Heavy

Intervista Black Sabbath (Tony Iommi) 1987

Di Stefano Ricetti - 17 Luglio 2025 - 11:41
Intervista Black Sabbath (Tony Iommi) 1987

Intervista a Tony Iommi dei Black Sabbath da parte di Piergiorgio “PG” Brunelli tratta dalla rivista H/M numero 31, uscito nel 1987. Il periodo è quello antecedente l’uscita dell’album Eternal Idol e il famoso chitarrista, oltre a parlare di quello, si concede anche parecchi momenti per entrare nel merito dei vari cantanti che la band ha avuto nella sua storia: Ozzy Osbourne, Ronnie James Dio, Ian Gillan, Glenn Hughes, Ray Gillen, Dave Donato e Tony Martin, benché quest’ultimo non lo nomini mai per esteso.

Buona lettura

Steven Rich

 

 

Essere ospitati in casa del leader dei Black Sabbath non è cosa di tutti i giorni. HM ci è riuscito, e il chitarrista ha voluto così riallacciare i suoi contatti con i fans italiani. Ecco cosa è uscito fuori, tra un ricordo dei vecchi tempi e uno sguardo al futuro, mentre alle pareti brillavano i dischi d’oro accumulatisi in più di quindici anni.

Esclusivissimo.

 

 

Birmingham – Ho l’impressione di avventurarmi in un labirinto senza fine, un dedalo di note, un mare di canzoni, una montagna di titoli. Parlando con Tony Iommi è facile dimenticare di discutere qualche punto vitale della carriera del baffuto chitarrista dei Black Sabbath, ma è anche facile trovare appigli perché quella storia è così ricca di eventi. Diciannove anni di Black Sabbath sono tanti, sono pesanti, come i dischi d’oro e di platino che adornano il corridoio ed il bar di casa Iommi. La casa è tranquilla, lungo una strada di campagna alla periferia di Birmingham, vicino ad un campo di golf. Tony non gioca a golf. Per lungo tempo ha vissuto in USA per questioni di tasse ed a Birmingham veniva solo per trovare la pace necessaria a comporre le canzoni. Non ha un vero e proprio studio, ma c’è il necessario per mettere assieme idee e controllarne l’efficacia. È qui che ha composto molti dei brani per il nuovo album dei Sabbath, Eternal Idol.

L’album arriva in un momento un po’ delicato per lui, perché Seventh Star che ha venduto bene, non è stato seguito da un tour efficace costellato da date annullate, dal licenziamento di Glenn Hughes dopo una settimana on the road ed un mare di problemi con il loro ex manager Don Arden che pensava solo a spremere la band per sostenere le spese legali di due cause contro di lui per un pestaggio da lui ordinato ed un paio di marachelle finanziarie.

Il rapporto tra Arden (il padre di Sharon, moglie di Ozzy) ed i Sabbath, è terminato, così come al capolinea è giunto il servizio di Ray Gillen che aveva rimpiazzato Glenn Hughes due anni fa. Il quesito che questo stato delle cose porge alle labbra è: che valore ha un album dei Black Sabbath nel 1987 e quale peso ha ancora la band nel panorama internazionale?

BLACK AGAIN!

Come hai messo assieme questo album?

Tony Iommi – Oh, non mi ricordo. Beh, iniziammo in Inghilterra, provando in un posto qui vicino, in una specie di bar. Io avevo scritto del materiale e, fondamentalmente, provavamo quello aggiungendo vari cambiamenti di riffs, ecc. Così, dopo aver messo insieme un’idea approssimativa per otto, dieci canzoni, siamo andati nel West Indies a registrare. Una volta in studio, ho finito per scrivere dei pezzi nuovi e perciò il materiale che avevamo in precedenza è stato messo nel cassetto, tranne un paio di canzoni. Per scrivere i pezzi nuovi ci è voluto circa un mese e questo era quasi un anno e mezzo fa, ormai, poi è passato tutto questo tempo.

 

Black Sabbath, Eternal Idol, 1987

 

In effetti, sembrava che l’album dovesse uscire in primavera, già si parlava di possibili date per una tournée in marzo, aprile, ma poi non si è sentito più niente.

T.I. – Sì, è vero. Il problema non era tanto mettere assieme l’album, ma ci sono stati, invece, dei problemi perché abbiamo cambiato produttore a metà delle registrazioni. Dopo la storia di Monserrat, siamo tornati a Londra agli Air Studios ed il produttore, Jeff Glixman, era scomparso. Irreperibile. Non so ancora cosa fosse successo precisamente, ma non riuscivamo a trovarlo. Era andato in vacanza da qualche parte e non si sapeva quando sarebbe tornato. Io non avevo molta voglia di produrre l’album, così alla fine ci siamo avvalsi di Big Smith, che ha curato la parte vocale, e Chris Tsangarides, un mio vecchio amico, per finire il tutto. Con Chris abbiamo anche rifatto i vocals.

 

Ray Gillen

 

Oltre ai problemi di formazione: Ray Gillen scomparso…

T.I. – Beh, Ray, fondamentalmente, provava con noi, visto che non aveva scritto niente, perciò quando ha deciso di andarsene è stato bene così e abbiamo trovato un tipo di Birmingham che faceva più al caso nostro. E un po’ un casino, a dire la verità, perché quando abbiamo iniziato l’album avevamo una line-up diversa da quella attuale Avevamo Dave Spitz al basso, ma Monserrat e Glixman volevano sostituirlo con Bob Daisley, e così è stato. Perciò con Bob abbiamo ri-registrato un’altra volta le parti di Dave, oltre a rifare tutta la parte vocale.

 

Ronnie James Dio

 

Sembra che i Black Sabbath abbiano avuto una lunga storia per quanto riguarda i cantanti: Ian Gillan, Ronnie James Dio, Glenn Hughes, Dave Donato…

T.I. – No, non so bene cosa sia successo con Dave Donato, ma quello che abbiamo fatto con lui è stato esclusivamente provare. L’abbiamo fatto anche con altri cantanti: gli davamo una possibilità per un mese per vedere come se la cavavano. Abbiamo fatto così anche con Ray. In quel periodo eravamo in tournée e non abbiamo mai avuto l’occasione di andare in studio a vedere se le cose funzionavano con lui.

 

Dave Donato

 

Avete fatto qualcosa come cinque date con Glenn Hughes.

T.I.- Esatto. Dopo di che dovevamo trovare qualcun altro in fretta. Glenn non aveva voce, non poteva cantare ed è un vero peccato perché è dotato di un gran talento, ma non riesce a svilupparlo sul palco. Aveva problemi sia fisici che mentali e penso anche che si facesse in qualche modo. Se fosse stato in grado di farlo, OK, ma si era montato ed era molto nervoso. Dovevamo spingerlo sul palco perché lui non ne voleva sapere di salirci.

 

Glenn Hughes, in un’immagine recente

 

Immagino che sia stato uno shock piuttosto notevole doverlo sostituire con Ray Gillen. Voleva dire interrompere la tournée, provare e, in seguito, ritornare on the road.

T.I. – Sì, abbiamo dovuto interrompere la tournée per due giorni, durante i quali abbiamo provato assiduamente con Ray, per poi riprendere, sempre provando prima di ogni show. Ray se l’è cavata egregiamente, ma finché non entravamo in studio non potevamo sapere come sarebbe andato. Chiunque può cantare dei pezzi già fatti, è semplice, il difficile viene quando devi mettere la tua parte nella composizione di una canzone. La maggior parte dei vocals andava bene, ma poi non so bene come siano andate le cose con Ray, e alla fine ha deciso di andarsene.

 

Tony Iommi

 

Ozzy e Ronnie Dio avevano stili molto definiti. Pensi che sia difficile per un nuovo cantante nei Black Sabbath cantare il vecchio materiale? il vostro nuovo cantante assomiglia molto a Ronnie come stile.

T.I. – Oh, sì. Sembra molto Ronnie. Canta in modo molto simile anche per quanto riguarda le parti di Ozzy, sebbene sia più sullo stile di Ronnie; è molto bravo ed è in grado di cantare tutto il vecchio materiale dei Sabbath. Con Glenn fu un problema in tournée, perché non sapevi mai se quella sera ce l’avrebbe fatta o meno. Era molto stressante. Quel tour fu un disastro totale, non funzionò per niente. Il nostro management cambiava le cose all’ultimo minuto quando già noi eravamo on the road. Non ti puoi permettere di fare una cosa del genere.

CON GILLAN…

Era come se la popolarità dei Black Sabbath fosse in fase di diminuzione? Due o tre anni prima quel tour, con Ronnie, le cose andavano molto bene.

T.I. – Andava molto bene anche con Ian Gillan. La tournée era sold out. Con Glenn cercavamo di ingannare noi stessi, illudendoci che le cose sarebbero andate bene, ma rendendoci conto che non potevamo farcela. Del resto dovevamo dare la possibilità a Glenn di provare che sarebbe andato bene. Ma Glenn rivolta sempre le cose, per cui sembrava sempre che, se qualcosa non andava per il verso giusto, fosse colpa mia. Sarebbe potuto andare bene se Glenn ce l’avesse fatta, perché durante le prove era ottimo, ma non appena si è trattato di prepararsi per la tournée, è partito.

È strano come, ogni volta che c’è qualcosa che non va, la colpa sia da imputare a te. È successo con Ian Gillan, Ozzy…

T.I. – Oddio, sì! Abbiamo fatto dei passi sbagliati. Non saprei neanche dire perché abbiamo fatto certe cose in un certo modo. Il problema di base è che per farti conoscere dalla gente, devi avere un gruppo molto affiatato e per raggiungere questa condizione devi provare molto e regolarmente. Succede, a volte, che persone che sono in giro da molto tempo, siano convinte di sapere il loro mestiere e che non ci sia bisogno di sbattersi più di tanto. Io sono convinto del contrario e credo che sia necessario provare molto per ottenere uno show compatto e una band altrettanto compatta.

Devi veramente impegnarti a fondo. Vedi, finché non siamo andati in tournée con Ian, per esempio, non lo avevamo mai sentito cantare del tutto, perché aveva dei problemi con la voce. L’avevamo convinto a farsi operare ma poi, all’ultimo minuto, si era tirato indietro, perciò quando provavamo lui non cantava per non sputtanarsi la voce, tanto sarebbe andato tutto bene in ogni caso, sapeva cosa fare e sarebbe stato tutto OK una volta sul palco. Noi provavamo solo musicalmente, senza il suo intervento. È logico che una volta che ti trovi a dover cantare… In studio era OK, perché puoi sempre farti una pausa, ma sul palco è diverso.

 

Black Sabbath Ian Gillan
Ian Gillan, al centro della foto

 

Quanto controllo pensi che avesse assunto Ian nei confronti della band? Il fatto che avesse proposto Smoke On the Water dava molto l’impressione dì un’imposizione del suo stile.

T.I. – No, non proprio. Era più una situazione di: io do qualcosa a te e tu dai qualcosa a me. Quando Ian è venuto a registrare Born Again, la sua direzione musicale era altrove. Ian cantava certi vocals che secondo me e Geezer non andavano molto bene, non si accoppiavano perfettamente con la musica e dovevamo dirglielo. È difficile dire a una persona che è in giro da quando sei in giro tu, e che ha ottenuto del successo, che quello che sta facendo non va bene, oppure che potrebbe fare meglio, o cose di questo tipo. Ma alla fine glielo dicemmo. Penso che questo abbia avuto una certa influenza su di lui, perché abbiamo cercato di analizzare il fatto cercando di vedere chi aveva torto, se lui, oppure noi.

In una situazione del genere, tendi a non essere sicuro al 100% su chi ha ragione o meno, comunque siamo passati attraverso quello stadio, mentre a volte capita di non riuscire a rendersi conto della situazione ed analizzarla imparzialmente. Una volta che poi guardi indietro, riesci a discernere chi era dalla parte del torto e chi aveva ragione, quando invece al momento non riuscivi a stabilirlo. Quello che abbiamo sempre cercato di fare negli anni, è stato far entrare nuovi elementi nella band e farli sentire parte di essa, anziché fargli credere che fossero solo degli impiegati. Per esempio abbiamo molto aiutato Ronnie, il quale agli inizi era molto nervoso ed insicuro e temeva di non essere in grado di seguire i passi di Ozzy. E Ronnie era eccezionale. Un cantante incredibile. Perciò tendi ad incoraggiare e lasciare più spazio. Abbiamo sempre cercato di far ingranare tutti i nostri cantanti al punto che si lasciavano trasportare e si sentivano molto sicuri di sé stessi, i migliori, e poi scomparivano.

 

Black sabbath with Tony Martin

Black Sabbath, 1987: Neil Murray, Tony Martin, Tony Iommi, Cozy Powell

 

Tutte queste discussioni tra te e gli ex cantanti sono dei malintesi? Delle interpretazioni sbagliate di affermazioni tue, o di Ronnie, o di Ozzy, oppure vi lasciate trasportare durante le interviste?

T.I.- Non saprei. Penso che a un certo momento parli giusto per parlare e puoi arrivare ad un punto in cui diventa un po’… non saprei. A volte rispondi a una domanda in un modo che può sembrare uno sputtanamento nei confronti di un’altra persona. Tutti i cantanti che sono passati nei Black Sabbath sono degli ottimi cantanti, ma magari non adatti alla situazione. Ronnie era eccezionale, Ian è un ottimo cantante nei Deep Purple, ma non lo era in particolar modo per noi, non funzionava. Ha una voce molto buona ed unica. Glenn, anche, era eccezionale, ma non funzionava quando si trattava di andare in tournée. Purtroppo devi passare attraverso queste cose.

Tu vuoi che la tua band sia molto buona e poi, invece, vedi che le cose vanno male. Ti spezza il cuore. Abbiamo veramente offerto la possibilità a Glenn di dimostrarci di cosa fosse capace, nonostante tutte le cose che avevamo sentito da Gary Moore e da altre persone. Sentivo che dovevamo dargli una possibilità. Io e Glenn ci conosciamo da 20 anni, siamo sempre andati d’accordo, ma è diverso quando si tratta di lavorare assieme. Mi dispiace per lui che si debba torturare da solo, in un certo senso. È un peccato, perché è un ottimo cantante.

 

Black Sabbath anni ’70: Geezer Butler, Tony Iommi, Bill Ward, Ozzy Osbourne

 

CON OZZY & GLENN!

Il suono dei Black Sabbath è cambiato attraverso tutti questi cantanti? Ronnie Dio afferma che come chitarrista sei notevolmente migliorato su Heaven and Hell e Mob Rules.

T.I. – Beh, vedi, in quel periodo, con Ronnie avevo la possibilità di esprimermi completamente attraverso la chitarra, anziché suonare semplicemente e basta. Con Ozzy questo era impossibile perché devi lavorare sodo con lui, perché tende ad impigrirsi molto, anche troppo. Capitava che proponesse qualche melodia, ma tendenzialmente era pigro e perciò devi lavorare molto pesantemente con lui. Ronnie era più professionale e faceva, divertendosi, la sua parte, per cui tu eri più libero di suonare e fare le tue cose. Il suo modo di cantare e di lavorare mi dava più spazio per suonare, lavoravamo molto bene insieme.

Ci sedevamo a scrivere materiale proprio come adesso siamo seduti noi due, poi discutevamo e provavamo con il resto della band, che solitamente stava in una stanza vicina, il materiale proposto. Funzionava molto bene. Non avevamo mai lavorato in quel modo prima che venisse Ronnie. Con Ozzy, per esempio, era sempre una specie di jam, con Ozzy che si annoiava, prendeva e se ne andava, per tornare dopo un po’. Con Ian avevamo un altro metodo, ma sai, tutti hanno il loro. Ian non voleva mai essere presente quando noi registravamo la parte musicale, non voleva cantare quando noi suonavamo.

Doveva essere tutto pronto, solo allora avrebbe cantato. Mi ricordo una volta per “Disturbing The Priest”, gli chiesi se poteva venire a cantare sul pezzo per vedere come sarebbe venuto, ma non ci fu verso. Dovevamo prima prepararlo, poi sarebbe venuto il suo momento. Se c’è qualcuno che canta, ti puoi fare un’idea di come verrà il pezzo e puoi apportare delle modifiche, nel caso ce ne sia bisogno. Noi andavamo avanti all’oscuro, senza sapere mai come sarebbero stati i pezzi alla fine. Lui ha sempre lavorato così, anche nei Deep Purple, ma per noi era piuttosto insolito. Penso che lavorare in collaborazione con il cantante sia molto utile, non ti puoi accorgere dei cambiamenti da fare in quel modo.

 

Black Sabbath, Seventh Star, 1986, l’album con Glenn Hughes alla voce 

 

Glenn Hughes?

T.I. – Beh, a quel tempo Glenn buttava giù solo delle idee, perché io avevo intenzione di realizzare un progetto solista, non volevo essere coinvolto nei Black Sabbath. Alla fine il mio management mi convinse a cambiare idea. Il progetto iniziale, in ogni modo, era buttare giù delle idee e poi usare diversi cantanti. Non volevo legarmi al concetto Black Sabbath, perché non volevo essere limitato, ma al contrario, essere libero di provare nuove cose, avventurarmi in campi nuovi.

THE NEW SABBATH

Circolavano voci a proposito di Geezer che sarebbe dovuto rientrare nei Black Sabbath.

T.N. – Greezer suonava con me circa tre mesi fa. Abbiamo composto del materiale insieme, ma la nostra collaborazione finisce lì. Al momento Geezer è legato al management di Smallwood e non so cosa abbia intenzione di fare perché è un po’ che non lo vedo. So che ha in mente di realizzare un progetto solista e io non voglio obbligarlo a fare niente, voglio che faccia quello che vuole.

È qualcosa che ha sempre desiderato fare e per cui ha tenuto da parte del materiale in tutti questi anni e sarebbe meraviglioso per lui riuscire a realizzare questo suo progetto. Mi piace suonare con Geezer, è un ragazzo meraviglioso, ma è stata una buona cosa anche per me suonare con gli altri bassisti. Per 20 anni ho suonato solo con lui ed è stato molto diverso trovarmi a suonare con Dave Spitz e Bob Daisley. In ogni caso è stato divertente, sono entrambi dei musicisti molto buoni.

 

Ozzy Osbourne (qui sua intervista del 1986)

 

Come ti sei trovato con Dave?

T.I. – Oh, dal vivo suona le parti di Geezer in maniera perfetta, esattamente come le suonerebbe Geezer. Ma, come dicevo prima, è diverso una volta che entri in studio. Devi creare, ed è qui che tutta questa gente si perde. Possono copiare chiunque perfettamente, ma la differenza si nota quando si tratta di creare.

 

Tony Iommi

 

Hai mai perso la tua direzione in tutti questi anni di carriera?

T.I. – Si, nel periodo di Never Say Die, quando Ozzy era uscito dai Black Sabbath ed era tornato due giorni prima di iniziare a registrare l’album. Avevamo trovato un altro cantante e tutti i testi erano già pronti, ma Ozzy si rifiutava categoricamente di cantare materiale scritto da altri, perciò si è rimesso a scrivere tutte le liriche. Durante il pomeriggio scrivevamo i testi e la sera registravamo, era veramente un casino totale ed io avevo completamente perso la mia direzione. Era molto difficile in quel periodo perché non sapevi mai cosa Ozzy avrebbe fatto: se avesse lasciato la band o meno.

Per quanto riguarda i Black Sabbath, non Tony Iommi come solista, è difficile trovare nuove idee?

T.I. – No. A volte può succedere che ti venga un blocco e non riesca a trovare delle idee, può capitare a tutti. Per l’ultimo anno non c’è stato alcun problema, sono anzi venute fuori moltissime idee. Adesso sono tutte su cassette, ne ho abbastanza per almeno tre o quattro albums, se volessi.

Piergiorgio “PG” Brunelli

 

Articolo a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti