Death

Stay Brutal: Puntata Tre – Musica e tatuaggi: intervista a Giancarlo Capra (Warmblood)

Di Fabio Vellata - 30 Aprile 2023 - 16:00
Stay Brutal: Puntata Tre – Musica e tatuaggi: intervista a Giancarlo Capra (Warmblood)

“STAY BRUTAL” – Puntata Tre

Per il nuovo giro ai confini dell’abisso si cambia nuovamente argomento.
Il tentacolare Trevor ha incontrato per noi Giancarlo Capra, chitarrista e cantante dei Warmblood. L’argomento dell’intervista non è stato tuttavia quello musicale ma relativo principalmente all’attività di tatuatore di Capra, rispettato e ricercato professionista dei tattoo.

Musica e tatuaggi: intervista a Giancarlo Capra (Warmblood)

Intervista a cura di Trevor Sadist

In Italia sei tra i tatuatori che meglio esprimono il concetto di “brutal” nei tatuaggi, come ti sei avvicinato e perché a questo stile?

Probabilmente quello che molti definiscono horror o brutale per me è solo l’evoluzione di un percorso naturale che è iniziato molti anni fa con la passione per la letteratura gotica, i film horror e la musica metal che hanno sicuramente influenzato tutto il mio immaginario.
Da piccolo ad esempio seguivo i cartoni animati giapponesi come tutti i ragazzi della mia età ma oltre ai classici robot uno dei miei preferiti era “Bem” un cartone disegnato non benissimo ma che trattava di demoni, forze oscure e magia
nera.

Quanto è stata importante la musica metal per il tuo tattoo style e quanto il contrario?

Decisamente importante, come ti dicevo la musica metal insieme ai film horror e alla letteratura fantastica sono stati fondamentali per la mia crescita artistica. La Musica oltre ad essere una grande fonte di ispirazione mi accompagna sempre anche quando eseguo un tatuaggio o un progetto.
Non lavoro praticamente mai senza del metal in sottofondo.

La mia rubrica Stay Brutal affronta temi forti, cosa credi sia davvero Brutal?

La realtà.
La realtà sicuramente supera qualsiasi fantasia ed è molto più brutale di tante storie inventate e questo credo sia
veramente spaventoso.
Sono appena stato a Milano alla mostra sui serial killer dove ho scoperto cose molto interessanti.
La malvagità della mente umana, la brutalità che può raggiungere l’essere umano con alcune azioni è assolutamente terrificante! Credo che non solo quella umana ma la natura stessa sia capace di cose spaventose e molto brutali.

Tra i tanti tatuatori nel mondo che hanno scelto lo stile horror, mi viene in mente un nome su tutti.. Paul Booth.
Anni fa quando lavoravo a Rock TV ho avuto l’opportunità di intervistarlo, grande artista. Cosa ne pensi di lui?

Per anni sono stato un suo grande fan, anzi devo dire che se ho iniziato a tatuare è stato anche grazie a lui e non solo per lo stimolo che i suoi lavori mi davano a livello artistico ma proprio per quell’alone “malvagio” che si era creato intorno a lui.
Ero fortemente influenzato da lui e dai suoi lavori, mi ha anche tatuato diverse volte… ma col tempo la sua figura ha perso fascino e non ho più avuto gli stessi stimoli e le stesse sensazioni guardando le sue opere.
Ora dopo tanti anni credo di non essere più influenzato da quello che fa Paul e di avere sviluppato un mio stile personale che, anche se si rifà a tematiche simili, è oggettivamente molto diverso a livello estetico.

Ti capitano persone che ti chiedono di volere sul corpo: una farfalla, un delfino, un fiore, cosa gli rispondi? 

A volte capita, certo. A tal proposito mi ricordo della frase che mi disse una signora che venne da me in studio anni fa: “Giancarlo, tu sei bravissimo come tatuatore ma io vorrei da te un delfino, ti prego… non farmelo satanico”.
Ricordo che la cosa mi fece molto ridere. C’era la convinzione che qualsiasi soggetto io trattassi lo trasformavo in qualcosa di macabro, malvagio e putrescente.
In realtà a volte tatuo anche farfalle, rose o altre icone classiche del tatuaggio, è normale, non è quello che preferisco fare ma fa parte del mio lavoro…

Qual’è stato il tatuaggio più malvagio che hai realizzato?

Non saprei dirtelo. Ho realizzato molte cose “particolari” alcune anche di forte impatto, mi viene in mente ad esempio un fianco con un grosso albero dove vi era impiccato un prete, un lavoro chiaramente ispirato al film di Fulci paura nella città dei morti viventi.
Una volta tatuai anche una testa di carabiniere mozzata e sanguinante oppure un Cristo squarciato con budella di fuori, zombie che mangiano cadaveri o un demone che strappa il cuore dal petto di un angelo… una delle cose più estreme ma anche gratificanti per me è quando mi chiedono come tatuaggio qualche artwork della mia band i Warmblood, davvero “strano”.
Difficile. In ogni caso, dire quale fosse il più macabro o il più brutale dipende molto anche dagli occhi di chi guarda.

Credi che l’arte del tattoo goda di una seconda giovinezza o come per altre forme di arte c’è stata una flessione?

È tutto cambiato da quando iniziai a tatuare le prime volte ma non posso dire che sia cambiato in maniera negativa anzi credo che a livello artistico oggi il tatuaggio abbia raggiunto livelli incredibili, ci sono giovani tatuatori con un talento mostruoso che realizzano cose pazzesche certo è cambiata molto la clientela, ora il tatuaggio è qualcosa di molto più comune e meno alternativo si può dire che non c’è più trasgressione ed è cambiata molto l’attitudine di chi si fa tatuare però a livello artistico credo che le cose siano migliorate tantissimo sia dal punto di vista tecnico che da quello estetico. Non credo si possa parlare di seconda giovinezza, forse non si è mai conclusa la prima…

Preferisci lavorare seguendo uno schema definito o sei più a tuo agio con lavori a mano libera?

Entrambe le cose, dipende dal soggetto che mi viene chiesto, è chiaro che se si tratta di un ritratto o di un lavoro molto realistico preferisco lavorare con stencil e progetto pre definito, se invece devo tatuare qualcosa di fantasia come un gargoyle, un demone o qualcosa di biorganico mi piace inventare al momento e lavorare freehand.

Oltre ad essere: tatuatore, pittore, disegnatore sei anche un musicista, quale reputi la band più cattiva di sempre, o meglio la più brutale?

Come cattiveria direi gli Slayer di Reign in Blood che per me resta e resterà per sempre uno dei dischi più cattivi di sempre.
Se invece parliamo di brutalità potrei dirti Dying Fetus per le tematiche, Gorgasm e Defeated sanity per la musica.

“Tattoo Studio Il Pellerossa”: perché questa scelta? Visto i tuoi lavori avrei pensato a nomi più malvagi.

Hai perfettamente ragione.
Il nome deriva dal mio soprannome di quando ero ragazzo, a Lodi, la mia città, tutti mi chiamavano l’indiano o il pellerossa per i capelli lunghi e neri, così quando decisi di aprire il mio primo studio pensai fosse cosa utile mantenere quel nome piuttosto che utilizzare qualcosa di macabro o “dark” anche perché la mia cittadina era in quegli anni nuova a questo tipo di attività e non volevo avere un impatto troppo ostile o negativo.
Con il tempo ho pian piano modificato il logo riducendo molto la “R” ,che ormai è quasi inesistente, diventando in parole povere Pelle Ossa.

Grazie Giancarlo, a te le ultime parole e come sempre… Stay Brutal!

Prima di tutto grazie per lo spazio che mi avete dedicato, un saluto a tutti i lettori e un piccolo consiglio…non seguite le mode, se volete fare un tatuaggio ascoltate solo voi stessi e i consigli di un tatuatore professionista, quello che cercate non si trova su google ma dentro di voi.
Un abbraccio a tutti e ci vediamo all’inferno!

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