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Live Report: Dark Tranquillity + Moonspell + Hiraes @ Hall, Padova 01/05/2025

Di Marco Donè - 5 Maggio 2025 - 19:41
Live Report: Dark Tranquillity + Moonspell + Hiraes @ Hall, Padova 01/05/2025

Live Report: Dark Tranquillity + Moonspell + Hiraes @ Hall, Padova 01/05/2025

1 maggio 2025: uno dei tour più attesi dell’anno solare in corso tocca finalmente l’Italia, in un’unica imperdibile data. Stiamo ovviamente parlando della tournée europea che vede protagonisti i Dark Tranquillity e i Moonspell, due delle formazioni più rappresentative del metallo europeo. Ad accompagnare questi due nomi leggendari della musica dura continentale troviamo i newcomer tedeschi Hiraes, forti del contratto con la sempre più attiva Napalm Records. Noi di Truemetal.it non potevamo certo mancare! Ci siamo quindi diretti all’Hall di Padova per vivere al meglio una serata dal grandissimo potenziale.

 

 

Live report a cura di Marco Donè

 

Sono passate da poco le 18:00 quando facciamo il nostro ingresso all’Hall. Il locale patavino sta ormai diventando un punto di riferimento per tutti gli appassionati del metallo pesante del Nord-Est, ospitando appuntamenti di prim’ordine. E che ci fosse molto interesse attorno all’evento con protagonisti Dark Tranquillity e Moonspell lo possiamo ben comprendere dalla già numerosa affluenza di appassionati. Giusto il tempo di scambiare quattro chiacchiere con alcune facce note, che non incontravamo da tempo, e ci mettiamo alla ricerca della posizione migliore per gustarci la serata. Alle 19:00 in punto, dalle casse dell’Hall, parte l’intro degli Hiraes e la formazione capitanata da Britta Görtz può fare il suo ingresso in scena.

HIRAES

La formazione tedesca parte all’attacco con un set incentrato sull’ultimo lavoro, “Dormant”, pubblicato lo scorso anno. Sul palco la scena è lasciata alla brava e aggressiva Britta Görtz, che sa come coinvolgere il già numeroso pubblico. Va però detto che la performance degli Hiraes non brilla per botta e intensità, vuoi per dei suoni non ben bilanciati – siamo all’inizio, si sa che il primo gruppo è sempre quello più penalizzato, soprattutto quando subito dopo devono esibirsi nomi di prima fascia – vuoi per una proposta migliorabile e poco originale. La mezz’ora a disposizione degli Hiraes scorre veloce, senza colpo ferire. Trova però un’ottima risposta del pubblico, che manifesta entusiasmo e tanta voglia di fare festa. Sono le 19:30 quando gli Hiraes salutano un Hall ormai stracolmo, con la classica foto dal palco. Band da rivedere e rivalutare, magari in un contesto diverso.

MOONSPELL

Dopo un veloce cambio palco, le luci dell’Hall si spengono di nuovo e può così partire l’intro che sancisce l’ingresso in scena dei Moonspell. La formazione portoghese è molto amata in Italia, lo si può ben capire dall’accoglienza che la platea regala a Fernando e compagni. I Moonspell salgono sul palco uno alla volta e il pubblico li accoglie con un autentico boato e un tripudio di corna al cielo. La scaletta scelta dai cinque portoghesi in questa tournée è a dir poco speciale: si parte subito a mille con una doppietta che rappresenta la storia di un certo modo di intendere il metallo pesante: ‘Opium’ e ‘Awake!’. Inizio stellare. I suoni sono davvero ben curati, potenti, con basso e batteria che martellano forte sul petto. I volumi risultano educati, dando allo spettacolo un’aura internazionale. Tocca poi a ‘Common Prayers’, che esalta la botta di Hugo Ribeiro alla batteria. Ma è tutta la band a girare alla perfezione, regalando una prova di grande intensità e pathos. Come dicevamo, la scaletta della serata è di quelle che lasciano il segno: i Moonspell decidono di coprire tutta la propria discografia, lasciando fuori solo quattro album: “The Butterfly Effect”, “Darkness and Hope”, “Alpha Noir” e “1755”. Ecco quindi arrivare la splendida ‘Extinct’, con la sua doppia anima: aggressiva e melodica. E quel ritornello… dire che riesca a fare breccia in platea è quasi riduttivo. L’atmosfera si fa rovente, oltre a essere intrisa di adrenalina. Il legame che si viene a creare tra band e pubblico e davvero impressionante, un qualcosa che aumenta esponenzialmente la qualità offerta dai Moospell. Se Fernando è l’assoluto mattatore, capace di tenere l’Hall in pugno, i suoi compagni non sono da meno, regalando una prestazione di qualità elevatissima. Ho visto varie volte i Moonspell in azione sul palco, ma l’energia che il combo portoghese riesce a sprigionare questa sera è davvero dirompente. Lo show prosegue con grande intensità e ci conduce nella sua parte centrale, la più attesa. Per il sottoscritto, almeno. I Moonspell regalano infatti una violentissima ‘Night Eternal’, passando poi per una ‘Finisterra’ magistrale, con Pedro Paixão che abbandona le tastiere e si impossessa della chitarra. Il ritornello di ‘Finisterra’, poi, con quel passaggio “A light at the end of the Earth”, viene cantato a squarciagola dall’intero Hall. Arriva quindi il momento dedicato a quel capolavoro intitolato “The Antidote”. Con le note di ‘In an Above Men’ veniamo avvolti dall’oscurità più gelida, sensazione che prosegue con la successiva ‘From Lowering Skyes’, nel cui finale, dal pubblico, si solleva un bestemmione altisonante, classica espressione veneta di approvazione. L’intero Hall risponde con un boato, che introduce ‘Everything Invaded’, uno dei pezzi più belli dell’intera discografia dei Moonspell. Il pezzo aumenta ulteriormente il pathos della serata, suggellato da un sentito assolo di Amorim, caratterizzato da tanta eleganza e pulizia d’esecuzione. Dal pubblico, a più riprese, si alza il coro “Moonspell, Moonspell”: stiamo assistendo a uno show stellare. Ci avviciniamo ormai alle battute conclusive dello spettacolo, giusto il tempo di una ‘Magdalene’ d’eccezione, pescata da quel disco incompreso che risponde al titolo di “Sin/Pecado”. Il finale è ormai noto: arriva il momento di ‘Alma Mater’, presentata in maniera sentita da Fernando, che rievoca il passato, i primi anni Novanta, descrivendo il fermento di quel periodo artistico, elencando molte band italiane che appartengono ai suoi ascolti. La canzone è presentata con il pugno al cielo, trovando totale risposta nel pubblico. L’atmosfera si fa infernale, con i presenti che partecipano con enfasi, cantando a squarciagola il ritornello. Sul palco la carica è incredibile e durante l’assolo è bellissimo vedere Fernando e Ricardo, uno fronte l’altro, in headbanging. Manca ancora un pezzo: ‘Full Moon Madness’, introdotta da Fernando con tanto di ululato. Il cantante presenta anche i Dark Tranquillity, che si esibiranno a breve, definendoli “Fratelli from Sweden”. Dopo il consueto spettacolo finale, con Fernando che, fronte alla batteria, scandisce gli accenti sui piatti, i Moonspell ricevono il meritato plauso di un indiavolato Hall. Abbiamo assistito a uno show che ha rasentato la perfezione. Per i Dark Tranquillity si fa davvero dura rispondere a una prova così intensa e sentita. Vederemo se il combo svedese riuscirà a fare meglio…

Setlist:

Opium
Awake!
Common Prayers
Extinct
Night Eternal
Finisterra
In and Above Men
From Lowering Skies
Everything Invaded
Magdalene
Breathe (Until We Are No More)
Alma Mater
Full Moon Madness

DARK TRANQUILLITY

Dopo un rapido cambio palco, in cui vengono tolte le tastiere di Pedro Paixão e la seconda batteria, la formazione di Göteborg entra in scena verso le 21:15. Alle spalle della batteria prendono vita delle proiezioni davvero azzeccate, a tema con il testo di ogni canzone, che amplificano l’impatto visivo dello show. Con il palco nella sua massima ampiezza, i Dark Tranquillity sono liberi di sprigionare tutta l’adrenalina che caratterizza i loro live. Succede però quello che non ti aspetti: la compagine svedese attacca con ‘The Last Imagination’, suona bene ma in quest’inizio è priva di botta. È come se i Dark Tranquillity fossero partiti con il freno a mano tirato, risultando un po’ sottotono. Certo, Stanne è il “solito” animale da palco, la teatralità con cui si muove sulle assi dello stage è ormai il suo marchio di fabbrica, così come il suo carisma e la presa sul pubblico. In queste prime battute, però, è l’unico a metterci quell’enfasi e quell’intensità a cui i Dark Tranquillity ci hanno abituati. Anche i suoni appaiono lacunosi, non ben amalgamati. La traccia d’apertura, in questo modo, perde parte del suo pathos. Questa dinamica prosegue anche con le successive ‘Nothing to No One’ e ‘Hours Passed in Exile’. Nonostante l’inizio al di sotto delle aspettative, il pubblico risponde con energia e trasporto, incitando con clamore i propri beniamini. Quando le nostre perplessità si fanno sempre più corpose, i Dark Tranquillity, all’improvviso, raddrizzano la rotta. Lo fanno a partire da ‘Unforgivable’. I suoni migliorano vistosamente e anche sul palco i sei iniziano a carburare, guidati da uno Stanne monumentale, che occupa ogni centimetro dello stage. Proprio il cantante svedese merita due parole in più: ho avuto modo di vedere varie volte i Dark Tranquillity dal vivo e a ogni concerto sono rimasto impressionato dall’affetto che Stanne riceve dai propri fan. Il cantante ripaga questo amore incondizionato mettendo anima, corpo e cuore sul palco. E anche stasera Stanne regala una prova stratosferica. Lo show esplode definitivamente in tutta la sua essenza, sprigionando energia, adrenalina e pathos con ‘Wayward Eyes’. La stessa platea si accorge del cambio di passo e incita con ancora più enfasi il combo svedese. Dall’Hall si solleva a più riprese il coro “Dark Tranquility, Dark Traquillity”, simbolo di come i presenti stiano apprezzando la prova del sestetto. La scaletta della serata sembra pensata per offrire un crescendo di emozioni e intensità. È incentrata sull’ultimo lavoro, ‘Endtime Signals’, ma pesca a piene mani dal glorioso passato dei Dark Tranquillity, in particolare da dischi come “Damage Done” e “Fiction”. Arriva poi il momento di ‘Atoma’, accolta con un vero boato dal pubblico, che ne canta a squarciagola il ritornello. Con ‘The Dark Unbroken’ l’atmosfera si fa poetica, con i presenti estasiati e partecipi con ripetuti battiti di mani ritmati. Ci rendiamo conto che lo show dei Dark Tranquillity sta rasentando la perfezione quando la nostra attenzione viene catturata da uno dei bar dell’Hall: due giovani bariste, appassionate d’altre sonorità, sono letteralmente ipnotizzate dalla prova di Stanne e compagni, tanto da ritrovarsi a servire gli assetati metalhead ballando sulle note del ritornello di ‘Forward Monumentum’! I Dark Tranquillity continuano intanto a regalare classici su classici e così, dopo ‘Cathode Ray Sunshine’, ‘Empty Me’, una passionale ‘Not Nothing’ e l’energica ‘Final Resistance’, ci ritroviamo a vivere uno dei momenti più attesi della serata: la splendida ‘ThereIn’. Con questo pezzo è come se il tempo si fosse fermato e fossimo stati catapultati negli anni Novanta. Il pubblico vive con calore le due anime della canzone, cantandone il ritornello e, nella parte centrale, intonando un coro che segue la melodia principale: un momento da pelle d’oca. Il finale di ‘ThereIn’ è cantato dall’intero Hall, con uno Stanne entusiasta. A fine canzone i Dark Tranquillity salutano la platea e si ritirano nel backstage. Come la tradizione insegna, è solo un’uscita momentanea. All’appello manca ancora qualche classico. Il pubblico inizia quindi a rumoreggiare e, come da copione, Stanne e compagni rientrano in scena. L’attacco è di quelli che non passano inosservati. I Dark Tranquillity, infatti, ritornano sul palco con ‘The Wonders at Your Feet’, con una prestazione davvero carica di pathos e con un pubblico presentissimo, che diventa protagonista a metà pezzo, grazie a un coro altisonante. A fine canzone Stanne si gode il calore e il clamore dell’Hall, ringraziando i presenti con parole cariche di affetto. Si continua alla grande con ‘Lost to Apathy’, a cui manca un pizzico di botta, e la conclusiva ‘Misery’s Crown’, ormai il pezzo finale dei concerti dei Dark Tranquillity. L’intera platea canta assieme a Stanne e dalle prime file ci sono ripetuti crowd surfing. Siamo giunti veramente alla fine di questa serata. I Dark Tranquillity si dispongono uno fianco all’altro, al limite del palco, pronti a ricevere il plauso del pubblico e a ringraziare l’intero Hall. Giusto il tempo di lanciare qualche plettro ai fan e il combo svedese esce di scena. L’ultimo a lasciare il palco è Stanne, che rimane a godersi gli applausi di un pubblico estasiato. Emozionato, ringrazia e rientra nei camerini.

Setlist:

The Last Imagination
Nothing to No One
Hours Passed in Exile
Unforgivable
Wayward Eyes
Terminus (Where Death Is Most Alive)
Atoma
The Dark Unbroken
Shivers and Voids
Forward Momentum
Cathode Ray Sunshine
Empty Me
Not Nothing
Phantom Days
Final Resistance
ThereIn

Encore:

The Wonders at Your Feet
Lost to Apathy
Misery’s Crown

CONCLUSIONI

Serata davvero riuscita quella vissuta all’Hall di Padova. Il locale patavino è stato letteralmente preso d’assalto dai metalhead del Nord-Est, come testimonia un’affluenza davvero importante. Da segnalare un pubblico dall’età eterogenea, con la presenza di giovani fan e appassionati più attempati. Un qualcosa che fa ben sperare in previsione futura. Per quanto riguarda le band, i Moonspell hanno manifestato uno stato di forma stellare, mentre i Dark Tranquillity sono riusciti a recuperare una serata iniziata male. Gli opener Hiraes andranno invece rivalutati in un contesto diverso, come sottolineato in sede di analisi. Concludiamo le nostre righe facendo i complimenti all’Hall per la gestione dell’evento, con la speranza che il locale patavino possa regalare sempre più serate a base di metallo pesante: di potenziale ce n’è davvero tanto. Horns up!

Marco Donè