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Live Report: Paradise Lost + Messa @ Hall, Padova, 26/10/2025

Di Marco Donè - 31 Ottobre 2025 - 7:00
Live Report: Paradise Lost + Messa @ Hall, Padova, 26/10/2025

Live Report: Paradise Lost + Messa @ Hall, Padova, 26/10/2025

26 ottobre 2025: i Paradise Lost fanno tappa a Padova, all’Hall, per l’unica data italiana del tour di supporto all’entusiasmante “Ascension”. La formazione inglese è accompagnata da uno special guest d’eccezione, i doomster veneti Messa. Tra gli eventi di fine 2025, l’appuntamento patavino è di sicuro uno dei più sentiti dai metalhead tricolori. Noi di Truemetal.it (qui il nostro photo report, n.d.a.) non potevamo certo mancare e ci siamo recati al club di Padova, pronti a vivere una serata dalla forte carica emotiva. Entriamo all’Hall verso le 19:30 e rimaniamo subito colpiti dall’affluenza: il locale padovano è un autentico formicaio e la sala è aperta in tutta la sua ampiezza. Manca infatti il telone nero che ne riduce la capienza. La partecipazione è imponente e la gente continua a riversarsi all’interno dell’Hall, con un entusiasmo palpabile. Dagli accenti che captiamo dai dialoghi in sala, comprendiamo che questa sera a Padova ci sono fan da tutta Italia. Un dettaglio che sottolinea ulteriormente il valore della data veneta. Studiamo un attimo la situazione e prendiamo posto: lo show sta per iniziare.

 

 

Live report a cura di Marco Donè

 

MESSA

Alle ore 20:00 i Messa entrano in scena. Le luci sul palco sono ancora spente ma le prime file possono notare i movimenti sullo stage, accogliendo con entusiasmo i propri beniamini. La tensione è palpabile, e quando Sara Bianchin si impossessa del microfono – illuminata dall’impianto luci – l’intero Hall esplode in un boato. La compagine veneta apre le danze con ‘Babalon’, per poi puntare forte sul nuovo “The Spin”, lavoro pubblicato a inizio anno via Metal Blade Records. Sono infatti ben cinque i pezzi pescati dall’album del 2025. Anno dopo anno i Messa hanno aumentato in maniera esponenziale il proprio seguito e il clamore con cui il pubblico supporta l’esibizione del quartetto evidenzia proprio questo aspetto. Un entusiasmo che sottolinea come i Messa siano un nome su cui puntare per il futuro del genere. Considerando che ci troviamo in apertura di serata, i suoni risultano ben bilanciati, valorizzando in particolare la splendida voce di Sara e il lavoro alla chitarra di Alberto Piccolo. Lo show scorre con piacere, regalando atmosfere eteree e lisergiche. La prova dei quattro veneti è davvero degna di nota anche se la presenza scenica potrebbe essere più incisiva. Il quartetto risulta infatti un po’ troppo statico. Certo che il pathos presente nel sound dei Messa è davvero tanto, un aspetto che permette alla formazione trevigiana di conquistare senza riserve l’intero Hall. Sono circa le 20:45 quando i Messa – dopo un’intensa ‘Thicker Blood’, dedicata ai fan e al fonico che li sta seguendo in questa avventura europea – salutano un pubblico in estasi totale. Niente male come inizio.

Setlist:

Babalon
At Races
The Dress
Immolation
Reveal
Thicker Blood

PARADISE LOST

Durante il cambio palco, ci muoviamo un po’ all’interno dell’Hall, cercando di vivere appieno l’atmosfera dell’evento. La serata è davvero sentita e il risultato è un’affluenza importante, da grandi occasioni. Il banchetto merch delle due band è preso d’assalto, con vari fan pronti ad accaparrarsi t-shirt ufficiali e versioni limitate in CD e LP degli album esposti. Incrociamo vari musicisti locali e alcuni di caratura nazionale, come Andrea Buratto dei Secret Sphere. Incontriamo anche vari colleghi, tra cui il sempiterno Gianni Della Cioppa, con cui scambiamo quattro chiacchiere con estremo piacere. I lavori sullo stage proseguono frenetici: via la seconda batteria, il minimoog e il backdrop usati dai Messa. Il palco ci regala quindi la scenografia dei Paradise Lost, con un backdrop imponente e il drum kit davvero notevole del rientrante Jeff Singer. L’attesa si trasforma in frenesia e il pubblico inizia a rumoreggiare, chiedendo ai propri beniamini di entrare in azione. Sono le 21:15 quando dalle casse dell’Hall parte l’intro che sancisce l’ingresso in scena dei Paradise Lost. L’ultimo a salire sul palco è Nick Holmes, accolto con un boato dall’intera platea. La compagine inglese apre le danze con ‘Serpent on the Cross’. Il pubblico è già caldissimo e si lascia coinvolgere dalle melodie decadenti e introspettive del quintetto di Albione. Holmes sprigiona tutto il suo carisma e al suo richiamo la sala esplode in un tripudio di corna alzate. I Paradise Lost esibiscono un gran tiro, suonando con precisione, riuscendo a coinvolgere i fan sin dalle prime battute. Si prosegue su livelli altissimi con la splendida ‘Tragic Idol’, con un Holmes che invita il pubblico a tenere il tempo con le mani. La reazione dei presenti regala emozioni fortissime, con una marea di mani al cielo, pronte ad accompagnare i Paradise Lost con un battito ritmato assordante. Aeron Aedy non sta fermo un attimo, regalando adrenalina a profusione, mentre Holmes e Mackintosh vivono i pezzi in maniera più introspettiva, immergendosi completamente nelle atmosfere delle varie tracce. I suoni, dopo un inizio altalenante, migliorano repentinamente, aumentando l’impatto della prova dei cinque inglesi. La scaletta dei Paradise Lost pesca a piene mani dalla discografia della band, toccandone ogni epoca, regalando classici su classici. Ecco quindi arrivare ‘True Belief’, ‘One Second’ – accolta con un boato dal pubblico – e ‘Once Solemn’, introdotta con passione da Holmes, che sottolinea come la canzone sia uscita trent’anni fa. Il pubblico vive con trasporto ogni singolo passaggio, è presente, canta all’unisono con Holmes, incita i propri beniamini con cori e battiti di mani ritmati. L’atmosfera è magica, così come il legame che si è creato tra band e fan. Bellissimo il modo in cui Holmes si rivolge al pubblico, in pieno stile inglese, conquistando ogni metalhead presente in sala. Sul palco le coreografie vertono su delle luci che tendono su tonalità fredde, a cui si aggiunge il lavoro delle macchine del fumo. È come se i Paradise Lost venissero avvolti da una sorta di nebbia che ora si tinge di sfumature blu, ora ocra. Un effetto che forse limita la visibilità dello spettacolo. È anche vero che in questo modo si viene a creare un’atmosfera ammaliante, a tratti soprannaturale, in piena sintonia con l’ambientazione delle campagne inglesi e con il pathos delle canzoni. Spettacolo puro, insomma. Si continua con la qualità di ‘Faith Divides Us – Death Unites Us’, in cui Holmes chiede al pubblico di accendere le torce dei telefonini, per aumentare la teatralità del momento. Purtroppo rispondono in pochi fan, nonostante vi siano parecchi telefoni alzati. La maggior parte dei presenti è intenta a fare dei video anziché vivere lo show. Un vero peccato. Il ritornello vede il pubblico tornare partecipe, con una platea che intona ogni singola parola, quasi sovrastando la band. Con ‘Pity the Sadness’ si picchia duro e Holmes, puntando il microfono verso il pubblico, fa scatenare l’intero Hall sul caratteristico vocalizzo presente nel pezzo. Subito dopo tocca alla pesantissima ‘Beneath Broken Heart’, che fa respirare un po’ la platea. Ci stiamo quindi avvicinando alle battute conclusive dello show e i Paradise Lost decidono di dare spazio al loro periodo elettronico. Ecco quindi ‘Nothing Sacred’, dal sottovalutato “Host”. La canzone accende la sala, con il pubblico pronto a cantarne ogni singolo passaggio. È un crescendo di emozioni e in rapida successione arrivano ‘Tyrants Serenade’, ‘Requiem’, la splendida ‘Mouth’ e l’immortale ‘Say Just Words’. L’Hall diventa un autentico girone infernale e l’atmosfera si fa caldissima, con un pubblico pronto a farsi sentire su ogni pezzo. I Paradise Lost salutano ed escono di scena. Sul palco primeggia il backdrop, con il logo della band, illuminato da luci ocra. I fan iniziano a rumoreggiare sempre più forte, intonando con veemenza il coro “Paradise Lost, Paradise Lost”. La band ritorna sullo stage e accolta dal boato dell’Hall regala un trittico d’eccezione: ‘No Celebration’, ‘Ghosts’ e ‘Silence Like the Grave’. Ora siamo veramente arrivati alla fine dello show. Il pubblico è in totale visibilio e acclama a gran voce i Paradise Lost. Sono le 22:40 quando i cinque ricevono il meritato plauso, ringraziano la platea e si ritirano velocemente nel backstage, evidenziando la propria riservatezza. Concerto emozionante.

Setlist:

Serpent on the Cross
Tragic Idol
True Belief
One Second
Once Solemn
Faith Divides Us – Death Unites Us
Pity the Sadness
Beneath Broken Earth
Nothing Sacred
Tyrants Serenade
Requiem
Mouth
Say Just Words

Encore:

No Celebration
Ghosts
Silence Like the Grave

 

CONCLUSIONI

Serata davvero degna di nota quella vissuta all’Hall di Padova. I Messa hanno evidenziato una volta in più il loro valore, dimostrando di essere ormai una solida certezza nel panorama metal internazionale. I Paradise Lost hanno regalato uno show carico di pathos, sfoggiando grande esperienza e carisma, mettendo a segno una prova intensa. Spicca in particolare la prestazione di Jeff Singer alla batteria. Lo stesso Holmes, sebbene abbia evidenziato qualche sbavatura in alcuni passaggi in pulito – come accaduto in ‘Requiem’, ad esempio – ha confezionato una performance convincente, sotto ogni punto di vista. Da sottolineare, poi, la grande affluenza all’evento. L’Hall era davvero stracolmo, con un pubblico eterogeneo, caratterizzato da un mix di varie età: dai giovanissimi metalhead fino ad arrivare ad appassionati con parecchie primavere sulle spalle. Il club patavino è ormai un punto di riferimento per gli appassionati del Nord-Est. La speranza è che possa ospitare sempre più eventi di spessore: spazi, posizione e servizi giocano decisamente a suo favore. Come sempre, l’appuntamento è per il prossimo live. Horns up!

Marco Donè