Heavy

Recensione Libro: autobiografia Lemmy (White Line Fever)

Di Stefano Ricetti - 25 Gennaio 2005 - 14:16
Recensione Libro: autobiografia Lemmy (White Line Fever)

Lemmy
La Sottile Linea Bianca
Autobiografia
Baldini Castoldi Dalai Editore
2004

Lemmy
White Line Fever
The Autobiography with Janiss Garza
Pocket Books
2003

Introduzione
Al contrario di quanto si possa pensare, l’autobiografia di Ian Fraser Kilmister detto Lemmy, bassista e cantante dei Motorhead ci presenta un personaggio atipico, amante delle buone maniere e del quieto vivere per quanto riguarda il rapportarsi con il prossimo, soprattutto se si tratta di personaggi femminili. Un particolare che emerge all’interno di tutta l’opera è il profondo rispetto che egli porta alle persone che lo circondano e che secondo i suoi standard lo meritino. E’ una persona solitaria, che vive secondo le proprie regole, ed è uno dei pochi personaggi dello HM star system che, dall’alto del proprio carisma, peraltro ampiamente riconosciuto dai metalhead e dagli addetti ai lavori, si concede la giusta dose di autocelebrazione, comunque comprensibile in una autobiografia. Incredibilmente Lemmy snocciola la sua storia con dovizia di particolari conferendo all’intero lavoro la testimonianza vivente di un modo del tutto particolare di interpretare la vita. Qua e là parte per la tangente con delle divagazioni nate al momento, per poi tornare sull’argomento principe del discorso subito dopo, tutto giustificato e giustificabile in un’opera relativa ad un rocker come Lemmy. Chi si aspetta quindi le memorie scalcinate e raffazzonate di un perenne ubriacone confezionate solo per far soldi, rimarrà deluso. La Sottile Linea Bianca è il testamento spirituale di una leggenda vivente dell’heavy metal, ben pensato e ben confezionato.

Polemica
A proposito di avvinazzati mi rammento quando in una delle primissime trasmissioni televisive di approfondimento sulla rete pubblica all’inizio degli anni ottanta venne fatto un servizio sul (nuovo) fenomeno musicale chiamato heavy metal. Ebbene, al posto di far apparire gruppi in un certo qual modo “presentabili”, gli esperti musicali della RAI cosa ci propinarono: un’intervista ai Motorhead (formazione classica Kilmister/Clark/Taylor) completamente strafatti con Lemmy che a fatica riusciva a spiaccicare qualche parola ed un video dell’impresentabile Thor intento a far scoppiare una bull dell’acqua calda con la sola forza del fiato incalzato dal proprio chitarrista ai suoi piedi. Quindi cari lettori di Truemetal, già in quegli anni i benpensanti nonché i cosiddetti critici musicali consideravano l’HM come un fenomeno di serie “c” destinato ad una mandria di disadattati, o quantomeno questo è stato il loro intento fin da subito, come ampiamente dimostrato dai due video sopra descritti. Come sempre poi il tempo è galantuomo e la storia ha pensato a far rimangiar loro la parola collocando l’heavy metal nella degna posizione che si merita.

Il Libro
Tornando ai Motorhead ubriachi, nel libro di episodi di questo tipo ce ne sono bizzeffe ma Lemmy ce li propone con una naturalezza ed una sobrietà che lasciano annichiliti, lo stile di narrazione è più da nonno a nipotino che non da rude metallaro diretto a una platea di gente fuori di testa. La storia scorre piacevolmente per tutta la sua durata e di aneddoti ce ne sono a gogò, coinvolgendo oltre agli stessi componenti dei Motorhead nella storia, altri illustri personaggi dell’HM e del circo del rock in generale come Biff Byford, Dee Snider, Alice Cooper, Dave Mustaine, Ozzy Osbourne, Lita Ford, Wendy ‘O’ Williams, Jimi Hendrix, Samantha Fox, Ron Wood, Gary Glitter, Mick Jagger, Jon Lord e molti altri. Entrare troppo nei particolari sarebbe impossibile data la quantità industriale di chicche presenti nel lavoro anche perché volutamente mi rifiuto di raccontarvi gli episodi più divertenti così come quelli più drammatici per evitare di rovinare la sorpresa alle tante persone che leggeranno il libro. Mi limito quindi a darvi qualche dritta relativa ai passi più esilaranti dell’autobiografia secondo il mio gusto: il concerto di Stafford con i Saxon (probabilmente uno degli episodi migliori!), Wurzel al party dei Rolling Stones, Lemmy all’imbarco dell’aereo a Los Angeles, il suo amico Tommy in tenda durante il “camp” delle Girl Guides, la trasfusione di sangue, Gary Glitter ad un party, il Finnish festival, il periodo come roadie di Jimi Hendrix, l’infermiera del dispensario che arriva con un secchio da muratore e volutamente mi fermo qua.

Curiosità
Prima della “La Sottile Linea Bianca” uscito solo pochi mesi fa, il sottoscritto si era sparato l’edizione originale in inglese intitolata “White Line Fever”, questo per riferire dell’ottimo lavoro fatto dal traduttore Riccardo Vinello in questa autobiografia che non si è limitato a fare una traduzione “uno a uno” ma ha approfondito in maniera maniacale qualsiasi rimando storico effettuato da Lemmy sottolineandone anche gli errori. Vi basti sapere che Mr. Kilmister per imprecisati motivi citava Dee Snider dei Twisted Sister come Dee “Schneider” e la cosa nell’edizione italiana è stata appunto fatta notare con dovizia di particolari. Uniche imperfezioni, ma si tratta di peli nell’uovo, tra le pagine vengono sempre citati i Twisted Sister con la ‘s’ finale (Twisted Sisters) al posto del nome corretto e Rhandy Rhodes al posto di Randy Rhoads ma ripeto, si tratta di particolari che non inficiano assolutamente il monumentale lavoro di traduzione dallo slang angloamericano usato da Lemmy all’italiano.

Nota Finale
Se siete dei metallari che amano leggere un buon vecchio libro, questo è un lavoro scevro di ipocrisia, narra in maniera solare la storia di uno dei nostri eroi del metallo, un uomo che negli ultimi trent’anni ha avuto più donne, droghe e alcool che non pasti caldi…….. non ubriachiamoci (verbo che in questo contesto calza a pennello) di solo internet e connessi, sfuggiamo dalla moda imperante dell’usa e getta, il sapore ed il profumo della carta stampata è ineguagliabile!.

We are Motorhead, We’re gonna kick your f..king ass!

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti