Recensione Libro: “Aerosmith – 40 anni di storia”
AEROSMITH
40 ANNI DI STORIA
DAI TOXIC TWINS A GUITAR HERO
di Fabio Bernabei
Collana: GLI URAGANI 8
Formato: 16×23 cm
Pagine: 224 ca.
Prezzo: 18.50 Euro
ISBN: 978-88-96131-24-4
www.tsunamiedizioni.com
Febbraio 1964, i The Beatles sbarcano negli Stati Uniti D’America per allargare il Loro già cospicuo impero. Non di armate con il coltello fra i denti si servono i Nostri, bensì di un’ospitata al famosissimo Ed Sullivan Show della CBS, a New York. Tre i pezzi presentati, per un totale di settantatre milioni di persone incollate al tubo catodico del televisore. La leggenda narra che in quel frangente il tasso di criminalità nella Grande Mela subì un calo che lo portò vicino allo zero, segno che anche criminali e malintenzionati furono stregati dagli Scarafaggi di Liverpool.
In mezzo a quella moltitudine di persone vi sono anche due giovani rampanti, tale Steven Tallarico, cantante, virgulto di ceppo italico, provincia di Crotone, località Cotronei e Anthony Joseph Pereira, chitarrista meticcio di padre portoghese e mamma napoletana. Buon sangue tricolore non mente, quindi, anche nei comportamenti border line dei due, che uniscono alla fantasia e al fascino latino un atteggiamento sfrontato e anticonformista nei confronti del mondo, che li porta a essere già delle piccole celebrità fin dall’adolescenza, ancor prima di avere uno strumento musicale fra le mani.
Due personaggi del genere, messi nello stesso pollaio, o si annientano o si autoalimentano l’un l’altro, costituendo un binomio invincibile. Buona la seconda, nel caso degli Aerosmith, gruppo Hard Rock dal sangue blu con un moniker assolutamente frutto della fantasia del batterista Joey Kramer, privo di un significato immediato, buonissimo per essere adattato in base alle situazioni e agli eventi. Della partita è anche Tom Hamilton, da Colorado Springs, anch’egli folgorato sulla via di Damasco del Rock’N’Roll in quel febbraio del ’64, esattamente come San Paolo tanti secoli prima. Il progetto prevede anche Ray Tabano alla seconda chitarra, un vecchio amico di Steven che proprio quest’ultimo impone agli altri nel momento della sua entrata nel gruppo.
Prima tappa il trasferimento a Boston in un appartamento: freddo, fame, droga. Insomma la stessa trafila di un po’ tutte le band agli inizi con qualche variante degna degli ‘Smith come quando vengono salvati da un tizio armato di una spada spagnola dal cognome dalla provenienza inequivocabile.
Stupefacenti a go-gò quindi primi scazzi pesanti, che portano all’allontanamento per motivi musicali e disciplinari – il che è tutto un programma! – di Ray Tabano. In sua vece Brad Whitford. Poi concerti su concerti, l’uscita del disco eponimo e le critiche feroci relative al fatto di apparire come la copia di quinta scelta dei Rolling Stones, per giunta con un cantante che fa di tutto per imitare Mick Jagger anche nei comportamenti, visto che a livello di boccaccia e fisicamente già ci assomiglia parecchio.
Il cambio di passo avviene definitivamente dopo l’uscita di Toys In The Attic – Anno Domini 1975 -, disco che li proietta ai livelli di colossi come Led Zeppelin e Queen, per quanto concerne le vendite. Grandi concerti e grandi performance, che suggellano definitivamente nell’empireo Hard Rock il nome Aerosmith. Il successo, inevitabilmente, presenta però il proprio conto da saldare, nel caso dei Nostri particolarmente salato. Quintali di droga e fiumi di alcool portano a instabilità mentale e anche fisica, fattore che procura al gruppo figuracce barbine dal vivo, che vede gli ‘Smith spesso e volentieri nemmeno in grado di reggersi in piedi di fronte al proprio pubblico. In quel periodo nasce il nomignolo di Toxic Twins per i due leader e le donne vanno e vengono non solamente dai bugigattoli del back stage ma anche dalle alcove ufficiali dei componenti del gruppo. Aborti, vomitate su torte nuziali, bicchieri di latte che volano a mo’ di armi fra donzelle stizzite ma soprattutto figli che nascono. Steven Tyler, in particolare, notoriamente sfrontatissimo sul palco e luminare assoluto nel districarsi fra eserciti di “strisce bianche” parallele si dimostra un triste, fragile e smarrito pusillanime nella vita, quella vera, che impone le responsabilità a un padre.
La storia degli Aerosmith è assimilabile a un rollercoaster, alimentata da grandi picchi ma anche da cadute con la faccia direttamente nella polvere che odora di fallimento. Un viaggio affascinante, senza dubbio, luccicante e nello stesso tempo tragico, che dimostra coraggio nel mettere a nudo le debolezze delle invincibili rockstar o presunte tali, nonostante i 150 milioni di dischi venduti in tutto il mondo. Grandi litigate, clamorosi divorzi, svenimenti e l’amaro sapore della frustrazione quando le luci della ribalta si affievoliscono per poi spegnersi quasi del tutto. La resurrezione, però, è dietro l’angolo – all’incirca – e il gruppo riesce a risollevarsi grazie all’aiuto di agenti esterni, nella fattispecie e incredibilmente NON di natura chimica ma dalle sembianze bipedi, due donne e due uomini che non hanno nessun rapporto apparente fra loro, riprendendosi il posto lasciato vacante per molti anni.
Una serie di album azzeccati sigla il ritorno in pompa magna dei Nostri, segnato da aneddoti e dall’espressione di una maturità finalmente raggiunta, o semplicemente idealizzata.
Tutto questo viene raccontato all’interno delle pagine di Aerosmith 40 anni di storia, libro che anche di perle di saggezza si alimenta, come quando va a ripescare una recensione del disco As Safe As Yesterday Is degli Humble Pie, dalla quale la leggenda vuole che…
Ottima, poi, l’idea di mettere, di tanto in tanto, delle frasi che condensano lo ‘Smith-pensiero. Una su tutte, da parte di Steven “Tyler” Tallarico: “La storia della musica non mente, ogni volta che una donna si è intromessa nella vita di una band ne ha segnato la distruzione”.
Sorprendente scoprire, fra le righe, che Ted Nugent, selvaggio chitarrista guerrafondaio di Detroit, abbia suonato spesso e volentieri da supporter alla premiata ditta Tyler, Perry&Co.
Come da tradizione Tsunami Edizioni, pochissimimissimi sono i refusi, a garantire un prodotto di alta qualità. In coda, una serie di sezioni dedicate ai fan sfegatati del gruppo. Si parte da quella relativa alla discografia completa per arrivare all’ultima sulle “ospitate” importanti degli ‘Smith, con a chiosa due parole sul gruppo “fantasma” chiamato Renegade. Otto le foto a colori all’interno delle 224 pagine, tutte scattate all’Heineken Jammin Festival 2010, da parte di Henry Ruggeri.
Fabio Bernabei, in Aerosmith 40 anni di storia dai Toxic Twins a Guitar Hero, riesce a confezionare un libro rispettoso per un gruppo irrispettoso.
Stefano “Steven Rich” Ricetti