Live Report: Anthrax a Bologna
Quella di lunedì 22 giugno è stata la serata del thrash, quello autentico, che ha visto come protagonisti due fra i nomi più influenti del panorama musicale mondiale. Non potendo esprimerci in merito all’esibizione milanese dei Metallica, basandoci comunque sulla fiducia, possiamo affermare che lo show degli Anthrax in quel di Bologna non è stato certamente da meno: quella che ci siamo trovati di fronte per l’occasione è una band che, come da previsione, è riuscita a mettere in atto una vera e propria opera di distruzione. Non tantissimi i presenti per l’unico concerto del quintetto di New York nel nostro paese, colpa presumibilmente della concomitanza fra questa data e quella dei Four Horsemen in terra lombarda; pochi ma buoni quindi, che sono riusciti ugualmente a dimostrare tutto l’affetto del pubblico italiano nei confronti un gruppo che, in ogni caso, dimostra di saperci ancora fare, sopratutto per quanto riguarda l’energia sprigionata in occasione dei live show.
Report a cura di Angelo D’Acunto e Lorenzo Bacega
Foto a cura di Angelo D’Acunto
Ore 21: tocca ai thrasher bolognesi Neurasthenia aprire le danze davanti a un pubblico piuttosto esiguo raggruppatosi all’interno del Sottotetto. La scarsa affluenza all’interno del locale non turba più di tanto il combo felsineo, che offre in pasto ai presenti una prova oltremodo rocciosa e di carattere, malgrado dei suoni decisamente non ottimali e un po’ troppo impastati (solita croce che affligge più o meno tutti i gruppi d’apertura). Ad animare come si deve gli spettatori ci pensano le esecuzioni pienamente riuscite della anthemica T.B.T. (Thrash is Back in Town), o della tiratissima e autocelebrativa Neurasthenia (sicuramente tra gli apici dello spettacolo); molto gradevole inoltre anche la granitica The Last Order of God. Per quanto riguarda la prestazione della band, sugli scudi troviamo soprattutto il batterista Mise, entrato da qualche mese nella band in sostituzione del defezionario Steve Rivolta e autore di una prestazione estremamente precisa in ogni intervento. Un’esibizione energica e senza fronzoli quella offerta dai Neurasthenia, forse non il massimo quanto a pulizia e a resa sonora ma potente al punto giusto per scaldare il pubblico in previsione del piatto principale della serata.
Lorenzo Bacega
Sembra essere quasi inutile spiegare che il periodo di maggior splendore gli Anthrax lo hanno vissuto negli 80’s, è doveroso però precisare che, nonostante le varie incarnazioni e i cambi di rotta (a volte anche abbastanza discutibili) degli ultimi anni, la band ha sempre e comunque confermato quelle che sono tutte le proprie qualità dal punto di vista dei live show. Non ne fa eccezione la data del Sottotetto di Bologna: ennesimo banco di prova sì, sopratutto per quanto riguarda la prestazione del nuovo arrivato Dan Nelson, ma comunque anche ennesima conferma di come il tridente Ian/Bello/Benante sia riuscito ancora una volta a tenere in piedi un nome che, in ogni caso, rappresenta la storia del genere.
La partenza è delle migliori, affidata all’immortale classico Indians e a Got The Time; la band newyorkese colpisce sin da subito il pubblico presente con una violenza pari ad una lunga serie di pugni dello stomaco. Ottima la prestazione di Nelson, dotato di una voce calda e potente (anche fin troppo), capace, di tanto in tanto, addirittura di coprire i restanti strumenti (a discapito delle orecchie di chi si trovava vicino le casse). Il tempo di sparare a raffica altri due grandi classici come Madhouse e Antisocial ed ecco che la band presenta Fight Em, nuova traccia di una violenza inaudita e che fa ben sperare per quelli che saranno i contenuti di Worship Music, il prossimo full-length che vedrà la luce in autunno. Immancabile la presenza di Caught In A Mosh, capace di creare un vero e proprio mattatoio fra le prime file ed eseguita in modo a dir poco perfetto, con il solito ottimo lavoro di una sezione ritmica che non ha sbagliato un colpo per tutta la durata del concerto. Il tempo di un breve siparietto ad opera di Scott Ian, il quale sottolinea quelle che sono le proprie origini italiane, approfittando anche dell’occasione per esprimere tutto il suo gradimento nei confronti dell’Amaro Montenegro, e il combo statunitense riprende a sferrare il proprio attacco, questa volta con Safe Home e Room For One More, entrambe a rappresentare le release più recenti. Secondo estratto dal nuovo album è invece la successiva New Noise, forse un tantino più moderna e vicina agli ultimi lavori del gruppo, seguita a ruota da Only (da Sound Of White Noise). Pochi minuti per riprendere fiato nel backstage ed ecco che Ian e soci risalgono sul palco per salutare definitivamente il pubblico felsineo con What Doesn’t Die (estratta da We’ve Come For You All) e la doverosa chiusura affidata ad I Am The Law che pone fine a settanta minuti circa di set suonati con intensità e con tutta la professionalità che ha da sempre contraddistinto il combo di New York.
Quello che molti si aspettavano dagli Anthrax era uno show di durata un po’ più considerevole e, forse, con una maggiore carrellata di grandi classici (come ad esempio Metal Thrashing Mad), resta comunque il fatto che il pubblico del Sottotetto è stato ripagato ampiamente con uno spettacolo d’alti livelli e che, come al solito, non ha deluso la stragrande maggioranza delle aspettative.
Angelo D’Acunto
Setlist:
Indians
Got The Time
Madhouse
Antisocial
Fight Em
Caught In A Mosh
Safe Home
Room For One More
New Noise
Only
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What Doesn’t Die
I Am The Law