Live Report: Brutal Assault 2025 @ Fortezza Josefov, Jaromer (Repubblica Ceca) – dal 6 al 9 agosto 2025

Live Report: Brutal Assault 2025 @ Fortezza Josefov, Jaromer (Repubblica Ceca) – dal 6 al 9 agosto 2025
Introduzione al festival
L’estate è ormai iniziata da un pezzo e con essa la stagione dei festival, sparsi per tutta Europa oltre che in terra nostrana, e finalmente la fatidica e tanto attesa settimana di agosto è arrivata anche in questo torrido 2025.
Ventottesima edizione, dal 6 al 9 agosto, per quello che è diventato uno dei festival europei estivi per eccellenza, il Brutal Assault, che si svolge annualmente in un contesto del tutto particolare. La storica fortezza militare di Josefov, situata a Jaromer, ha accolto ben 140 band e migliaia di metallari provenienti da tutto il mondo.
Una fortezza militare del XVIII secolo non è un luogo standard per un festival musicale. A causa del suo scopo originale ha un layout interessante grazie al quale può essere visto come un piccolo comune in miniatura, con punti ristoro dove bere e mangiare di vario tipo, e molte location dove sedersi e rilassarsi nascosti tra le mura e i tunnel sotterranei per proteggersi dalle eventuali intemperie o come quest’anno, dal caldo e dal sole che ci hanno fatto sempre compagnia.Diventato ormai un appuntamento imprescindibile per il metallaro europeo, e non solo: cresciuto di anno in anno in termini di lineup ed eterogeneità della proposta, passando da un approccio principalmente estremo ad uno molto più variegato nei generi proposti, con band medio grandi e dando molto spazio anche all’underground internazionale oltre che le band locali.
Il punto di forza del Brutal Assault risiede proprio nella sua singolare ambientazione: la fortezza Josefov, sita nel tranquillo paesino di Jaromer, a circa 140 km a nord di Praga, offre davvero tantissimo. Cinema horror, gallerie d’arte, stand gastronomici per ogni gusto e pronti a soddisfare qualunque necessità del metallaro durante la giornata trascorsa al festival. Dal pancake per la colazione, alla frutta fresca o un gelato per la merenda, alle immancabili pizza e patatine fritte, o le più discutibili fette di pane con l’aglio crudo spalmato sopra, si avete letto bene, c’era persino questo.
Tantissimi davvero gli stand anche non culinari: dall’abbigliamento, non solo quello ufficiale del festival e delle band, ma sempre dedicati al mondo della musica ovviamente, a quelli di cd, vinili, merchandising; agli ammennicoli e oggettistica di vario tipo. E nel mio girovagare mi sono imbattuta persino in due ragazze dedite al “taglio&cucito” per rammendare vestiti rotti o cucire le toppe appena acquistate, sul chiodo o gilet di jeans d’ordinanza.Cibi e bevande sempre preparati al momento, caffetteria, shottini e amenità alcoliche varie in questa selezione sterminata di stand culinari, per soddisfare davvero tutti i gusti, intolleranze e nazionalità. Dal vegano all’etnico, dalla pasta alla pizza, passando per il kebab, pollo allo spiedo e gli hamburger, ed anche il cibo di strada tipico della Repubblica Ceca, senza dimenticare i dolci per i più golosi.
La musica è come il cibo. Ce ne sono di tanti gusti diversi e devi provarli tutti per capire quale preferisci e quale proprio non sopporti, non credete anche voi?. Io ne sono fermamente convinta ed è per questo che mi piace andare ai festival, perché di carne al fuoco ce n’è davvero tantissima, sta a me poi scegliere quale mangiare e quale lasciare ad altri.
In questo contesto già di per sé strepitoso, sono da segnalare diverse attività collaterali alla musica quali ad esempio: intrattenimento e giochi per i numerosi bambini presenti, mostre e gallerie d’arte vere e proprie, incontri con artisti e ospiti speciali, clinic con musicisti, show vari e continui durante la giornata, ad opera di figuranti in maschera, che aggiungono un tocco scenografico di grande impatto ad una situazione di per sé già spettacolare.
Quest’anno il batterista dei Gojira, Mario Duplantier, ha messo in mostra delle sue opere d’arte, disponibili per l’acquisto attraverso un’offerta che si poteva fare in loco in una sorta di vera e propria asta. Il prezzo di partenza di ogni opera d’arte era di 666 corone ceche e poi chissà dove si è arrivati per i fanatici disposti a tutto per portarsi a casa un cimelio così importante.Organizzazione impeccabile, con una gestione degli spazi sempre a misura d’uomo: moltissimi servizi igienici, a pagamento e no, tenuti costantemente puliti, con servizio spurghi attivo numerose volte nell’arco della giornata. Vespasiani con vista palco. Cisterne di acqua potabile gratuita.
Campeggi custoditi e possibilità di acquistare un lockerbox, con tanto di cavo usb per ricaricare i propri cellulari e una dimensione idonea a contenere anche oggetti più ingombranti da non doversi portare appresso.
Festival cashless, tutto si paga con il braccialetto ottenuto all’ingresso, niente giro di contanti insomma. Birre e cibo a prezzi più che popolari e la possibilità di godersi i concerti da diversi punti dell’area verde circostante: dal “natural stand”, una collinetta dotata di numerose panche in legno, proprio di fronte ai due palchi principali, accessibile solo con biglietto d’ingresso acquistato a parte o compreso nel prezzo, per chi come la sottoscritta, ha deciso di alloggiare in uno dei tanti hotel, ostelli convenzionati con il festival.Oppure, comodamente spaparanzati guardandoli sugli schermi posti in varie aree all’interno della fortezza, tra cunicoli, tunnel sotterranei o tendoni al coperto dover poter star seduti in compagnia, mangiando, bevendo, chiacchierando, sempre con la nostra amata musica in sottofondo.
La situazione all’interno delle mura della fortezza, nonostante l’elevata densità umana visto anche il sold-out ottenuta per questa 28ma edizione, è sempre rimasta vivibilissima e tutto sommato tranquilla, anche grazie, come detto, alle tante proposte alternative ai concerti, e alle molte aree relax allestite, sia all’aperto che al fresco offerto all’interno della fortezza, che permettono di svagarsi e riposare lontano dai palchi, qualora lo si desideri fare.
Il Brutal Assault non è solo un festival musicale, lo avrete ormai capito: ampio spazio è dedicato all’arte, con la presenza di mostre ed esposizioni, a ricordarci che “l’arte oscura e marginale non è solo musica”. Quadri e fotografie esposti tra i cunicoli hanno reso l’atmosfera ancora più magica e per certi versi macabra, essendo il tema principale la morte, con soggetti di teschi, ossa ecc.Un contorno eccezionale quindi a quello che è il piatto principale, ovvero un festival con una lineup pazzesca che nulla ha da invidiare a quelli ben più blasonati di cui si sente sempre parlare.
Ben quattro palchi, più uno sperimentale, tra cui spostarsi per assistere al concerto che si è scelto di vedere tra i tre gruppi che normalmente si esibiscono in contemporanea. Anche quest’anno la proposta è stata strepitosa: ABSU, AGNOSTIC FRONT, ALUK TODOLO, ANGELMAKER, ARTHUR BROWN, ASPHYX, ATTILA, AUGUST BURNS RED, AVULSED, BENIGHTED, BETWEEN THE BURIED AND ME, BLOOD FIRE DEATH: A TRIBUTE TO QUORTHON AND THE MUSIC OF BATHORY, BLOOD RED THRONE, BOHREN & DER CLUB OF GORE, BRUJERIA, BRUTALLY DECEASED, CAR BOMB, CARNIVORE A.D., COUNTERPARTS, CRYPT SERMON, CRYSTAL LAKE, CULT OF LUNA, DARK ANGEL, DARK FUNERAL, DEFEATED SANITY, DIMMU BORGIR, DOPE, DROWNING POOL, DYING FETUS, ENVY, EXHORDER, FEAR FACTORY, FIT FOR A KING, FRAYLE, FURIA, GADGET, GAEREA, GOJIRA, GOST, GRAPHIC NATURE, GRAVE, GREEN LUNG, GUTALAX, GUTSLIT, HÄLLAS, HANABIE., HARAKIRI FOR THE SKY, HELLBUTCHER, HELLRIPPER, HERIOT, HIGH PARASITE, ILL NIÑO, INTER ARMA, KARNIVOOL, KATAKLYSM, KERRY KING, KING WOMAN, KUBLAI KHAN TX, LANDMVRKS, LEPROUS, MACABRE, MALEVOLENT CREATION, MALIGNANCY, MAMMOTH GRINDER, MANTAR, MASTODON, MAYHEM, MINISTRY, MNEMIC, MONOLORD, NE OBLIVISCARIS, NILE, OBITUARY, OBSCURE SPHINX, OPETH, ORANGE GOBLIN, ORANSSI PAZUZU, OVERKILL, PARADISE LOST, PATRIARCHY, PELICAN, PIG DESTROYER, PRIEST, PRONG, PROTECTOR, PSYCROPTIC, PYREXIA, PYRRHON, REPLICANT, REZN, RIVERS OF NIHIL, ROTTING CHRIST, RUÏM, RYKER’S, SIGH, SKÁLMÖLD, SLOW CRUSH, STATIC–X, SUFFOCATION, THE BROWNING, THE HALO EFFECT, THE KOVENANT, THROWN, TO THE GRAVE, 3 INCHES OF BLOOD, TSJUDER, UNLEASHED, WARBRINGER, WAYFARER, WHITE WARD, WITHIN DESTRUCTION, XIII. STOLETÍ, ZEKE, ZEMIAL. A portare alta la bandiera italiana del metallo in questa edizione #28 del Brutal Assault ci penseranno: FULCI, FLESHGOD APOCALYPSE, HIDEOUS DIVINITY e KLIDAS.L’ultimo tassello del puzzle della lineup del Brutal Assault 2025 è costituito da decine di artisti e DJ che si esibiranno al Keep Ambient Lodge: un piccolissimo palco al chiuso, circondato da divani e poltrone prese d’assalto, che ve lo dico a fare, per chi necessitava di un momento di pennica, dedicato esclusivamente all’elettronica e all’ambient, generi di nicchia, non certo metal, che attiravano i più curiosi. Un mix eclettico di generi e personalità sonore audaci, dall’ambient, all’industrial, al noise, al dark folk, alla psichedelia, alle performance rituali, al dungeon synth, allo harsh noise, all’EBM, all’industrial techno, al digital hardcore e alla synthwave, fino alle prime ore del mattino, per gli instancabili.
Queste sonorità sperimentali e ambientazioni alternative arricchiscono ulteriormente il concept unico del Brutal Assault, uno dei più grandi festival di musica estrema dell’Europa centrale, dove leggende assolute condividono il palco con talenti emergenti destinati a plasmare il futuro del metal per negli anni a venire.
Una lineup più che appetibile, equilibrata sia in termini di genere proposto che di grandezza delle band stesse: ad ognuna è stato assegnato il giusto tempo e spazio di esibizione, con la scelta del palco che meglio si addiceva. È stato davvero complicato scegliere quali gruppi vedere, parecchie le sovrapposizioni di mio gradimento che mi hanno messo non poco in difficoltà. Ma con il Running Order a portata di mano, disponibile sul sito e App ufficiale del festival, già qualche settimana prima dell’evento, ho potuto studiare bene il programma e pianificare le mie giornate. Schedule personalizzato che avevo sempre a portata di mano, come le news in tempo reale, piuttosto che l’opzione “trova un amico” o la mappa dell’area, direttamente sul mio smartphone tramite l’App, davvero ben fatta e utilissima.
Area dedicate ai Meet&Greet adiacente all’Area Press dove ho potuto sostare, anche se me lo sono concessa pochissimo, per ricaricare il cellulare e ovviamente incontrare colleghi giornalisti e fotografi di altre nazionalità, con cui scambiare quattro chiacchiere.
Al Brutal Assault le giornate iniziano in tarda mattinata e finiscono in nottata, con il primo gruppo alle 10.30 e l’ultimo gruppo che sale sul palco alle 2 circa. Un’esibizione che si alterna su uno dei due palchi principali, Marshall & Sea Shepherd, e un’altra, a volte anche due, in contemporanea sui due palchi più piccoli, Obscure e Octagon: quest’ultimo praticamente incastonato tra le mura con un pentacolo disegnato con dei fili e teschi appesi sopra le nostre teste. Una cosa sobria, insomma, in pieno stile brutal.L’eccezionale acustica presente all’interno di questo enorme complesso militare è un piacere tanto per il pubblico quanto per i musicisti, e in questi 4 giorni di festival si viene a creare un’esperienza coinvolgente e totalmente immersiva che, a mio parere, non ha eguali.
Di fronte al Kal Stage, descritto in precedenza, si trova persino un piccolo cinema, con una ricca selezione di film horror, in lingua inglese, da poter vedere comodamente seduti sulle poltroncine.
Sono davvero moltissime quindi le caratteristiche peculiari che hanno reso nel tempo la manifestazione di Jaromer un evento popolarissimo, preso d’assalto, scusate il gioco di parole, dagli amanti del metal in generale, non solo estremo come poteva essere alle prime edizioni. Livello altissimo di organizzazione del contorno come detto, ma il piatto forte, resta la qualità della lineup, che soddisfa proprio tutti i palati. Headliner che accontentano tutti, 140 band in grado di soddisfare sia il metallaro oldschool, più intransigente e ancorato al passato, sia quello in cerca di sonorità nuove ed originali. E questo è dimostrato dal fatto che al Brutal Assault si trovano davvero tutte le generazioni, un festival a portata anche di famiglia: tanti i bambini presenti, che oltre ad avere il merch dedicato, “Brutal Kids”, avevano anche spazi dove poter giocare e riposare, e allo stesso tempo vivere un’esperienza indimenticabili con i propri genitori.
E’ stato bellissimo al limite del commovente vedere i genitori portare in spalla e per mano i propri figli all’interno di questo mondo, sperando che un domani seguano loro stessi i gusti musicali del proprio “vecchio”, come ha fatto la sottoscritta del resto. Ricordo con piacere un piccolo fagottino biondo che trottelerrava nell’erba mentre aspettavo in fila di prendere il mio gelato, con indosso un body con la scritta “future metalheads”, adorabile.
L’incredibile varietà di proposte musicali e non, combinata con il motto del festival “Contro l’intolleranza e la violenza“, posta su uno striscione in bella vista tra i due palchi principali, ha creato un’atmosfera genuina di comunità e rispetto reciproco, in una folla diversificata e amichevole di metallari provenienti da tutto il mondo, che tornano con piacere anno dopo anno tra queste mura medioevali.
“Respect is brutally sexy”.
Anche quest’anno è andato tutto molto bene, aspettative ampiamente soddisfatte sotto tutti i punti di vista. Mi viene difficile descrivere le emozioni che ho provato in questo mia seconda esperienza al Brutal Assault, ma ho provato a descrivervi quanto più nel dettaglio l’ambientazione del festival, per invogliarvi ad infoltire ancora di più il pubblico italiano presente alla prossima edizione, la #29 di cui, ora che sto scrivendo questo live report, già si sanno le date e i primi nomi, ma arrivate a leggere fino alla fine questo mio report fiume e ne saprete di più.
Dopo questa doverosa introduzione ad uno dei migliori eventi di metal possibili, con il ritmo delle proprie giornate scandito solamente dalla voglia di seguire un concerto o fare altro tra le varie alternative presenti, addentriamoci finalmente nel racconto del mio personalissimo Brutal Asssault edizione #28.
Buona lettura.
Giorno 1 – mercoledì 6 agosto 2025
È dallo scorso autunno, quando uscirono i primi nomi, che il mio conto alla rovescia per questi giorni di ferie ad agosto è iniziato. Chiamarle vacanze è sbagliato visto che sono stati 4 giorni di poco dormire e devastazione, ma vi assicuro che ne vale assolutamente la pena per chi come me ama la dimensione live più di ogni altra cosa.Questo appuntamento imperdibile per l’organizzazione impeccabile e anche per la varietà offerta di generi metal che accontenta davvero tutti, è stato ancora più fortunato quest’anno visto il meteo clemente di tutti e 4 i giorni.
Anche per l’edizione di quest’anno, l’organizzazione del festival ha messo in piedi una serata di warm-up, dedicata prevalentemente a gruppi cechi, che si è tenuta sempre all’interno della fortezza, il giorno precedente all’inizio delle danze vere e proprie. Quindi si può dire che il Brutal Assault edizione #28 sia iniziato martedì 5 agosto con otto band che si sono esibite sull’Obscure Stage, tra cui i Cutterred Flesh e i Carnivore A.D. che mi sarei vista volentieri. Un palco che non è affatto piccolo, che somiglia forse più al main stage di qualche festival minore che non ad un palco secondario, su cui nel corso dei prossimi giorni vedrò parecchie band molto interessanti.
Il mio di Brutal Assault invece è iniziato ufficialmente mercoledì 6 agosto, con il ritiro al banco accrediti del wristband, il classico braccialetto che permette l’accesso cashless a quasi tutti i festival oramai. Include un chip per i pagamenti, con possibilità di rimborso della cifra non utilizzata già a partire dal martedì successivo la fine del festival. In tutta l’area è stato quindi possibile fare pagamenti solo ed esclusivamente tramite il bracciale, ricaricabile comodamente, tramite carta di credito ma anche contanti, nei vari “Top-Up Point” sparsi per il festival o direttamente dall’App. Cibo, bevande, merchandise del festival e della band, banchetti di altri venditori, tutto passa dal cashless, un sistema comodissimo che elimina la necessità di portare sempre dietro i soldi e anche di convertirli nella moneta locale, non sempre conveniente.
Alcune sovrapposizioni già dal primo giorno mi hanno costretto a scegliere, ma, selezione fatta e App del Festival a portata di mano, assolutamente a discrezione personale, via si parte, ecco che finalmente il conto alla rovescia è finito.
Spetta ai BRUTALLY DECEASED aprire ufficialmente la prima giornata del Brutal Assault #28, a mezzogiorno in punto salgono sul Marshall, uno dei due palchi principali. La band praghese negli ultimi 15 anni si è costruita la reputazione di portavoce per eccellenza del death metal svedese old-school del Paese. Nel loro quarto e più recente album, “Chasms”, pubblicato la scorsa estate, si sono spinti oltre i confini del loro sound distintivo, abbracciando influenze della scena death metal americana. Questi assidui frequentatori del Brutal Assault sono il giusto modo per iniziare.Spostandoci sul palco a lato, lo Sea Shepherd, troviamo i norvegesi BLOOD RED THRONE, pronti a festeggiare con noi 26 anni sulla scena, ancora in piena forma, con il loro undicesimo album “Nonagon”. La band, formata dall’unico membro originale rimasto, Daniel “Død” Olaisen alla chitarra, vede ora tra le sue fila il batterista Freddy “the Shred” Bolsø, Ivan “Meathook” Gujic come secondo chitarrista, Stian “Clammy Hackett” al basso e infine, Sindre Wathne Johnsen, alla voce dal 2023. Ottima prestazione anche la loro, carica di professionalità e passione.
Torniamo poi subito al Marshall per assistere alla performance dei thrasher californiani WARBRINGER, visti di recente qui a Milano in apertura ai Decapitated. Una performance trascinante quella del massiccio frontman John Kevill e del veloce ma altrettanto preciso batterista Carlos Cruz. Con la loro esibizione genuina e senza pretesa di piacere a tutti, anche se di fatto è stato poi così, i Warbringer, hanno definitivamente scaldato gli animi degli ormai già numerosissimi presenti a questa 28ma edizione del festival più brutale dell’estate.
Un primo pranzo a base di kebab e patatine, con l’assaggio della prima di tante birre prese in questi giorni e ci spostiamo all’Obscure per le prossime due bandi che ho deciso di vedere.I titani italiani del death metal sinfonico FLESHGOD APOCALYPSE, dalla loro formazione nel 2007 ad oggi, hanno riscritto le regole della musica estrema. Con il loro ultimo lavoro in studio, “Opera”, la band ha intrapreso il suo viaggio forse più ambizioso: un’odissea teatrale e carica di emozioni, ispirata alla straziante esperienza vissuta dal frontman Francesco Paoli. Nel 2021 durante un’arrampicata il singer originario di Terni ha subito un grave incidente, ma, non appena le condizioni fisiche gliel’hanno permesso, ha incanalato tutto l’accaduto nella musica. La setlist proposta in questi 40 minuti a loro disposizione è stata una combinazione micidiale di aggressività distintiva con la grandiosità della tradizione classica italiana, mettendo sempre in mostra la bellissima voce del soprano Veronica Bordacchini, salita sul palco sventolando un’enorme bandiera italiana, e l’impareggiabile abilità tecnica della band. I Fleshgod Apocalypse sul palco del Brutal Assault si confermano una delle realtà italiche più note e apprezzate e noi ne siamo ben fieri.
Finalmente riesco a vedere la band giapponese SIGH, che fonde sapientemente varie influenze con elementi black metal. Come tipico degli artisti orientali, aggiungono una buona dose di bizzarro: la loro strumentazione è varia, include persino un sassofono, ma dal vivo non rendono come su disco, forse proprio perché è difficile se non impossibile riprodurre tutti questi suoni provenienti da diverse fonti. Sono tornati sul palco del Brutal Assault dopo tre anni di assenza e hanno portato rinforzi: originale e simpatica la presenza di due bambine, una praticamente immobile, mentre l’altra tamburellava, pressoché a caso, regalando sorrisi e corna al cielo, ad un pubblico entusiasta e divertito.Performance la loro che non mi ha del tutto convinto, spero ci sia presto modo di dargli una seconda occasione; per molti questa ci sarà nei prossimi giorni essendo presenti all’italianissimo Frantic Fest.
Sono da poco passate le 20 di questo primo giorno del Brutal Assault 2025 e finalmente tocca ai miei amati DYING FETUS salire sul palco del Marshall. Con nove album all’attivo e innumerevoli concerti e tour in giro in ogni dove, sono diventati una delle band death metal più rispettate degli ultimi 30 anni. La loro musica estrema non è per tutti: combinano death metal tecnico e brutalità, groove hardcore, chitarre thrashing e frenesia grind, trovando il loro posto unico nel panorama death metal mondiale. Hanno aperto con “Schematics” da “Stop at Nothing” del 2003, proseguito poi a raffica con ben tre brani da “Reign Supreme”: “Subjected to a Beating”, “From Womb to Waste” e “In the Trenches”.
Prenderanno solo “Unbridled Fury” dall’ultimo ”Make Them Beg for Death” trovando spazio nel set anche per un’apprezzatissima cover dei Baphomet, “Streaks of Blood”. John Gallagher, Sean Beasley e Trey Williams hanno semplicemente asfaltato ogni singola creatura vivente presente al Brutal Assault #28, offrendo un concerto frenetico e assolutamente tecnico per la gioia dei loro fan irriducibili, come la sottoscritta. Nel pomeriggio mi sono persino messa diligentemente in fila prestissimo per poter accedere al meet&greet fissato con loro alle 17.30, ed è stato esaltante stringere loro la mano e farci una foto ricordo insieme. Cimelio, insieme ai loro autografi, che farò presto incorniciare.
Subito dopo di loro, un’altra delle mie band preferite che non vedevo da troppo tempo, i MASTODON. Sin dalla loro formazione ad Atlanta nel 2000, i Mastodon sono diventati un nome di spicco del metal moderno, noti per il loro approccio che fonde sludge, progressive e alternative metal. Un sound feroce e narrativo, con acclamati concept album alle spalle come “Leviathan”, con cui li ho scoperti nel 2004, da cui ci faranno ascoltare per mia grande gioia due brani: la pachidermica ” Megalodon” e la maestosa “Blood and Thunder”, cantata dalla stragrande maggioranza dei presenti in questa prima grande serata di Brutal Assault.
Dopo nove anni, i Mastodon sono tornati ad esibirsi alla fortezza di Josenov, offrendoci un concerto intenso, pieno di composizioni intricate eseguite alla perfezione, dove a mio parere però si è sentita eccome l’assenza di Brent Hinds, uscito malamente dalla band qualche mese fa e sostituito dal chitarrista canadese Nick Johnston. Una presenza scenica e una prestazione vocale quella di Brent che non sarà in alcun modo sostituibile, ma questi sono i Mastodon ora, e ci dobbiamo accontentare. Molto gradito il tributo a Ozzy sul finale di concerto: ricordiamo infatti che sono stati proprio loro ad aprire il concerto evento d’addio di Ozzy alle scene a Birmingham lo scorso 5 luglio.
Finiti i Mastodon mi fiondo letteralmente dalla parte opposta dell’area festival, all’ Obscure, dove si stanno già esibendo gli ORANSSI PAZUZU, di cui voglio assolutamente vedere almeno l’ultima mezz’ora di set. Suoni distorti e loop ipnotici, black metal e psichedelia space rock, elettronica e tanto altro, irrequietezza fatta musica estrema. Jun-His canta con toni aspri e graffianti, a volte la sua voce sembra provenire da un’altra dimensione, le chitarre e le tastiere sono sommerse da effetti e distorsioni, il basso e la batteria di Ontto e Korjak danno luogo ad un’intensa e peculiare sezione ritmica. Questi demoni finlandesi ridefiniscono i confini musicali: nulla è lasciato al caso. E’ Impossibile non rimanere a bocca aperta e gli occhi sgranati per tutto ciò che accade sul palco, ad evocare un certo sentimento di disagio distopico ma allo stesso tempo una grande soddisfazione per essere qui a goderne. Gli Oranssi Pazuzu sono dei visionari la cui musica trascende i limiti di genere e solo vedendoli dal vivo si può capire realmente la potenza espressiva di questa band.
Il primo giorno si sta avvicinando alla fine, e sarà l’adrenalina in corpo e un mix strano di emozioni ma ancora non sento la stanchezza addosso e riesco pertanto a godermi le ultime due esibizioni che avevo in programma.
Mi sposto di nuovo su uno dei due main-stage per assistere all’atteso da molti live di KERRY KING. Una leggenda del thrash metal, meglio conosciuto come co-fondatore e chitarrista dell’iconica band Slayer, una pietra miliare dei “Big Four” che purtroppo non sono riuscita a rivedere in questi ultimi mesi in cui sono tornati ad esibirsi live. Nel 2019 King ha lanciato il suo progetto solista, sprigionando la sua inconfondibile intensità in “From Hell I Rise”, pubblicato a maggio 2024. Accompagnato da una formazione potente e compatta, tra cui Paul Bostaph (batteria) e Mark Osegueda (voce), la nuova avventura di King bilancia la furia cruda con un sound brutale e sfacciatamente simile agli Slayer.La scaletta proposta questa sera è stata un susseguirsi di riff incessanti: un mix del suo nuovo materiale solista con i grandi classici degli Slayer: “Repentless” dall’ultimo omonimo disco del 2015 e tre brani iconici come “Disciple”, “Raining Blood” e “Black Magic”, una vera chicca. Il ritorno sulle scene di King è una testimonianza della sua incrollabile passione per il metal, e lascerei ogni qualsivoglia polemica fuori da questo Live Report. Ognuno è libero di pensarla come vuole, non sta a me dire chi ha ragione e chi torto. Suonano perfettamente e Osegueda anche è un eccellente performer, ma spesso e volentieri è la copia carbone di Tom Araya, e questo non piace alla stragrande maggioranza dei fedeli metalheads qui presenti. L’impressione mia personale, e credo condivisa da molti, è quella di assistere ad una cover band fuori tempo massimo. Le canzoni e la loro esecuzione non si discutono, ma è tutto un po’ troppo, e sento un misto di fastidio e amarezza. Se volete sapere la mia opinione trovo che questo progetto solista di King sia una ruffianata bella e buona, una macchina macina soldi che dovrebbe avere presa solo sui giovani che non hanno mai visto gli Slayer dal vivo e non li hanno vissuti veramente per quello che sono e sempre saranno: una leggenda inimitabile e intoccabile. Detto questo, Kerry King ha certamente contribuito a plasmare un genere influenzando moltissime band, lasciando un segno indelebile nel mondo del metal e dopo questo mercoledì 6 agosto 2025, anche sul palco del Brutal Assault.
Torno per un’ultima volta in questa prima giornata di festival all’Obscure per assistere all’esibizione delle leggende britanniche dell’heavy metal ORANGE GOBLIN che negli scorsi mesi hanno annunciato essere questo il loro ultimo anno d’attività, almeno per ora. Dopo 30 anni incredibili trascorsi a conquistare fan di tutto il mondo, la band ha deciso di prendersi una pausa. Non potevo quindi perdere per nessuna ragione al mondo, neanche la stanchezza, il loro speciale set d’addio “End of Transmission”. Gli Orange Goblin si sono costruiti la reputazione di una delle forze heavy metal più solide del panorama europeo. Celebrando quasi tre decenni di instancabile dedizione, hanno portato per un’ultima volta sul palco del Brutal Assault e nei nostri cuori, un’energia rock ‘n’ roll senza filtri, ricca di influenze classiche ma anche di sonorità stoner psichedeliche, groove pesanti, tocchi prog-doom e un atteggiamento punk rock per un suono grezzo e potente che ci mancherà tantissimo. Gli Orange Goblin incarnano l’essenza del metal, fondato sul duro lavoro, sullo spirito di squadra e su un profondo amore per la musica. La loro assenza sarà pesante, speriamo davvero cambino idea magari dopo un periodo di pausa rigenerante. Non sempre la parola fine ha un’accezione rigorosamente eterna, e noi in questo caso lo speriamo davvero. Questa sera al Brutal Assault 25 ci hanno regalato uno splendido addio alle scene con un set davvero speciale che non dimenticheremo presto, nonostante l’evidente affanno di Ben Ward che evidentemente, non ce la fa davvero più.
Ci rivediamo domani, per il secondo giorno di questa 28ma edizione di Brutal Assault.
Giorno 2 – giovedì 7 agosto 2025
Rieccomi, dopo un’abbondante colazione e due tazze di un pessimo caffè tornare sul terreno della fortezza per eccellenza e iniziare la seconda giornata di devastazione con tutti i gruppi da me selezionati che si alterneranno sui due palchi principali, Marshall & Sea Shepherd. Oggi sarà quindi l’occasione ideale per sfruttare al meglio il “natural stand”, ovvero la collinetta posta di fronte ai due main-stage dove si può stare seduti sulle numerose panche in legno presenti o anche comodamente spaparanzati nell’erba. Come detto inizialmente l’accesso a quest’area è acquistabile con un biglietto a parte oppure, per chi come me ha deciso di soggiornare in una delle tante proposte convenzionate con il festival, è un servizio, come la navetta, incluso nell’acquisto del pernottamento.
A dar fuoco alle polveri, alle 11 ci pensano gli italiani FULCI, e chi mi conosce lo sa bene, oltre ad essere ormai diventati amici, adoro la loro proposta. Un death metal furioso che omaggia il regista horror italiano Lucio Fulci, nei testi delle loro canzoni e nelle immagini dei suoi film riprodotte alle loro spalle su videowall durante i live. Hanno pubblicato cinque album nel corso della loro carriera iniziata nel 2014 a Caserta: “Opening The Hell Gates” (2015), “Tropical Sun” (2019), “Exhumed Information” (2021), “The Morrisound Session” e il loro album più recente, “Duck Face Killings”, uscito nel 2024.Death Metal brutale, diretto, stracarico di groove che, riproposto in sede live con questa ormai consolidata formazione a cinque, risulta estremamente efficace e l’impatto devastante sul pubblico del Brutal Assault #28, già presente in maniera copiosa nonostante sia ora di colazione per molti, lo dimostra abbondantemente. Assistere ad un concerto di Fiore, Klem, Dome, Ando ed Edo è un’esperienza sonora e visiva unica che consiglio a tutti. Con i numerosi tour da headliner fuori confine oltre che insieme ad altri grandissimi nomi della scena metal mondiale, i Fulci si confermano essere uno dei gruppi di punta della scena death metal contemporanea. Un successo ampiamente meritato, che avevo preannunciato anni fa in tempi non sospetti a Fiore, e che ora stanno vivendo nel migliore dei modi. Bravissimi ragazzi, continuate così. “Fulci lives”.
Arriviamo ora alla prima rivelazione di questo mio secondo Brutal Assault. Perché il bello dei festival è anche questo: scoprire l’esistenza di band sino ad allora sconosciute. Gli indiani GUTSLIT nati nell’ormai lontano 2007 come appartenenti all’universo grindcore si sono evoluti poi in un qualcosa di ancora più estremo. Una mistura di technical e brutal death metal fatta davvero bene che ha attecchito anche sulla sottoscritta che li ha trovati molto interessanti, nella loro fresca dinamicità che trova eco nel sorriso sempre stampato in viso del piccolo grande frontman Aditya Barve.
Davvero bravi, questi Gutslit. Il combo di Mumbai mette in mostra un suono estremamente aggressivo che ci asfalta tutti, e siamo solo al secondo gruppo di quest’oggi. Come arriverò alle 2 di notte? Lo scoprirete.
L’isolamento può spesso portare a risultati unici. Provenienti dal piccolo, gelido, selvaggio e distaccato stato australiano della Tasmania, gli PSYCROPTIC nel corso dei loro vent’anni di carriera sono diventati una band senza pari in un enigmatico movimento mondiale comunemente noto come death metal. Sul palco del Brutal sono più tecnici e brutali che mai, con un’energia sprigionata travolgente che riusciamo a goderci nonostante il sole a picco sulle nostre teste.
Cambio palco e cambio registro, con gli inglesi GREEN LUNG. Fondati a Londra nel 2017, rappresentano una forza unica nell’heavy metal moderno, intrecciando temi occulti con l’essenza cruda del folklore britannico. Conosciuti per album come “Woodland Rites” (2019) e “Black Harvest” (2021), i Green Lung hanno portato il loro caratteristico approccio, con una pesantezza tipica dei Sabbath e il fascino inquietante di storie mistiche e misteriose, al Brutal Asssault 2025, ed è piaciuto moltissimo ai tanti che forse li hanno scoperti oggi, mentre per me era la terza e piacevolissima volta che li vedevo ritrovando sempre una garanzia di qualità e un suono sabbathiano che tanto piace.Sapete che ci vuole ora? Un bel bicchiere di frutta fresca e un furgone di pompieri, sempre presente al festival, che arriva prontamente a dare una rinfrescata al pubblico, decisamente accaldato dopo queste ore passate sotto il sole.
Inventare qualcosa di nuovo nel death metal dopo decenni di evoluzione del genere è estremamente difficile. Incorporando la cultura dell’antico Egitto e la sua estetica nell’extreme metal, gli americani NILE ci sono riusciti alla perfezione e sono diventati una delle band più rispettate del genere.
Attivi da oltre 30 anni, hanno combinato l’estrema velocità e precisione del technical death metal con il misticismo e le antiche melodie della musica mediorientale, dando vita a un sound potente e distintivo. I Nile hanno riaperto il sarcofago, raggiungendo Josefov con il loro convoglio di morte dalla Valle dei Re. Meritevole di nota anche la prestazione di Zach Jeter (Olkoth) che ben ci sta in questo combo consolidato. Scaletta principalmente composta da canzoni prese dagli ultimi due dischi e un epico finale con “Black Seeds of Vengeance” dall’omonimo album del 2000. Solo “Sacrifice Unto Sebek” da “Annihilation of the Wicked” che quest’anno festeggia 20 anni, me ne sarei aspettata di più sinceramente, ma va benissimo così. Una prestazione furiosa in grado di asfaltarci completamente, con un impatto potentissimo. Vedere questo tipo di tecnicismo dal vivo di persona è sempre un po’ sbalorditivo per i sensi. Come queste bande riescano ad essere così precise è inquietante. Schiaccianti nella loro brutalità devastante. Chapeau.
La giornata è ancora lunga ma oggi ricchissima di band che mi piacciono particolarmente, per cui state pur certi che da qualche parte e in qualche modo, e ormai avete capito come, l’energia per tirare le 2 di notte la troverò anche oggi.
ll death metal non è mai abbastanza, soprattutto quando si tratta di icone e costruttori del genere che hanno dedicato la loro intera vita a questo genere, uno dei più distintivi e che amo maggiormente come avrete facilmente intuito: tecnico, brutale, sofisticato. Si fa presto l’ora dei SUFFOCATION, altro nome sicurezza che difficilmente delude. I Suffocation sono tutto questo e portano sul palco del Brutal Assault i brani della loro quasi quarantennale carriera in maniera aggressiva e famelica come ci si aspetta da una band che dal vivo rende esattamente come su disco, e per questo non mi stancherò mai di rivederli. Ricky Myers è un frontman fatto e finito e con la corazzata di professionisti che lo accompagna l’ottimo risultato finale è garantito. Li ho visti un numero imprecisato di volte ma è sempre un piacere.Tocca ora agli altrettanto veterani OBITUARY, dalla Florida con furore mi verrebbe da dire. Si può tranquillamente affermare che per quasi 40 anni gli Obituary si sono sacrificati per il death metal, diventando una delle band più influenti del genere. Tre dei membri fondatori originali: il batterista Donald Tardy con il fratello cantante John, e il chitarrista Trevor Peres sono nella band dal 1984, quando si chiamavano ancora Xecutioner. I loro primi album come” Slowly We Rot” (1989) e “Cause of Death” (1990) sono stati seminali, fonte d’ispirazione a innumerevoli band nel corso dei decenni. Aprono con la strumentale “Redneck Stomp”, intro dell’album “Frozen in Time” del 2005. E dopo questo groove familiare che coinvolge tutti sin da subito fanno quasi in sequenza tutto o quasi “Cause of Death”, cogliendo l’occasione per celebrare egregiamente i 35 anni di quest’album capolavoro, con l’immagine di copertina che tutti ricordiamo, come sfondo sul palco.
Quell’enorme occhio rosso puntatoci addosso per tutta la durata della loro esibizione, conclusa con “Slowly We Rot” dall’omonimo album di debutto del 1989. In un loro live non ci sono espedienti, non ci sono sfronzoli, non ne hanno bisogno, i riff intrecciati senza soluzione di continuità che hanno segnato la storia del death metal parlano da soli. Gli Obituary sono un altro di quei gruppi garanzia che non deludono mai. Hanno ancora anima e sentimento in quello che fanno, ed è tutto ciò che conta. Che altro direi, Ci si rivede ad ottobre al Live Club di Trezzo per il “Thrash Of The Titans Tour”.
E dopo questa scorpacciata di death metal che tanto mi piace arriviamo agli headliner di questo secondo giorno di Brutal Assault 2025 che devo ammettere, non mi fanno proprio impazzire. I francesi GOJIRA, passati dall’oscurità nella prima metà della loro carriera al successo mondiale nella seconda. Combinando elementi di thrash, death, math, groove, progressive e post-metal con testi filosofici e ambientali, questa band, che ha raggiunto una pietra miliare nella musica metal esibendosi alla cerimonia degli ultimi Giochi Olimpici, torna al festival con una grande show, degno della nomea che li precede oramai. Indiscutibile la professionalità del combo francese ben conscio della propria caratura artistica e notorietà. tutto questo richiede quindi un certo livello anche nella scenografia, luci, suoni e messa in opera in generale.
Visivamente l’impatto è notevole: un arco luminoso con delle scalinate ai lati a fare da sfondo e delle luci spesso davvero accecanti ad accompagnare i loro brani. Fiammate, pioggia di fuoco e lanci di coriandoli e stelle filanti come fosse Capodanno, a dare ulteriormente sfoggio dell’impressionante lavoro che sta dietro a band di questo calibro. Nella setlist proposta attraversano sapientemente le diverse fasi della loro carriera, concentrandosi maggiormente sugli ultimi tre album in studio, quelli di maggior successo. Forse mancano un po’ di cuore, o almeno questa è stata la mia impressione, ma non la bravura, ai nostri, e la legione sterminata di presenti a supportarli lo dice chiaramente. A me sinceramente non fanno né freddo né caldo, anzi caldo forse sì, viste le numerose fiammate sparate. Non andrei mai a vedere un loro concerto ma va detto che questi signori sanno come si fa uno spettacolo e poterlo vedere all’interno di questo contesto ne è valsa comunque la pena.
È mezzanotte passata, sono qui da oltre 12 ore e ancora voglio vedere un’ultima esibizione per oggi, ce la posso fare, me lo sento. Con un liquore tipico di queste parti in corpo ce la farò ancora meglio. Sfiziosi anche questi stand che offrono shot di vario tipo, anche non alcolici, perché qui al Brutal pensano proprio a tutto e tutti, astemi compresi.
Finale di giornata col botto. Vent’anni dopo la scomparsa di Quorthon, la sua eredità rivive in un’esibizione unica al Brutal Assault, con la presentazione di brani iconici dei Bathory – BLOOD FIRE DEATH: A Tribute to Quorthon and the Music of Bathory, con questa esclusiva formazione:
E (Watain) – voce
Ivar Bjørnson (Enslaved) – chitarra
Blasphemer (Vltimas, ex-Mayhem) – chitarra
Apollyon (Aura Noir) – basso e voce
Faust (Djevel, ex-Emperor) – batteriaIl 3 giugno 2004 il mondo del metal ha perso una delle sue più grandi icone. Thomas “Quorthon” Forsberg è stato determinante nel ridefinire il metal come lo conoscevamo. Con il seminale debutto del 1984, “Bathory”, Quorthon ha gettato le basi da solo per quello che è diventato un fenomeno di fama mondiale, il black metal. Prima di lui c’erano stati i Venom, ma musicalmente ha tracciato il modello per miriadi di band che lo hanno seguito, soprattutto dalla Scandinavia, nei decenni successivi. Questi celebri musicisti della scena black metal sono stati convocai per rendere omaggio al pioniere scomparso e lo hanno fatto nel migliore dei modi, con riconoscenza e rispetto. Lo spettacolo si basa sulla visione personale di Quorthon di come avrebbe potuto essere un concerto dei Bathory se mai avesse portato la sua musica dal vivo. “20 anni dopo la sua scomparsa, Quorthon continua a farci venire i brividi, a farci gelare il sangue e a farci impazzire con la sua musica”, afferma il cantante E a proposito di questo tanto discusso e criticato progetto. Il risultato di questo show studiato nei minimi dettagli può essere riassunto in due parole: pura magia. Ognuno è libero di pensarla come gli pare e non è certo questa la sede per fare certi discorsi. Io mi limito a raccontarvi la mia esperienza al festival e tutto quel che concerne, compreso il fatto che, anche questa sia l’ennesima ruffianata accaparra soldi. Ma come detto anche prima, il bello di questo festival è che riesce ad abbattere le barriere settoriali di genere, e annullare ogni qualsivoglia forma di giudizio ed anche pregiudizio, offrendo una vasta gamma di scelta di gruppi da poter vedere, oppure fare altro nel mentre, e cosa si può desiderare di più? Al numeroso pubblico rimasto ad assistere come la sottoscritta al loro live piacciono eccome, tanto è vero che, nonostante sia tardi e la stanchezza si fa sentire per tutti, si scatenano violenti mosh pit e pogo, oltre che un continuo headbanging che si andava ad unire a quello di chi stava sul palco. In quest’ultima ora abbondante nessuno tra le mura della fortezza si è risparmiato, sia chi stava sul palco sia chi stava sotto, l’impatto fisico ed emotivo è stato evidente, e tutto questo è il motivo per cui scrivo questi live report con tanta passione: perché questo è emozione pura, e c’è poco altro da aggiungere.
Oggi nella mia personalissima scaletta di gruppi selezionati il death metal ha vinto su tutti, ma vi assicuro che oltre che essercene per tutti i gusti culinari ce ne è davvero anche per tutti i gusti musicali, ed è impossibile uscire scontenti a fine giornata dai cancelli di questo festival.
Anche il secondo giorno è trascorso quindi, frastornata ai limiti del balordo ma altrettanto soddisfatta, vado a stramazzarmi sulla navetta del ritorno.
Giorno 3 – venerdì 8 agosto 2025
La mattina del terzo giorno me la prendo comoda per girovagare, oltre che tra bancarelle e stand dove ho fatto incetta di cd a 14 euro e magliette a poco più di 20 euro, anche nel villaggio militare presente tra le mura della fortezza. Un vero e proprio quartier generale, con tanto di mezzi d’epoca esposti nonché un fabbro pronto a forgiare un qualsivoglia oggetto in stile brutal ovviamente.
Decido anche di prendermi il giusto tempo per visitare l’ospedale militare diventato museo completamente dedicate alle due guerre mondiali. Pagando un biglietto di circa 4 euro ho visto residuati bellici, vestiario e riproduzioni di luoghi e ambienti perfettamente tenuti. Una vera chicca che lo scorso anno mi ero persa.E nel tornare verso la parte principale del festival in cosa mi imbatto? Non ci credereste mai se non ci fossero foto a provarlo. Un matrimonio vero e proprio, celebrato tra le mura della fortezza di Josenov, precisamente vicino al palco Octagon in una parte coperta dedicata alla Brutal Art, ovvero una mostra di quadri e opere che ogni anno viene data in gestione ad un artista diverso. Anche questa molto bella da vedere e in questo orario tattico ancora c’è poca gente in giro per cui posso visitarla tranquillamente prendendomi il mio tempo per scattare anche qualche fotografia. Ah, ovviamente il look degli sposi era “total black”, che ve lo dico a fare.
Il terzo giorno musicale invece inizia pochi minuti dopo le 13 con il brutale attacco musicale degli AVULSED, senza dubbio la band più veterana e costante della scena metal estrema spagnola fin dalla loro nascita nell’agosto del 1991. Durante la loro lunga carriera, gli Avulsed hanno avuto una formazione stabile che è stata solo recentemente intaccata dall’abbandono, per mancanza di motivazione, di alcuni dei suoi membri più veterani, senza che ciò abbia influito sulla marcia in avanti della band, che ha immediatamente trovato sostituti di alta qualità che abbiamo visto in azione quest’oggi nel penultimo giorno di Brutal Assault. Da oltre tre decenni sempre fedeli al loro stile hanno infuocato il palco del Marshall su cui torneremo tra un paio di ore.
Dopo un pranzo, come sempre buonissimo e a prezzi onestissimi, a base di pollo allo spiedo e patate, con dell’ottima birra denominata Emperor creata per questa edizione a bagnare il tutto, ci dirigiamo per la prima volta quest’oggi verso l’Obscure per assistere all’esibizione degli svedesi MONOLORD. Un potente e compatto trio che ha ridefinito il doom metal con il loro mix di pesantezza travolgente e melodie eteree. Formatosi nel 2013, la band ha rapidamente attirato l’attenzione con il loro album di debutto “Empress Rising” (2014), che ha messo in mostra la loro abilità nel combinare riff intrisi di fuzz, ritmi ipnotici e voci struggenti. Con ogni uscita successiva, i Monolord si sono evoluti mantenendo al contempo un nucleo inconfondibilmente crudo ed emotivo. Alla lunga mi annoierebbero, lo so, ma questi 40 minuti a loro disposizione sono bastati per non farmi pentire di non aver visto altre band nel mentre e poi, nello spostarmi di nuovo verso i main-stage, la tappa all’ape gelato è d’obbligo: pistacio slayer e pit of the sun i gusti che ho scelto oggi.
Per la prima volta vedo i PIG DESTROYER in sede live, una delle band grindcore più energiche e in azione dalla fine degli anni ’90. Nel corso degli ultimi due decenni hanno provato a spingersi oltre i confini del loro genere, abbracciando elementi di noise, sludge metal e hardcore. Con il loro ben riuscito collage sperimentale, rumorosi e squilibrati il giusto, i Pig Destroyer riescono ad attirare sotto il pit moltissimo pubblico pronto a mosh-pit selvaggi nonostante il caldo, in questa mezz’ora tiratissima, lasciandoci praticamente esausti.
Smaltisco il gelato preso poco fa ritornando all’Obscure per rivedere molto volentieri i MANTAR, duo tedesco riuscito a ritagliarsi una nicchia distintiva nella musica estrema con il suo sound blackened death-punk senza compromessi.
Noti per i loro groove incessanti e l’attitudine punk ringhianti, senza esclusione di colpi, ci offrono una dinamica ed energica esibizione dal vivo che ha colpito nel segno.
“Altro giro altra corsa altro regalo” dicevano alle giostre, torno di nuovo dall’altra parte dell’area festival per un’altra mia prima volta dal vivo. I PELICAN sono un’istituzione dell’art-metal onirico, una band le cui melodie caleidoscopiche e riff oceanici hanno ipnotizzato il pubblico del Brutal Assault 2025. Emersi dalle tundre ghiacciate di Chicago, i Pelican sono stati tra i primi a fondere la maestosa ripetitività del post-rock con la spavalderia vibrante dello sludge metal, aggiungendo il loro singolare senso di emo-psichedelia lancinante e motorik heavy-metal. Band del genere però forse rendono sempre meglio su disco ma devo ammettere che me li sono goduti lo stesso: chiudendo gli occhi e ondeggiando la testa a ritmo, mi sono lasciata trasportare dalla loro musica in cui è sempre un piacere perdersi.
A fine giornata dovrei contare i passi fatti…torno di nuovo sul Marshall per i GRAVE con il loro annunciato set speciale dedicato ai primi tre album della formazione originale. Emersi dalla scena death metal svedese alla fine degli anni ’80, i Grave si sono fatti notare per la prima volta con l’album di debutto del 1991, opportunamente intitolato “Into the Grave”. In seguito al loro secondo album, “You’ll Never See” del 1992, e terzo album “Souless” del 1994, la formazione della band è rimasta la stessa, con Ola Lindgren alla chitarra, Jensa Paulsson alla batteria e Jorgen Sandstrom al basso e alla voce. Ora, insieme a Jonas Torndal al basso, questo roccioso combo svedese si presenta al Brutal Assault con un set speciale in grado di scatenare un pogo e moshpit violento e forsennato tra il pubblico che non sembra mai stanco.
Ed ecco l’ennesimo momento che attendevo con ansia, rivedere i GAEREA in un contesto ben più ampio del Legend Club dove li avevo lo scorso anno, come opener tra l’altro. La band portoghese sfodera una potente fusione di black metal aggressivo stratificato con profonde trame emotive, dando vita a un suono dinamico che dal vivo trova la sua giusta dimensione, grazie anche alla bravura del loro frontman.
Il loro ultimo album, “Coma”, uscito lo scorso anno, ha segnato un cambiamento radicale, con la band che abbandona l’underground per raggiungere le vette del metal estremo più singolare. abbracciando atmosfere che spaziano da un’intensità selvaggia a una calma serena. Il loro sound è crudo e senza compromessi, e propone un black metal che trova riscontro in coloro che trovano bellezza e potere nell’oscurità, proprio come tra le mura della fortezza di Josenov.
Mentre i MAYHEM riflettono sui loro 40 anni di storia, celebrano i loro trionfi su tribolazioni e tragedie con un’esibizione rara e inedita, che include la loro più grande produzione di sempre. Con questo live set i padrini del black metal ci hanno presentato una retrospettiva della loro carriera includendo filmati rari e foto iconiche. Molte le canzoni prese dao primi due album omaggiando più volte Euronymous e Dead con foto e alcuni video originali dell’epoca, accompagnate sempre da un tripudio di applausi. “Funeral Fog”, “Freezing Moon”, “De Mysteriis Dom Sathanas” e il brano simbolo per eccellenza del black metal da “De Mysteriis Dom Sathanas”, solo per citare alcuni dei punti salienti della loro esibizione.
Sentiremo anche, con non pochi brividi in corpo, “Deathcrush”, primissimo singolo estratto dall’EP omonimo del 1987 in cui erano presenti ancora influenze thrash poi andate via via perdendosi. Concerto che dimostra ancora una volta il valore di una band che nella sua carriera è stata oggetto di discussioni e anche critiche, e nonostante questo è andata avanti per la sua strada, mantenendosi in forma invidiabile e sempre professionalissima. Attila Csihar alla voce, Teloch e Ghul alle chitatte, Necrobutcher al basso, Hellhammer alla batteria. La quintessenza del male in musica.
Anche oggi la notte è ancora lunga, mi mancano ancora due band da vedere per rispettare il mio tabellone di marcia e potete scommetterci che tra una birra e uno Jägermeister, che tra l’altro qui ho assaggiato nella versione orange, l’etichetta riportava con arance siciliane, ce la farò anche st(r)avolta.
Ultimo rimpallo tra I due main stage per i DIMMU BORGIR e i CULT OF LUNA. I primi, formatisi nel 1993 nel cuore della scena black metal norvegese, hanno rapidamente superato i confini del genere osando combinare il tradizionale suono black con un’opulenta orchestrazione sinfonica divenendo presto pionieri nel loro campo. A mio parere li trovo oramai pacchiani e troppo studiati a tavolino; ho faticato a vedere tutto lo show fino alla fine senza annoiarmi. So di essere la voce fuori dal coro, ma trovo i Dimmu Borgir di oggi ripetitivi e pomposi all’inverosimile.Un’apoteosi dell’arroganza e del riffing serrato di cui avrei fatto volentieri a meno. Ma moltissimi i fan accorsi da ogni dove per loro, e va bene così, i gusti come dico spesso non sono opinabili, quindi evitate pure di insultarmi, ho solo detto la mia opinione in questo che è un mio live report, scritto col cuore in mano di chi con il metal ci vive la propria quotidianità. Infatti, forse la serata con maggiore affluenza di pubblico è proprio questa. Una distesa che si perde a vista d’occhio di persone che vedo dall’alto della collinetta dove mi sono comodamente seduta, un trionfo di corna al cielo ad omaggiare la band, che senza più una goccia di sudore in corpo ma con ancora ben fisso il face painting iniziale, alla fine di “Mourning Palace” saluta tutti e lascia il palco tra gli applausi con “Perfection or Vanity” in sottofondo come outro. Che dire, in fondo, la ragione appartiene sempre al pubblico pagante.
I CULT OF LUNA, sono un qualcosa di ben più raffinato, riuscendo con i loro concerti a portare a un livello ancora più alto il concetto stesso di black metal. Come ci hanno oramai abituato, il loro live è un’esperienza multisensoriale: il sound e le luci, i tempi, la disposizione sul palco…tutto è studiato a tavolino nei minimi dettagli e collegato da un invisibile fil rouge. Potrei continuare a scrivere per ore di lore ma per ora mi accontenterò di questo, chissà se ci sarà presto occasione di rivederli a casa nostra. La rara attività dal vivo dei Cult of Luna rende ancora più speciale l’esibizione di questa sera, o meglio notte, sul palco di questa 28ma edizione di un Brutal Assault ancora carico di sorprese.
Per tutti gli amanti di sonorità non convenzionali, questo era il modo perfetto di finire questa estenuante terza giornata.
Giorno 4 – sabato 9 agosto 2025
Siamo giunti così al quarto e ultimo giorno di questa 28ma edizione di Brutal Assault e mentirei se vi dicessi che la stanchezza e le poche ore di sonno non si fanno sentire, ma vi garantisco che l’entusiasmo è tale che anche questa mattina riesco a prendere la navetta delle 9 per non perdermi il primo gruppo interessante della giornata. Mi dirigo quindi per l’ultima volta verso la location del festival, anche oggi all’insegna del bel tempo e di un caldo sopportabile, senza afa, come vorrei fosse anche al mio rientro Milano, ed invece troverò la settimana più torrida dell’anno ad aspettarmi per Ferragosto.
Prima di iniziare la giornata musicale mi faccio un giro alla mostra allestita in un tunnel completamente al buio a cui si accede passando per l’enoteca presente poco dopo l’ingresso al festival. Torcia alla mano quindi entro nel cunicolo e con molta attenzione a dove metto i piedi cerco di illuminare alla meglio che si riesce ogni singola opera d’arte presente, quadri piuttosto inquietanti che in questa atmosfera lugubre accentuano il loro potere macabro ed evocativo.Sono solo le 10.30 quando sul Marshall fanno il loro ingresso i BESNA, band di Bratislava, che fonde black metal, post-rock ed elementi della musica folk slovacca in un sound al tempo stesso malinconico e intenso. Il loro album di debutto, “Zverstvá”, ha vinto il Radio_Head Award come miglior disco hard & heavy slovacco del 2022. Nel gennaio 2025, hanno pubblicano il secondo album “Krásno”, con la partecipazione di Jakub Tirco degli IONS e Tomáš Beňuška dei Solipsism. Oggi, i Besna si riconoscono come una delle band più interessanti della scena post-black metal dell’Europa centrale e lo hanno dimostrato ampiamente in questa mezz’ora a loro disposizione in questo palcoscenico per loro enorme che mi auguro gli abbia offerto una maggiore visibilità. Momento spericolato quello in cui il cantante Samuel Dudlák si è arrampicato sull’impalcatura del palco per vedere tutto il pubblico dall’alto o per far ricordare la loro esibizione? Ai posteri l’ardua sentenza.
Poco dopo tocca agli australiani KHAN, che fondono psichedelia nebulosa e riff stoner pesanti con una propensione per ritmi progressivi. I brani sono liricamente evocativi, trasudando un senso di sconforto e malinconia, oscillando vocalmente tra un falsetto etereo e un canto ipnotico, fino a lamenti appassionati punteggiati da occasionali urla gutturali. Dal vivo la loro esibizione stenta a decollare, li preferisco decisamente su disco.
Le loro atmosfere pacate erano proprio quel che ci voleva prima della letale mazzata sui denti che ci daranno i francesi BENIGHTED con il loro micidiale brutal death metal misto al grindcore che non lascia indifferenti i numerosi già presenti tra le mura della fortezza. Sul palco grande del Brutal Assault ci presentano il loro decimo album “Ekbom” che prende il nome da una rara sindrome. Un disturbo neurologico noto anche come parassitosi delirante, ovvero la sensazione di un miscuglio disgustoso di parassiti, vermi e insetti che striscia sotto la pelle. Ecco, questa è una descrizione perfettamente calzante di ciò che offrono i Benighted dal vivo ancora più che su disco. A dir poco devastanti, nonostante il caldo che comincia a farsi sentire già questa mattina.
Ultimo pranzo in quel del Brutal a base di “chicken strips with french fries” che non avevano nulla di french ma in compenso erano molto fries e tocca al terzo gruppo italiano che riuscirò a vedere in terra Ceca, i romani HIDEOUS DIVINITY, che in precedenza avevo visto solo una volta in apertura ai Nile a Modena lo scorso autunno. Che dire di loro. Formatisi nel 2007, gli Hideous Divinity si sono affermati come una forza di spicco nel mondo del technical death metal. Conosciuti per la loro narrazione concettuale e la loro intensità inarrestabile in sede live, la band fonde temi cinematografici con una musicalità feroce. Dal loro primo demo “Sinful Star Necrolatry” agli album acclamati dalla critica “Adveniens” e “Simulacrum”, gli Hideous Divinity hanno costantemente ampliato i confini del metal estremo portando la loro musica a un pubblico mondiale. I nostri connazionali sono una potenza indomabile che merita di calcare palchi sempre più grandi e mi auguro che questo del Brutal sia per loro solo l’ennesimo trampolino di lancio verso nuovi traguardi. Nei prossimi giorni infatti si esibiranno anche al Summer Breeze Festival in Germania, e certamente sarà un altro bagno di folla per loro che stanno dimostrando in ogni dove di essere tra le punte di diamante del metallo tricolore.
Gelatino che ci sta sempre ai gusti peach sabbath e vanilla death e mi sposto dall’altra parte di nuovo per rivedere a distanza di due anni i pionieri svedesi UNLEASHED, che partendo dal sangue e dallo spirito dei loro antenati vichinghi, hanno forgiato un’arma moderna del death metal. Considerati tra i padri fondatori del movimento death metal svedese. Senza mai scendere a compromessi, in questi 35 anni di carriera sono riusciti a unire lo spirito della tradizione vichinga con la grandiosità del death Mmetal più puro, fino ad oggi. “Fire upon Your Lands” è il loro ultimissimo album uscito il 15 agosto di cui potete trovare recensione e intervista proprio qui, sulla pagina di TrueMetal. La loro performance sul palco del Brutal è un qualcosa di granitico e professionale, con alla base una grandissima passione che ci trasmettono con energia e precisione esecutiva.
Temevo che l’esibizione dei MALEVOLENT CREATION sull’Obscure sarebbe saltata visto i problemi di salute accorsi nelle scorse settimane al frontman Phil Fasciana, ed invece Ronnie Parmer, Chris Cannella e Jesse Jolly sul palco del Brutal Assault ci sono saliti eccome! Purtroppo per impegni personali ho perso la loro tappa milanese lo scorso 14 luglio e sono stata ben contenta di ritrovarli qui, anche se orfani di Fasciana appunto. Con l’uscita del loro seminale album di debutto “The Ten Commandments” nel 1991, hanno contribuito a definire il sound e la direzione del death metal americano di cui ancora oggi sono assidui portabandiera. Pogo e moshpit si scatenano in maniera inesorabile a quasi ogni loro attacco, impossibile rimanere impassibili di fronte l’esecuzione micidiale e impeccabile di brani spesso articolati tecnicamente ma allo stesso tempo coinvolgenti e travolgenti in una maniera incredibile, e il pubblico del Brutal risponde alla grande. Questa è passione, questa è coerenza, questa è fedeltà, questo è il metal. Fiera di far parte di questa grande famiglia, come ci ricorda a più riprese un commosso Jesse Jolly. Una delle prestazioni più sentite che ho visto in questa 28ma edizione e che ricorderò con estremo piacere.
Da una leggenda ad un’altra, restando sempre sullo stesso palco ma cambiando completamente genere. Gli ENVY sono una band giapponese di post-rock e screamo attiva dal 1995. La formazione attuale comprende tre membri originali: Manabu Nakagawa (basso), Nobukata Kawai (chitarra) e Tetsuya Fukagawa (voce, tastiere) insieme a tre nuovi membri: Yoshi (chitarra), Yoshimitsu Taki (chitarra) e Hiroki Watanabe (batteria). Con questa lineup stabile dal 2020, la band ha pubblicato il suo ultimo album, “Eunoia”, è uscito nell’ottobre 2024. Presenti regolarmente in festival di alto li ritroviamo sull’Obcure scanenati e furiosi più che mai. Questi alfieri di un post-rock ormai piuttosto codificato hanno sofferto solo, come era stato per i Pelican prima, di un orario non troppo adeguato a farci entrare in sintonia con le loro atmosfere trasognate. Certamente restano tra i miei gruppi di sottofondo preferiti quando voglio rilassarmi chiusa tra le mura di casa o mentre scrivo live report come questo.
E mentre mangiamo l’ultima pizza di questo festival, presa allo stand “Pizzeria Italiana”, con un simpaticissimo ragazzo di origini torinesi che al grido di “puts your hands up for hardcore p.zza” mi ha consegnato in men che non si dica una buonissima margherita, comodamente seduti sulle panche del “Sunset Boulevard” ci godiamo sul maxischermo parte dell’esibizione degli AGNOSTIC FRONT. Padrini dell’hardcore, Vinnie Stigma e Roger Miret, sono ancora in piena attività e in strabiliante forma fisica. A 69 e 60 anni, stanno ancora facendo la stessa identica cosa che ci propongono da oltre tre decenni e lo fanno sempre con passione e dedizione. Vederli sul palco del Brutal Assault, anche se nel nostro caso attraverso uno schermo, è stato comunque di grande impatto. Gli Agnostic Front si sono nutriti dell’energia che arrivava da sottopalco e l’hanno restituita a una folla entusiasta che pogava come fossero tutti ancora adolescenti. È chiaro che questo è ancora ciò per cui vivono e finché ci saranno in circolazione band come loro la fiamma dell’hardcore continuerà ad ardere più forte che mai.
Ultima sera e ultimi due band in cartellone per la sottoscritta, e leggete un po’ di chi si tratta.
Per la seconda volta quest’anno vedo gli OPETH, che nel corso della loro leggendaria carriera trentennale, si sono affermati come pionieri del progressive metal, creando un’eredità che prospera grazie alla reinvenzione e all’esplorazione audace. Noti per la loro perfetta fusione tra la brutale intensità del death metal e l’eleganza del progr, le leggende svedesi continuano a sfidare ogni categorizzazione. Il loro ultimo lavoro, “The Last Will & Testament”, vede gli Opeth addentrarsi nel territorio più pesante e concettualmente ambizioso degli ultimi anni. Guidati dall’impareggiabile frontman Mikael Åkerfeldt, questa sera sul Marshall ci faranno ascoltare alcune delle loro composizioni più intricate.Non mancheranno i suoi iconici growl in “The Last Will & Testament” con il contributo straordinario del batterista Waltteri Väyrynen con loro dal 2022. Ciò che distingue gli Opeth è la loro capacità di onorare le proprie radici pur continuando a spingersi in avanti rimanendo sempre coerenti. Imprevedibili quanto magistrali nell’esecuzione in sede live dei propri brani che dal vivo sono perfetti come ascoltarli su cd. In quest’ora e venti minuti a loro disposizione hanno toccato i loro album più rappresentativi: da “Black Water Park” ci faranno ascoltare “The Leper Affinity”, “In My Time of Need” da “Damnation” e “Ghost of Perdition” da “Ghost Reveries” per concludere poi con i 14 minuti di “Deliverance” tratta dall’omonimo album come anche “Master’s Apprentices” ascoltata in precedenza.
Tra una battuta e l’altra di quell’inaspettato burlone che si rivela essere Åkerfeldt sul palco, ascolteremo dall’ultimo disco, oltre alla titletrack, §1, §3 e §7, quest’ultima con la voce registrata del leggendario Ian Anderson (Jethro Tull). Certo, gli Opeth sono una garanzia dal vivo, ma la loro esibizione di questa sera rasenta la perfezione. Le chitarre sembrano uscire dai dischi, e in alcuni casi gli Opeth ci lasciano davvero a bocca aperta, grazie ad un tiro efferato e ad assoli cristallini. Ci rivediamo ad ottobre all’Alcatraz di Milano.
Ed eccoci al mio ultimo concerto di questa 28ma edizione di Brutal Assault. Gli ineffabili Re del black metal, DARK FUNERAL, in circolazione dal 1993, anno in cui tutto ha avuto inizio, con Lord Ahriman e Blackmoon che hanno fondato questa inarrestabile e infernale macchina da guerra.! Lord Ahriman continua a sventolare alta la bandiera del black svedese dove molti avrebbero fallito, continuando a far sentire la sua voce. Uno show potente e incisivo che ci ricorda cosa significhi fare black metal credendoci davvero. Una delle band metal più importanti passate tra le mura della fortezza che ha proposto ancora una volta uno spettacolo ineccepibili sotto tutti i punti di vista, visivamente coinvolgente, con fuochi, fiamme e costumi di scena indossati dai nostri che attingono alla proiezione interiore delle loro personalità blasfeme e che contribuiscono a rendere un loro concerto un vero e proprio show.
Quale miglior modo di concludere questo festival se non con uno dei gruppi black metal più rappresentativi e intensi di sempre.
Conclusioni
Alle 2 ci sarebbe stato Hellbutcher che avrei voluto vedere, ma dopo 4 giorni vissuti così intensamente e il viaggio di ritorno il giorno dopo con rientro in ufficio quello dopo ancora, mi impone di chiudere qui la 28ma edizione del Brutal Assault, che si è rivelata ancora una volta ben riuscita e di grandissima qualità.Non mi resta che tirare definitivamente le somme di questa mia seconda e più che soddisfacente partecipazione a questo festival a dir poco fantastico ma prima, un doveroso e sentito ringraziamento di cuore va al mio compagno Luca, che ha condiviso con me questa bellissima esperienza, sopportando levatacce assurde e la stanchezza per stare con me sotto il palco a godere della musica che amiamo e che ci ha fatto conoscere.
È l’una passata quando, nel mezzo di un’orda di zombie barcollanti per la stanchezza e/o per il troppo bere, attraversiamo per l’ultima volta nel senso opposto il varco di ingresso al Brutal Assault, con un po’ di tristezza perché è finita, ma con altrettanta gioia per aver preso parte a questa spettacolare edizione #28. Che dire, è impossibile non sentirsi parte di qualcosa di più grande quando si vive un’esperienza così intensa come un festival metal.Dopo questi quattro giorni pieni di musica e gioia, vissuti in ogni singolo istante, torno a casa stremata ma felice: davvero impossibile vedere tutto quello che avrei voluto, ma posso ritenermi più che soddisfatta: una 10na di bicchieri anche quest’anno, varie magliette e cd acquistati a prezzi più che onesti e certamente più bassi che qui dalle nostre parti, e soprattutto, una 40na di band viste, ovvero circa un terzo della lineup proposta me lo porto a casa con me, e ho cercato di farla entrare anche nelle vostre di case, come la migliore delle televendite.
Battute a parte, consiglio davvero di vivere in prima persona il Brutal Assault, non ve ne pentirete: un festival di richiamo internazionale, in grado di attirare migliaia di persone anche da altri continenti, e dopo questa mia seconda esperienza, vi posso dire che sto già pensando alla terza.
Un successo più che meritato e quest’anno c’è stata anche la ciliegina sulla torta data dal sold-out, a cui tutti gli organizzatori di concerti ambiscono, difficile da ottenere, ma non per il Brutal Asssault edizione #28.
Negli anni è diventato sempre più un appuntamento imperdibile nell’estate del metallaro per cui noi di TrueMetal non smetteremo mai di tesserne lodi, almeno finché continuerà ad essere tutto questo. Non è il solito festival musicale; è un’esperienza indimenticabile. Una festa, felice e spensierata convivialità, un ritrovo di persone unite dalla stessa passione per la musica metal.
Un festival a misura d’uomo, pensato per chi ama la musica: palcoscenico ideale per band emergenti e underground che qui trovano il giusto spazio, essendo protagonisti con il loro live tanto quando i grandi nomi. Un’esperienza fantastica, sotto tantissimi punti di vista, dal personale a quello musicale certo, che come ormai vi sarà più che chiaro, non vedo l’ora di ripetere il prossimo anno.Ecco a voi i primi nomi già annunciati: Alcest, Amenra, Amorphis, Deafheaven, Death Angel, Deicide, Master Boot Record, Municipale Waste, Rise of the Northstar, Saor, Septic Flesh, Slope, Triptykon, Wyatt E.
Molte altre band arriveranno a Josefov per l’edizione #29.
Nei prossimi mesi leggete le news sempre qui su TrueMetal.it e sarete aggiornati.
Ci si rivede dal 5 al 8 agosto 2026 per la 29ma edizione del Brutal Assault.
Stay Tuned & Stay Metal.
See you next year.
Collegamenti utili:
Pagina ufficiale Facebook dell’evento: BRUTAL ASSAULT.
IG: @brutal.assault
YT: https://www.youtube.com/@BrutalAssaultOFFICIAL
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