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Live Report: Anneke Van Giersbergen + Trillium a Milano (MI)

Di Stefano Burini - 28 Ottobre 2013 - 21:40
Live Report: Anneke Van Giersbergen + Trillium a Milano (MI)

ANNEKE VAN GIERSBERGEN + TRILLIUM

24/10/2013 @La Salumeria della Musica, Milano (MI)
 

Vi dirò, Anneke Van Giersbergen non è un’artista che seguo dalla Notte dei Tempi. Sarà che il gothic metal in genere non mi ha mai preso più di tanto (con le dovute eccezioni, vedansi “The Heart Of Everything” dei Within Temptation o il favoloso “The Cold White Light” dei mai sufficientemente compianti Sentenced) ma la “mia” Anneke è più quella degli ultimi tre – quattro anni, sospesa tra le favolose collaborazioni con il mitico pazzoide Devin Townsend (da “Addicted” all’immaginifico “Epicloud“) e le esperienze da solista, piuttosto che non quella dei The Gathering. Potrete ben immaginare, dunque, l’hype una volta venuto a conoscenza di una data geograficamente vicina e nella quale poterla ammirare alle prese con i brani di quel gioiellino melodico che risponde al nome di “Drive“. Se poi aggiungiamo alla festa i Trillium della bravissima Amanda Somerville come opening act, la parola d’ordine era una e una sola: impossibile mancare! Ma forse è meglio partire dall’inizio.

 

Puntuali come un orologio, alle ventuno in punto salgono sul palco Amanda Somerville e i suoi Trillium. L’impatto della band staunitense è decisamente buono e, almeno nelle prime battute, dal taglio insospettatamente heavy: in effetti un opener intitolata “Machine Gun” lascia poco spazio all’immaginazione! “Mistaken” prosegue con altrettanta convinzione e buonissimi risultati in termini di resa, la successiva “Utter Descension” vira sul metal operistico mentre la particolare “Mayday” sfora senza troppi problemi verso il pop ed il melodic rock, forte della grande vocalità della Somerville, grande interprete che non lesina energie né acuti. Sempre la cantante americana protagonista della bellissima “Carnival”, un brano a mezza via tra il lento da piano bar e la power ballad su cui Amanda si diverte un mondo nei panni della femme fatale. Si torna a pestare duro con “Bow To The Ego”, dal guitar work incendiario e con l’aggiunta di un divertente siparietto. Tra le rimanenti non citate vale la pena ricordare “Purge”, con il bel finale a due voci con Amanda a duettare con se stessa, la rockeggiante “Path Of The Least Resistance” con dedica a Simon Oberender, tastierista dei Trillium scomparso esattamente un anno fa, e “Point Of Safe Return”, tutti brani che beneficiano (e non di poco) della magior ruvidezza del suono “live” rispetto a quello fin troppo laccato sentito su “Alloy“. Tocca a “Coward” il compito di chiudere un concerto di buonissimo livello, quanto di meglio si potesse sperare per passare una buona ora in attesa della star della serata: Anneke Van Giersbergen.

Setlist:

01. Machine Gun
02. Mistaken
03. Purge
04. Utter Descension
05. Mayday (Amanda Somerville cover)
06. Point of safe return (Amanda Somerville cover)
07. Carnival (Amanda Somerville cover)
08. Bow to the Ego
09. Path of Least Resistance 
10. Coward

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Anneke sale sul palco alle 22 in punto, preceduta come da tradizione dai musicisti della sua band e con un look decisamente rockettaro, tra pantaloni nero lucente e un giubbetto di pelle presto abbandonato lasciandola libera di ballare e scatenarsi al ritmo delle varie canzoni. Si intuisce fin da subito che la serata è di quelle giuste: Anneke dal vivo è un vero spettacolo: bellissima, contagiosamente sorridente e con una voce che non pare subire in alcun modo il passare del tempo. La scaletta prevede, come da copione, un mix di canzoni vecchie e nuove, con ampio spazio giustamente lasciato alla musica allegra e frizzante di “Drive“, presente con ben otto estratti. Dalla travolgente “She” alla più tranquilla “Treat Me Like A Lady”, passando per l’acustica “My Mother Said” (da pelle d’oca), la tosta e contaminata “Mental Jungle”, la sbarazzina “You Will Never Change” e l’esplosiva “Drive” è un tripudio di rock melodico suonato con grande attitudine e convinzione. Il feedback da parte del pubblico, stregato dalla cantante olandese sulle ballate quanto prontamente smosso sui pezzi più dinamici, è elevatissimo e la performance di Anneke ne risente in positivo. Emozioni a non finire e addirittura qualche errorino (come nell’accorata “Beautiful One” in cui l’ex The Gathering sbaglia l’attacco con la chitarra); ma, in fondo, chi se ne importa? Basta un sorriso per perdonare la Lana Turner (o la Naomi Watts, se preferite riferimenti più recenti) dell’Heavy Metal e tornare a godersi altri pezzi da novanta come la stellare “Shooting At Stars”, sulle tracce dei migliori U2, la quasi progressiva “We Live On”, la solare “Feel Alive” e la conclusiva e benaugurante “The Best Is Yet To Come”. Completano la scaletta un paio di estratti dalla discografia dell’Adunanza (“Saturnine” e “Broken Glass” seguiti ed e-seguiti con grande trasporto) e altri brani da solista quali “1000 Miles Away From You”, “My Boy”, “Stay” e “You Want To Be Free”, tutti quanti molto piacevoli e apprezzati dalla totalità i presenti. 

Setlist:

01. You Will Never Change
02. Drive
03. Saturnine (The Gathering cover)
04. Treat Me Like a Lady
05. My Boy
06. 1000 Miles Away from You
07. She
08. Beautiful One (Agua de Annique Acoustic cover)
09. My Mother Said
10. Forgive Me
11. Mental Jungle
12. You Want to Be Free
13. Stay
14. Shooting For the Stars

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Encore:

15. Broken Glass(The Gathering cover)
16. We Live On
17. Feel Alive
18. The Best Is Yet to Come

Senza troppi giri di parole una serata splendida come raramente ho avuto la fortuna di vedere. Due Artiste con la A maiuscola, sicuramente diverse tra loro eppure entrambe, a loro modo, brave, belle e anche incredibilmente disponibili nel post concerto per foto e autografi con i numerosissimi fan. Mancare sarebbe stato un vero e proprio delitto!
 

«They say life is complicated,
They say love is overrated.
Nothing is black or white.
And there’s no way we are gonna make it
Unless we no longer fake it:
We will be all right.

I don’t want to leave,
I want to live right here where we are.

Right now, now is where we are.
Reaching out that high, higher than the sky.
It’s always on my mind, it’s never gonna leave me blinded.
For the stars, shooting for the stars!»

Live Report e fotografie a cura di Stefano Burini