Recensione libro: Rocky Storm, da grande voglio fare il rocker

ROCKY STORM
DA GRANDE VOGLIO FARE IL ROCKER
di ALEX FALCONE
(Indipendente)
Particolarmente originale, all’interno dell’ormai vasta letteratura legata all’hard and heavy nazionale l’ultima fatica di Alex Falcone. Rocky Storm, da grande voglio fare il rocker, questo il titolo del lavoro realizzato in regime di totale autoproduzione indipendente, consta di 112 pagine senza nessuna foto al suo interno.
Conosciuto come tastierista, il triestino è una vecchia triglia dell’Acciaio italiano nella sua declinazione hard rock avendo dato i Natali, decenni or sono, a due realtà di livello quali Heaven’s Touch e Wind.
Negli anni, poi, Falcone ha maturato varie collaborazioni di grido: Kee Marcello (Europe), James Christian (House of Lords), Doogie White (Rainbow), John Lawton (Uriah Heep).
L’autore ha quindi deciso di mettere a fattor comune tutte le sue variegate esperienze in materia musicale ma non solo attraverso una sorta di vademecum articolato in diversi capitoli dai titoli eloquenti: Il look da rocker, quale strumento dovrei suonare?, il nome d’arte, sala prove e spostamenti, le fan e le groupie, i concerti, scherzi da rocker, solo per citarne alcuni.
Il libro si rivolge prevalentemente a giovani virgulti interessati a entrare nell’universo del rock, nella sua accezione più eroica, sia solamente in veste di appassionati che soprattutto in qualità di membri attivi, quindi musicisti a tutti gli effetti e, perché no, future rockstar in pectore.
Falcone declina le svariate possibilità aggiungendo molto del suo, sulla base di un’esperienza on the road solida maturata fra chilometri macinati, sonno perso, porte sbattute in faccia alternate a grandi soddisfazioni, sangue e sudore, rapporti col gentil sesso, incontri con musicisti, qualche sana litigata e alcuni colpi da maestro di alta paraculaggine applicata soprattutto per intrufolarsi nei vari backstage di personaggi altrimenti inavvicinabili. Da segnalare, riguardo il tema scazzi, le frecciate più o meno velate ad alcuni componenti passati degli Heaven’s Touch.
Lo stile con il quale è stato concepito Rocky Storm risulta particolarmente accattivante: l’ironia strisciante utilizzata da Falcone nel tratteggiare il proprio narrato pagina dopo pagina è funzionale allo snocciolamento dei molteplici temi; un esercizio virtuoso in grado di trasmettere quella cifra di leggerezza necessaria atta a procurare il giusto ritmo alla fruizione.
Il lavoro è evidentemente indirizzato alla gioventù che avanza ma non per questo risulta inviso a vecchi caproni quale lo scriba: la quantità di aneddoti sciorinata dall’autore permette di tornare mentalmente a episodi che hanno segnato la storia della musica dura mentre quelli più personali allargano la già vasta platea di memorie legate a musicisti made in Italy.
Piacevole e simpatico.
Stefano “Steven Rich” Ricetti