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Live Report: Isola Rock 2025 @ Isola della Scala (Vr), 10-11 maggio 2025

Di Marco Donè - 18 Maggio 2025 - 12:23
Live Report: Isola Rock 2025 @ Isola della Scala (Vr), 10-11 maggio 2025

Live Report: Isola Rock 2025 @ Isola della Scala (Vr), 10-11 maggio 2025

Il mese di maggio porta con sé uno degli eventi più attesi dagli appassionati di musica dura. Stiamo parlando di Isola Rock, un happening capace di regalare tonnellate di qualità ai metalhead italiani, e non solo. Il festival di Isola della Scala, poi, è in crescita costante e, un passo alla volta, sta ambendo a diventare un punto di riferimento per tutti i cultori del metallo pesante. L’edizione 2025, la diciottesima, si struttura in quattro giornate e offre una proposta in grado di spaziare in molti generi, tassativamente a ingresso gratuito. Attirati da un bill di prim’ordine, noi Truemetal.it siamo riusciti a presenziare nelle giornate di sabato 10 e domenica 11 maggio. Eccovi quindi il resoconto di questi due intense giorni, in cui abbiamo assaporato tanta, tantissima qualità.

 

 

Live report a cura di Marco Donè

SABATO 10 MAGGIO

Arriviamo al Palariso di Isola della Scala, la location che da anni ospita Isola Rock, attorno alle 16:00. Siamo in largo anticipo ma abbiamo appuntamento con Claudio Pisoni, cantante degli Skanners, per un’intervista che a breve leggerete su queste pagine. Ultimato l’incontro con Claudio, ci ambientiamo all’interno del Palariso e veniamo subito colpiti dalla grande offerta di stand: vediamo vari banchetti di CD e vinili, di abbigliamento, gioielli, strumenti musicali e libri inerenti alla cultura rock e affini. Insomma: Isola Rock si presenta come una vera e propria fiera della musica, in ogni sua sfumatura. Sono ormai le 17:00, le porte del Palariso si aprono e la terza giornata dell’edizione 2025 di Isola Rock può avere inizio. Giusto il tempo di una birra e quattro chiacchiere e alle 17:45 entrano in scena i To the Max.

TO THE MAX

I To the Max sono un power trio di Isola della Scala dedito a un hard’n’heavy bello tosto e adrenalinico. La particolarità del terzetto sta nell’avere un batterista-cantante, ruolo ben interpretato da Alessandro Marchi. I tre ragazzacci ci sanno davvero fare e scaldano il già numeroso pubblico presente. I To the Max mescolano hard rock, doom e heavy metal, un mix esplosivo che si rivela irresistibile, soprattutto se suonato con il tiro e l’aggressività sfoggiata dal terzetto. Nella mezz’ora a loro disposizione i To the Max ci bombardano con ritornelli orecchiabili e riff di chitarra cantabili, per una proposta che si rivela davvero accattivante. I suoni risultano ben curati, una costante che caratterizzerà tutte le esibizioni della nostra due giorni a Isola Rock. Insomma: miglior inizio non poteva esserci. E teniamo d’occhio questi giovanissimi To the Max: ne sentiremo presto parlare.

AASAR

Alle 18:45 entrano in scena gli Aasar, giovane melodic blackcore band della provincia di Trento. Il cambio d’atmosfera è radicale e l’intero Palariso viene avvolto dalle tenebre più glaciali. L’immagine è curatissima ed esprime visivamente il sound della band. Sotto il palco incontriamo un bel numero di appassionati, che risultano ipnotizzati dalla prova dei quattro trentini. Gli Aasar sanno tenere bene il palco ed evidenziano una grande perizia tecnica. La prova del quartetto è davvero coinvolgente e può contare sulla grande teatralità di Simone Giacomuzzi, il chitarrista-cantante. I suoni, come sottolineato in precedenza, risultano curatissimi e valorizzano le atmosfere cupe ed aggressive degli Aasar. Alle 19:15 i quattro seguaci del verbo oscuro ultimano il loro set e salutano un Palariso entusiasta. Gli Aasar si rivelano la vera sorpresa del sabato di Isola Rock. L’affluenza, intanto, continua ad aumentare, un chiaro segnale di quanto sia sentita la serata.

BERIEDIR

Salire sul palco dopo la prova degli Aasar non è di certo una cosa facile. L’incombenza tocca ai Beriedir, compagine di Bergamo dedita a una proposta moderna che sfocia spesso in evoluzione prog. I cinque si presentano con un look ricercato, che attira l’attenzione. La prova dei Beriedir trova il punto di forza nella teatralità del cantante Stefano Nusperli che, nel corso della serata, sfoggia più volte la sua keytar. Il quintetto evidenzia grandi capacità tecniche, sviluppando una proposta complessa e articolata che sa conquistare un Palariso che ha raggiunto la sua massima affluenza. Nelle prime battute della prova dei Beriedir i suoni risultano un po’ impastati, migliorando nel prosieguo dell’esibizione. Quando il Sole inizia a tramontare, l’atmosfera all’interno del Palariso si fa notturna, un aspetto che premia le scenografie e le luci sul palco, aumentando l’impatto visivo dei Beriedir. Sono circa le 20:25 quando la band di Bergamo saluta il pubblico. Show interessante quello messo a segno dai cinque bergamaschi, che potrebbe aumentare d’impatto se venissero maggiormente curati i movimenti sul palco.

HELL IN THE CLUB

Alle 20:45 entrano in scena gli Hell in the Club e l’atmosfera si fa infuocata. La compagine alessandrina è una delle più attese di giornata e la risposta del pubblico evidenzia quanto la band piemontese sia amata. I quattro salgono sul palco con il piglio giusto e sfoderano una setlist che pesca a piene mani dalla propria discografia. Con molta curiosità assistiamo alla prova della nuova cantante Tezzi Persson che regala una prestazione vocale intensa, sfoggiando grandi doti canore. Gli Hell in the Club suonano da paura e dimostrano un grande affiatamento, segno di come il cambio in line-up sia stato ben assimilato. Spicca in particolare la prova di Marco Lazzarini alla batteria che, oltre a picchiare come un forsennato le pelli, sprigiona energia pura grazie a un gran impatto scenico. Il batterista, infatti, si alza più volte in piedi per colpire i piatti e incitare il pubblico: una vera macchina da guerra. Anche Buratto sa il fatto suo in quanto a resa sul palco e, infatti, sono proprio Buratto e Lazzarini a rappresentare l’anima live della band. Sì, perché se Persson dimostra di saperci davvero fare al microfono, risulta invece un po’ statica sul palco. Diciamo che non garantisce quel tiro, quell’aggressività che eravamo invece abituati a riceve dagli Hell in the Club quando il cantante ufficiale era Davide Moras. E non a caso citiamo il singer degli Elvenking. Sì, perché il buon Davide entra in scena per duettare con Tezzi Persson in ‘Shadow of the Monster’ e gli Hell in the Club cambiano subito marcia, aumentato l’impatto live. Poco importa, l’intero Palariso è comunque ai loro piedi e incita con calore la band, cantando ogni ritornello e rispondendo ogni qualvolta venga chiamato in causa. Da segnalare, a fine duetto, il grande abbraccio tra Davide, Andrea e Marco, un chiaro segnale di come il legame sia ancora forte tra loro. Giusto il tempo di presentare un pezzo dal nuovo album, che uscirà dopo l’estate, e gli Hell in the Club chiudono la loro performance con ‘The Kid’. Sono le 21:30 quando i quattro rocker salutano un Palariso soddisfatto, che applaude i propri beniamini.

SKANNERS

Verso le 21:50 entrano in scena gli Skanners, autentica leggenda del metallo italiano. Il cambio di marcia è impressionante: è come se all’interno del Palariso si manifestasse un uragano di pelle e borchie. Gli altoatesini aprono le danze con il classico ‘Welcome to Hell’ e si presentano con una pacca assurda, pronti a sprigionare un’energia coinvolgente e trascinante. Siamo solo al primo ritornello e il pubblico è già ai loro piedi, pronto a cantare a squarciagola una serie infinita di classici della musica dura italiana. Pisoni è il solito animale da palco, un autentico showman e regala una prova monumentale. Lo immaginiamo come un’aquila d’acciaio che, dopo aver superato un periodo complicato, è di nuovo pronta a librarsi in cielo, diffondendo il verbo del metallo pesante. Sul palco i cinque sono adrenalina pura: aggrediscono con enfasi ogni centimetro a loro disposizione, si muovono in maniera coordinata, dialogano e coinvolgono il pubblico. Gli Skanners, in poche parole, sono l’incarnazione dello spirito, del dio dell’heavy metal. La scaletta è pensata per non fare prigionieri e così lo show continua con staffilate come ‘We Rock the Nation’ e il classico ‘Metal Party’, presentato da Pisoni con la classica espressone: “Eins Zwei Drei Metal Party!”. A fine pezzo dal pubblico si solleva il coro “Claudio, Claudio” e il cantante, emozionato, ringrazia per la dimostrazione di affetto ricevuta. Saluta anche Tony e Alex dei White Skull, presenti sotto il palco, in mezzo alla bolgia, pronti a sostenere i loro brothers of metal altoatesini. Subito dopo arriva un’altra dose di dinamite, rappresentata dal classico ‘Starlight’. La botta è dirompente, tanto che tra le prime file parte un pogo forsennato. La prestazione della band è superlativa, sia per esecuzione che per resa scenica. Impressionante quando nel finale di ‘Blood in My Eyes’ Christian Kranauer abbozza un passaggio in blast beat. Dal pubblico, intanto, si sollevano a più riprese dei cori inneggianti alla band: è impossibile resistere all’energia sprigionata dagli Skanners. La partecipazione del Palariso è davvero impressionante: assistiamo a continui battiti di mani ritmati, a cori in risposta ai vocalizzi di Pisoni, a ritornelli cantati a squarciagola. C’è poco da fare: la vecchia scuola non delude mai e sa come coinvolgere i fan. Lo show si conclude con una splendida ‘Hard and Pure’ e una ‘Fight Back’ che si rivela un’autentica rasoiata. Sono circa le 22:50 quando il Palariso, con clamore e veemenza, rende il meritato plauso a una band che ha messo sul palco anima e cuore. Show impressionante. Giusto il tempo della classica foto con il pubblico e, consapevoli di aver regalato una prestazione superlativa, gli Skanners salutano l’intera Isola Rock.

Setlist:

Welcome to Hell
We Rock the Nation
Metal Party
Starlight
Factory of Steel
Pictures of War
Turn It Louder Now
Blood in My Eyes
Hard and Pure
Fight Back

ELVENKING

Alle 23:20 le luci del Palariso si spengono di nuovo e in sottofondo parte l’intro che accompagna l’ingresso in scena degli Elvenking, gli headliner di giornata. Salire sul palco dopo la performance degli Skanners non è certo cosa semplice. Gli Elvenking hanno però esperienza da vendere e possono contare su un seguito importante, pronto a scatenarsi sui ritornelli e le melodie che caratterizzano la compagine di Sacile. Nella nostra mente, poi, immaginiamo la successione Skanners-Elvenking come una sorta di passaggio di consegne: da una parte gli esponenti che hanno gettato le basi del movimento metal italiano, dall’altra chi è riuscito a esportare in Europa, e non solo, il metallo pesante tricolore. La formazione capitanata da Aydan ha da poco pubblicato il dodicesimo disco della propria carriera, “Reader of the Runes – Luna”, terzo capitolo della saga “Reader of the Runes”. Ed è proprio questo il lavoro che trova maggior spazio in scaletta. Sono ben cinque, infatti, le tracce proposte dall’ultima fatica. Si parte subito all’attacco con ‘Throes of Atonement’, accolta con un boato dal pubblico. Sul palco gli Elvenking sfoggiano tutta la loro classe, calcando lo stage con un look curato e ricercato. Damna, come consuetudine, fa il suo ingresso in scena indossando delle corna di cervo, per toglierle durante l’assolo. Come citato qualche riga sopra, il frontman degli Elvenking sa tenere il palco con efficacia, coinvolgendo il pubblico e rendendolo partecipe nelle varie tracce. La band si muove con eleganza e coordinazione, lasciando ampio spazio a Damna e Jakob, che con il suo basso sa aggredire il palco a dovere. Un inizio entusiasmante, a cui fanno seguito una serie di classici che mandano in estasi il pubblico: ‘The Hangin Tree’, ‘Pagan Revolution’ e ‘Silverseal’. Il Palariso è una vera bolgia, con una platea caldissima, pronta a vivere lo show con intensità. I suoni, curati e potenti, valorizzano le melodie proposte dagli Elvenking. E poi c’è la prestazione dei singoli, con un Simone Morettin autoritario, in versione macchina da guerra. Ma è tutta la band a girare alla perfezione. Arriva quindi il momento di ‘Gone Epoch’, con Damna che presenta la canzone parlando del nuovo disco, uscito da poco meno di un mese. Per gli Elvenking questa è la seconda volta che suonano live i pezzi di “Reader of the Runes – Luna”, un po’ di emozione c’è. Lo spettacolo prosegue regalando ai presenti un crescendo di intensità ed emozioni. Ecco arrivare, infatti, la splendida ‘Luna’, pescata dall’ultima fatica. La canzone è destinata a diventare un classico degli Elvenking, lo si capisce dalla reazione del pubblico, da come i presenti ne cantino il ritornello. E questo, forse, è il momento più sentito dello show. In rapida successione arrivano infatti ‘The Ghosting’ e, soprattutto, la splendida ‘Bride of Night’, ormai un classico del metallo italiano. Proprio con ‘Bride of Night’ il Palariso si trasforma in un girone infernale, con il ritornello che viene cantato all’unisono dagli Elvenking e dall’intera platea: che atmosfera! Ci stiamo avvicinando alle battute conclusive dello show. Ci troviamo così a vivere un passaggio sentito sull’heavy metal, con Damna che racconta quanto sia importante e cosa rappresenti per lui il genere. Un sentimento condiviso da tutti i presenti. Damna ringrazia anche gli Skanners, che hanno contribuito a gettare le basi della cultura metal in Italia. Gli Elevenking chiudono il proprio tempo a disposizione con due pezzi che non possono mancare in una loro setlist: ‘The Divide Heart’ ed ‘Elvenlegions’. Le due canzoni vengono accolte dal pubblico con un boato e vissute con trasporto da tutto il Palariso. E che dire dei cori che si alzano dalla platea? Spettacolo puro. Siamo arrivati alla fine, gli Elevenking salutano e lasciano il palco. Il pubblico, però, ne vuole ancora. Inizia a rumoreggiare, chiama a gran voce i propri beniamini. La compagine pordenonese non può fare altro che ritornare in scena e regalare altre due chicche: ‘Heathen Divine’ e ‘Draugen’s Maelstrom’. Ora siamo davvero arrivati alla fine dello show. Gli Elvenking salutano e ringraziano un pubblico estasiato, immortalando la serata con la classica foto dal palco, per poi ritirarsi nel backstage. Performance davvero avvincente.

Setlist:

Perthro [Intro]
Throes of Atonement
The Hanging Tree
Pagan Revolution
Silverseal
Gone Epoch
Moonbeam Stone Circle
The Horned Ghost and the Sorcerer
Luna
The Ghosting
Bride of Night
On These Haunted Shores
Neverending Nights
The Divided Heart
Elvenlegions

Encore:

Heathen Divine
Draugen’s Maelstrom
She Lives at Dawn [Outro]

 

Il sabato di Isola Rock si conclude qui. Una giornata importante, che ha riempito i padiglioni auricolari dei presenti con tonnellate di metallo pesante e, soprattutto, con tanta, tantissima qualità. Sottolineiamo la grande affluenza di pubblico, un chiaro segno di come l’evento in provincia di Verona sia in crescita esponenziale. Completiamo il racconto del sabato evidenziando che nel corso della giornata, durante i cambi palco, nell’area denominata “Books’n Rock” sono stati presentati tre libri appartenenti all’immaginario rock e affini. In dettaglio, abbiamo assistito all’introduzione de “Il Corvo – Guida alla saga” e “Halloween – Guida alla saga Horror”, entrambi pubblicati da Shatter Edizioni. A chiudere lo spazio dedicato alla sezione libri si è poi svolta la presentazione della biografia dei White Skull, intitolata “White Skull: L’anima del Teschio”. L’appuntamento ha visto la presenza dell’autore, Marco Donè (che sta curando queste righe, n.d.a.). A rappresentare i White Skull ci hanno pensato il Capitano Tony Fontò e Alex Mantiero, a cui si è aggiunto Alessio Lucatti, ex tastierista dei Teschi, incontrato nel pomeriggio all’interno del Palariso. A condurre la presentazione ci ha pensato la leggenda della carta stampata Gianni Della Cioppa. Isola Rock, insomma, non è solo musica, non è solo un festival: è un momento per assaporare, per vivere la cultura heavy metal a tutto tondo. Non possiamo che fare i complimenti all’organizzazione.

DOMENICA 11 MAGIO

L’ultima giornata di Isola Rock si apre con un evento atteso da moltissimi appassionati: alle 17:30 è infatti in programma la presentazione del libro “Votati all’inferno. Viaggio tra i protagonisti dello Shock Rock”, pubblicato da Shatter Edizioni. All’evento, oltre all’autore Alex Oller, incontriamo anche Steve Sylvester, leader dei Death SS, qui in veste di esperto in materia. A condurre l’incontro troviamo Nico Parente di Shatter Edizioni. La presentazione richiama un nugolo di metalhead duri e puri, pronti a vivere il viaggio dalle origini dello shock rock fino ai giorni nostri. Inevitabile, poi, il desiderio di incontrare di persona Steve Sylvester, autentica icona del metallo italiano. Molti dei presenti, infatti, portano al seguito borsoni colmi di dischi dei Death SS su cui imprimere la firma di Steve, un aspetto che dona ancora più magia al momento. E non a caso, ultimata la presentazione, Steve viene letteralmente preso d’assalto dai fan, pronti a richiedere una foto, un autografo, o più semplicemente per stringergli la mano. Si stanno intanto avvicinando le 19:00 e sul palco fremono i preparativi per il primo gruppo di giornata: i Brothers of No One.

BROTHERS OF NO ONE

Spetta al combo vicentino aprire le danze della domenica, un ruolo che il quintetto veneto svolge in maniera magistrale! Proprio dopo la presentazione del libro dedicato alla storia dello shock rock i Brothers of No One si presentano con un look psycho thriller, pronti a scioccare, a disturbare i presenti. La caratteristica principale della prova dei Brothers of No One è l’aggressività. Il palco di Isola Rock è praticamente preso d’assalto dalla compagine di Vicenza, che mette in scena una performance abrasiva e muscolare. I suoni sono ben curati ed esaltano la proposta dei Brothers of No One: un crossover-groove davvero letale. Sul palco i cinque non stanno fermi un attimo, si muovono in maniera caotica ma efficace. Vivendo lo show, ci accorgiamo ben presto che i movimenti sono studiati, ricercati e collaudati. L’intento dei Brothers of No One è chiaro: riproporre l’impatto delle proprie composizioni in impatto visivo, un qualcosa che amplifica la botta e l’energia sprigionata dal loro show. Risultato raggiunto a pieni voti. Molto curati anche i testi, che vanno ad analizzare tematiche sociali come l’eutanasia e il bullismo. Lo spettacolo del quintetto vicentino si conclude verso le 19:40, con il cantante Andrea Orso che interpreta l’ultimo pezzo con il figlio in braccio. La sorpresa della domenica di Isola Rock.

KRYUHM

Dopo un rapido cambio palco, verso le 20:00, entrano in scena i Kryuhm. La band gioca in casa e presenta il nuovo lavoro “Demoni”. La formazione è composta da elementi di grande esperienza a cui si aggiunge il giovanissimo batterista Tino Fracca, figlio del chitarrista Andrea Fracca. Proprio il batterista si rivela il valore aggiunto della band, regalando una prova magistrale ed elegante, inserendo tantissime finezze. Il nuovo “Demoni” vede i Kryuhm arricchire la propria proposta, aumentando il pathos delle proprie composizioni. I pezzi, infatti, oltre alla componente heavy-doom che caratterizza la formazione veronese, sfociano spesso in aperture prog ben congegnate. La prova dei Kryuhm è davvero intensa, ben supportata da un pubblico caldo a dovere. I suoni continuano a essere curati, un aspetto che non smettiamo di sottolineare. La prova dei Kryuhm si sta avvicinando verso le battute conclusive e il quintetto decide di omaggiare Paul Chain con la rivisitazione del classico ‘Welcome to My Nightmare’, per poi chiudere con ‘The Night’, tributo ai leggendari Epitaph. ‘The Night’ viene cantata a due voci, con il tastierista Giampi Tomezzolli, ex Epitaph, a duettare con Daniele Laurenti. Show emozionante. Nel frattempo il Palariso ha raggiunto la sua massima affluenza che, sebbene corposa, risulta un pizzico inferiore a quella del sabato.

DARK LUNACY

Alle 21:10 prende vita uno dei momenti più attesi della domenica di Isola Rock: i Dark Lunacy sono pronti a entrare in scena. La formazione di Parma sta celebrando i venticinque anni di “Devoid”, il loro disco di debutto, e la scaletta di giornata è fortemente incentrata su quel primo, seminale album. È sulle note di ‘Dolls’ che si apre lo show dei Dark Lunacy e il Palariso viene avvolto da un’aura magica. Molto curato il look della band, che si addice alla perfezione alle atmosfere da salotto ottocentesco, frequentato da poeti maledetti, che caratterizzano le composizioni proposte. Mike Lunacy vive le canzoni con intensità: si lascia trasportare dalle emozioni, dalle melodie, dai testi. Un aspetto che permette al cantante di regalare una performance carica di pathos. La band suona con precisione, spicca in particolare la prova di Jacopo Rossi, elegante e impeccabile. Mike presenta le canzoni con trasporto, vivendone il testo, il messaggio trasmesso. E così ci emozioniamo con le introduzioni di ‘Fall’ e ‘Varen’ka’, con il loro significato nascosto sul lasciarsi andare e il lasciare andare. Il pubblico risponde alla grande, vivendo con trasporto lo show. Bellissimo il momento in cui Mike scende dal palco per ricevere l’abbraccio della prima fila e cantare a contatto con il pubblico. Se si volesse trovare una definizione di dedizione nei confronti dei propri fan, beh, Mike Lunacy potrebbe essere usato come un chiaro esempio per tale espressione. Si prosegue con ‘Forlorn’, dedicata al 9 maggio 1945, con un Mike quasi commosso a fine canzone. I Dark Lunacy pescano poi un paio di pezzi da “The Diarist”, altro disco a cui Mike è molto legato. Ecco quindi arrivare ‘Pulkovo Meridian’, con il cantante che presenta la traccia usando la frase: “Stalingrado 1941: la collina del corvo”. Per ogni canzone, sugli schermi ai lati del palco, vengono proiettati dei video ad hoc, filmati carichi di emozioni, che descrivono il pezzo. In ‘Pulkovo Meridian’ veniamo ipnotizzati dal video incentrato sulla battaglia di Stalingrado. Iniziamo a riviverla con le immagini catturate dagli occhi di un bambino per poi ritrovarci nel bel mezzo dello scontro a fuoco. La canzone è la perfetta colonna sonora per quelle immagini cariche di significato, un aspetto che aumenta il pathos dello show dei Dark Lunacy. Si prosegue con ‘Motherland’, accompagnata da un video estremamente attuale, incentrato sulla crudeltà della guerra. Siamo arrivati alla fine della setlist dei Dark Lunacy e rimaniamo sorpresi da come il tempo sia volato. Ritorniamo a “Devoid”, con Mike che saluta il pubblico introducendo l’ultimo pezzo con queste parole: “Le lacrime… ci possono essere sogni spezzati ma se ci sono le lacrime significa che sono ancora vivo, significa che c’è ancora speranza: ‘Take My Cry’”. Momento da pelle d’oca. Alle 22:10 i Dark Lunacy salutano Isola Rock con la classica foto dal palco. Show indimenticabile.

Setlist:

Dolls
Fall
Varen’ka
Forlorn
Stalingrad
Pulkovo Meridian
Motherland
Take My Cry

SHORES OF NULL

Arriva quindi il momento degli headliner della domenica: gli Shores of Null. La compagine romana può essere definita un nome nuovo della scena italiana, una formazione che ha saputo imporsi a livello nazionale, e non solo. Le atmosfere si fanno cupe e decadenti, con delle canzoni pronte a entrare in contatto con il lato più introspettivo dei fan. Gli Shores of Null hanno appena rilasciato un live album che testimonia la loro ultima tournée europea e la scaletta di stasera, grosso modo, ripercorre proprio quel live. Iniziamo quindi con l’immancabile intro ‘Transitory’, a cui segue la splendida ‘Destination Woe’. Il pubblico si immedesima immediatamente nel cambio di sonorità e vive lo show con trasporto. I suoni presentano giusto una piccola sbavatura che penalizza la batteria ma è sufficiente la prima traccia per permettere ai fonici di risolvere ogni imperfezione. La formazione capitolina si presenta sul palco in completo nero, un look semplice ma dannatamente efficace, in particolare se consideriamo le atmosfere proposte. Gli Shores of Null continuano a regale emozioni con la successiva ‘The Last Flower’, seguita da ‘Souls of the Abyss’, dedicata a tutta Isola Rock. La compagine romana tiene il palco con esperienza e vive in prima persona l’oscurità delle proprie composizioni. Già da queste prime battute il quintetto riesce a creare un forte legame con il pubblico del Palariso, che vive con intensità lo show dei cinque capitolini. A guidare in questo percorso gli Shores of Null ci pensa il cantante Davide Straccione, autore di una prova magistrale, sia per prestazione vocale, che per resa sul palco. Gli Shores of Null continuano a pescare a piene mani dalla propria discografia e regalano una doppietta del calibro di ‘Ruins Alive’ e ‘Quiscent’, presenti entrambe nel debutto del 2014. Il pubblico apprezza e supporta con calore la formazione romana. È vero, si sta facendo tardi, il giorno dopo è lunedì. Qualche metalhead decide di rincasare prima, ma la platea è davvero presente. Straccione annuncia che è giunto il momento di dedicare un po’ di spazio a “Black Drapes for Tomorrow”, un disco incompreso da molti. Dal pubblico reclamano a gran voce ‘Donau’, ma il cantante dice che non è ancora il suo tempo. A breve, però, la riporteranno in scena. Arrivano quindi ‘House of Cries’ e la title track del disco del 2017. La formazione romana suona con classe e precisione, puntando su delle scenografie essenziali ma esaltando la resa emotiva dei pezzi. Bellissimo, poi, il momento in cui i musicisti si mettono in fila, al limite del palco, creando un vero e proprio muro nero, sia per impatto visivo che sonoro. Ci stiamo avvicinando alle battute conclusive dello show. Gli Shores of Null piazzano quindi due chicche dall’ultimo “The Loss of Beauty”: ‘My Darkest Years’ e ‘A New Death Is Born’. Sono circa le 23:30 quando gli Shores of Null ringraziano l’intera Isola Rock e lasciano il palco sulle note dell’outro ‘Blazing Sunlight’. Da sottolineare, poi, a concerto ultimato, la disponibilità della formazione romana verso i fan: il banchetto merch viene letteralmente preso d’assedio dagli appassionati, con gli Shores of Null pronti a firmare autografi e a chiacchierare con i presenti. Bellissima serata.

Setlist:

Transitory
Destination Woe
The Last Flower
Souls of the Abyss
Nothing Left to Burn
Ruins Alive
Quiscent
Darkness Won’t Take Me
House of Cries
Black Drapes for Tomorrow
My Darkest Years
A New Death Is Born
Blazing Sunlight

CONCLUSIONI

Come descritto nel nostro racconto, Isola Rock si è distinta per la grande qualità e varietà della proposta offerta. Come abbiamo sottolineato nelle nostre righe, il festival in provincia di Verona non è solo un momento per vivere i concerti, è un evento dedicato alla cultura heavy metal in ogni suo dettaglio. Un’organizzazione impeccabile, sia per gli eventi proposti, che per la gestione degli spazi del Palariso. Ottimo il servizio ristorazione, che ha evitato il formarsi di spiacevoli code, limitando al minimo l’attesa agli assetati metalhead (in particolare quelli del Nord-Est, che di sete ne avevano davvero tanta, n.d.a.). Il plauso va all’associazione I Butei di Isola della Scala, capace di organizzare un evento a ingresso gratuito in grado di attirare tantissimi appassionati. Isola Rock è un festival in crescita e l’edizione 2025, la diciottesima, lo ha confermato ampiamente. Non rimane che attendere l’edizione 2026 per scoprire quali sorprese ci riserverà il festival in provincia di Verona. E come sempre: Horns Up!

Marco Donè