel quale  vi offriamo le scelte di ogni singolo redattore, con i migliori 10 album dell’anno in corso o appena concluso. Da quest’anno speriamo di inaugurare una altrettanto fortunata serie di articoli nei quali cercheremo di proporvi la stessa Top 10, ma che rappresenti le scelte della redazione intesa come entità unica e coesa. Cosa più facile a dirsi che a farsi, considerati i gusti e le preferenze di ciascuno di noi. La lista che segue è il risultato di lunghe e difficili trattative interne, volte a dare un quadro generale delle uscite del passato 2020, al di là delle varie preferenze. Il criterio che ha prevalso, cioè, è quello di andare a cercare di abbracciare un po’ tutti i (sotto)generi della nostra amata musica pesante. Non preoccupatevi, perciò, se in questa lista mancheranno i vostri storici beniamini, perché seguiranno anche altri articoli divisi per generi. Lo scopo, quindi, è quello di dare una panoramica generale di quanto di meglio ci abbia regalato la musica Heavy Metal nel 2020. I dischi selezionati non sono necessariamente i migliori in assoluto, ma i migliori in ogni campo o i più rappresentativi. Perciò coglietela come occasione per provare ad assaporare il meglio anche da generi che solitamente ascoltate meno.

Buona lettura!

 Akhlys – Melinoë (Black)

Il nome Akhlys dovrebbe far rizzare le antenne a molti e risvegliare la massima attenzione; non è uno qualsiasi dei tanti progetti di Naas Alcameth ma con molta probabilità è la sua massima espressione artistica. Il nome è partito un po’ in sordina nel 2009, con quel Supplication che tanto rimandava agli Abruptum di Obscuritatem Advoco Amplectère Me. The Dreaming I nel 2015 fu poi un boato totale, diventato nel tempo un capolavoro. Melinoë porta nel 2020 un incubo nell’incubo e, di aspettare cinque lunghi anni, ne è valsa sicuramente la pena. Melinoë rappresenta tutto ciò che un amante del black metal potrebbe chiedere e anche molto di più. E’ grazie a dischi come questo che il genere riesce ancora artisticamente a essere di altissimo livello e non si può che applaudire. (leggi tutto)

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Bell Witch & Aerial Ruin – Stygian Bough: Volume I (Doom)

“Stygian Bough: Volume I”, uscito su Profound Lore Records alla fine dello scorso giugno, è frutto della collaborazione tra i Bell Witch e Aerial Ruin. Per quanti non avessero familiarità con queste band, iniziamo con il dire che provengono entrambe da quella regione così artisticamente e culturalmente prolifica che è il Pacific Northwest […] In meno di un decennio i Bell Witch hanno saputo imporsi come una delle realtà più interessanti del panorama Modern Doom mondiale, grazie a doti tecniche e compositive fuori dal comune e a una notevole propensione all’evoluzione sonora e concettuale. La transizione della collaborazione con Aerial Ruin verso una forma strutturale ne è la riprova definitiva: quali altre band sono in grado di fondere con tanta armonia e naturalezza Americana e Doom estremo, Folk e Drone? “Stygian Bough: Volume I” è un’opera monumentale (leggi tutto)

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Cirith Ungol – Forever Black (Heavy/Epic)

Ritrovare dopo 29 lunghissimi anni i Cirith Ungol, è esattamente come riabbracciare un caro amico d’infanzia perso di vista per le più disparate ragioni. Qualche ciuffo eburneo o argenteo ha forse fatto la sua comparsa qua e là, si è messo su famiglia, moglie e figli, si è cambiato giro di amicizie, luoghi frequentati, musica ascoltata.  Di converso, nuovi legami si sono intrecciati, nuovi affetti, nuove emozioni, nuove consapevolezze. Tutte esperienze spesso condivise e pronte a ravvivarsi di nuova fiamma […] Poter finalmente riabbracciare i Cirith Ungol in questo nuovo millennio e ritrovarli, nonostante la tirannia del tempo, in questo stato di grazia, fa bene allo spirito ed è una gioia per i padiglioni auricolari. “Forever Black” è un album genuino fino al midollo. Una colata di metallo incandescente finemente ispirato (leggi tutto)

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Haken – Virus (Prog)

La prog metal band inglese Haken ritorna con l’atteso seguito del suo precedente album (uscito nell’ottobre 2018), nuovo capitolo in realtà preannunciato da alcuni easter egg che possiamo trovare nel booklet di Vector. Il concept proposto è la prosecuzione della vicenda “psicoanalitica” ambientata negli anni Cinquanta: ritorniamo, infatti, nei meandri della mente umana, ma in questo sesto full-length gli Haken propongono la rivalsa del protagonista-paziente, che prende in mano la propria situazione e cerca di ribaltarla per darle un epilogo costruttivo […]Uscito in un periodo storico che vede il COVID-19 come problema globale, il nuovo platter in casa Haken non ha bisogno di cautele particolari, parliamo in questo caso di un Virus innocuo, lasciatevi pure “infettare” da questa musica suonata e prodotta ottimamente (leggi tutto)

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Jeff Scott Soto – Wide Awake (In My Dreamland) (Hard Rock)

Ottantacinque album incisi a vario titolo. Trent’anni di carriera. Progetti in ambiti metal, hard rock, prog, AOR e funk. Un numero infinito di collaborazioni stellari con alcuni degli artisti più rappresentativi dell’universo rock. Sette cd da solista, dalla qualità omogeneamente elevata. Numeri da capogiro per quello che a pieno diritto è da considerarsi come uno dei frontman più espressivi, magnetici e completi attualmente presenti sulla scena. Jeff Scott Soto non lo scopriamo oggi, è evidente […] Un livello qualitativo cui ci ha abituato da tempo e che, complice la collaborazione con Del Vecchio, non poteva che uscire ulteriormente rafforzato. A rendere ancora più cospicuo il ricco piatto messo in menù, “Wide Awake (In my Dreamland)” esce accompagnato da un secondo cd live attraverso il quale poter apprezzare la performance tenuta da Soto al Frontiers Rock Festival nel 2019 (leggi tutto)

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Mr. Bungle – The Raging Wrath of the Easter Bunny Demo (Thrash)

Dave Lombardo: Slayer, la ferocia, quella che esce dall’inferno con la violenza di una letale nube piroclastica; Scott ‘Not’ Ian: Anthrax, la risposta di New York alla Bay Area, la critica sociale tirata in faccia senza pietà, ma con una sana dose di umorismo; Mike Patton: Faith No More, l’anticonformismo dell’anticonformismo, l’inizio del cambiamento, la voglia di evolvere. Pronunciare questi tre nomi, uno dietro l’altro, basta per scatenare tutta una serie di emozioni. Si parla di Storia, si parla di Metal stellare. Suonano assieme? L’aspettativa cresce. E’ naturale quanto bere un boccale di birra. Se poi si apprende che a questi tre musicisti fuori dal comune si affiancano Trevor Dunn e Trey Spruance per riformare i Mr. Bungle, oltre all’aspettativa sale anche una morbosa curiosità. Si, perché i Mr. Bungle sono tutto tranne che una band ‘convenzionale’ (leggi tutto)

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Psychotic Waltz – The God-Shaped Void (Prog)

A volte i sogni si avverano, e in periodi pregni di reunion più o meno dubbie al servizio del vil denaro, ogni tanto una di un inestimabile livello artistico arriva. Gli Psychotic Waltz sono una delle migliori band progressive metal al mondo, punto e a capo. Lo erano prima, lo erano durante e lo sono ancora ora. The God-Shaped Void è ufficialmente il quinto album della band statunitense e arriva ben ventiquattro anni dopo il precedente Bleeding […] C’è tutto in The God-Shaped Void: brani potenti, ballad, passaggi acustici e c’è anche il flauto di Devon, che da sempre è la ciliegina sulla torta. Impossibile rimanere indifferenti e impossibile non emozionarsi davanti a brani come Sisters Of The Dawn, Back To Black o Stranded, ma si può davvero pescare a caso senza rimanere mai delusi (leggi tutto)

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Tokyo Motor Fist – Lions (AOR)

Secondo capitolo discografico per i Tokyo Motor Fist, band nata dall’unione di Ted Poley dei Danger Danger e Steve Brown dei Trixter. Il primo album edito nel 2017 era stato una delizia per le orecchie: il riassunto di quel modo di far musica che nel corso degli anni ottanta aveva rappresentato perfettamente un’epoca. L’unione tra belle melodie, atmosfere spensierate, glam rock e venature pop: hair metal, per l’appunto. Le giovani realtà che vi si affacciano sono ancora parecchie. Di tanto in tanto però, è una bella sensazione il poter ritrovare in piena forma chi quel genere ha contribuito a codificarlo e renderlo grande. Il nuovo “Lions” non tradisce le attese e conferma tutto quanto già sapevamo. L’impasto è quello solito, fatto di gaudente rock condito di grande orecchiabilità ed immediatezza. Chitarre gioiose, ritornelli freschi ed istantanei (leggi tutto)

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Unleash the Archers – Abyss (Power)

Dalla montagna all’abisso attraverso lo spazio intergalattico. I canadesi Unleash the Archers tornano a narrarci le cronache dell’Immortale con “Abyss”, vero e proprio sequel del precedente album “Apex” (2017). gli Unleash the Archers sono un unicum molto interessante nel panorama internazionale, con uno stile heavy power dalle radici ottantiane molto muscolare ed una vena decisamente metallica e senza fronzoli. Una band che convince appieno anche dal vivo, tutta grinta e poche campionature, di sostanza, giunta al quinto disco in carriera. Grazie anche ad una buona produzione di videoclip, la band è oggi supportata da un pubblico vasto e ormai consolidato (parlano chiaro i numeri sulle piattaforme di streaming), anche se ancora non conosciuti quanto meriterebbero nel nostro paese (leggi tutto)

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Vader – Solitude in Madness (Death)

Sedicesimo botto per i polacchi Vader, ultimo di una leggenda che si perde come discografia nel lontano 1988 quando, poco prima della caduta del Muro di Berlino (1989), in quel circuito underground che era in grado di passare sotto le fondamenta della c.d. Cortina di Ferro, appare una musicassetta intitolata “Live in Decay”. Una lunga storia, una lunga progressione che li ha portati da rozzi incisori a stupefacenti Maestri del death metal. Death con la ‘d’ maiuscola. Sì, perché, in pieno 2020, solo e soltanto i Vader riescono a produrre death metal nella sua forma più pura. Esente da contaminazioni, libero da coercizioni modaiole, lontano anni-luce da atteggiamenti volti al business. I Vader sono questi. “Solitude in Madness”, che dura ‘solo’ ventinove minuti, è un clamoroso concentrato di furia controllata dalla magnifica bravura dei quattro cavalieri dell’Apocalisse (leggi tutto)

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