Live Report: Napalm Death, Cripple Bastards – 06/02/09 (TV)

Di Nicola Furlan - 13 Febbraio 2009 - 8:00
Live Report: Napalm Death, Cripple Bastards – 06/02/09 (TV)

6 febbario 2009 – New Age (Roncade, Treviso)

Napalm Death, Cripple Bastards

Live report a cura di Nicola Furlan
Photo report a cura di Daniele Peluso

‘È venerdì sera in quel di Roncade (Treviso) e si respira aria di pioggia e di grande occasione…’ Iniziò così, attraverso le parole del nostro redattore Pier Tomasinsig, la prefazione del Live Report dello show che i Napalm Death tennero a Roncade lo scorso 23 maggio. A parer di chi scrive fu un concerto discreto, forse un po’ penalizzato da suoni scadenti, ma nel complesso la maggior parte dei presenti omaggiò con scroscianti applausi il combo britannico.

6 febbario 2009, ‘È venerdì sera in quel di Roncade (Treviso) e si respira aria di pioggia e di grande occasione…’: stesso identico clima e stesse aspettative, per l’occasione focalizzate sulla voglia di assistere a un concerto in grado di lavare via quelle piccole sbavature che avevano condizionato la precedente esibizione. A supporto di Embury e soci troviamo i grinders nostrani Cripple Bastards, band voluta dagli stessi Napalm Death per servire l’esplosivo antipasto ai tanti presenti accorsi. Lo show inizia con leggero ritardo rispetto l’orario stabilito, giusto il tempo per una birretta veloce ed ecco salir sul palco i grinders nostrani…

L’esibizione dei Cripple Bastards è stata buona. Il combo piemontese ha messo in luce tutta l’attitudine ‘core’ di cui è dotato. Il loro stile è da sempre caratterizzato dalla naturalezza con cui vivono le sfuriate grindcore e vomitano i testi politicamente tanto scorretti. Tutto rispettato quanto apprezzato dai presenti. Ha colpito (come sempre) la follia riflessa dallo sguardo del frontman Giulio ‘The Bastard’ anche se verso fine concerto la voce ha un po’ ceduto. Buono lo stile del bassista, ottima la violenza ‘non triggerata’ alle pelli per mano di Al Mazzotti.

La scaletta non ha mancato di brani ormai attesi quali Prospettive Limitate, Misantropo a Senso Unico, Italia di Merda o Polizia, sembre ben accetti oltre che attesi dagli accorsi, per l’occasione davvero numerosi e coinvolti. I suoni hanno lasciato un po’ a desiderare, ma non era di certo atteso un lavoro fonico brillante. Ed è forse la potenza che è venuta meno, ma non per questo si è assistito a un concerto deludente, tutt’altro! La band ha davvero dimostrato di saperci fare, interpretando quell’attitudine che al momento, a livello europeo, ben poche band possono ostentare on-stage. Promossi a pieni voti.

Il momento tanto atteso è arrivato. Le luci si abbassano e tre sinistre ombre agitano la densa oscurità del New Age. Pochi secondi e la deflagrante Instinct of Survival irrompe violetemente dalle casse accompagnata dall’isterica entrata on-stage del cantante Mark “Barney” Greenway. L’agitazione sale ai massimi livelli fin dai primi brani, nello specifico tratti dal primo album della carriera (“Scum”, 1987) e dall’ultima azzeccata fatica discografica uscita a fine gennaio, “Time Waits For No Slave”.

Poco tempo per prender fiato e la band caccia dal cilindro il primo classico della serata, quel famoso Suffer the Children, marchio di fabbrica dei tempi che furono nonchè testimone della vera estrema attitudine del combo di Birmingham. Altri due brani estratti dall’ultimo full length (Time Waits for No Slave e Strongarm), e arriva il momento dei pesci grossi pescati da “From Enslavement to Obliteration”, con punte di massimo pogo sulle distorte note del secondo classico di serata: It’s a M.A.N.S. World. Qualche altra deflagrante canzone e il quartetto si prende, complice la non più giovane età, un paio di minuti di pausa. Tempo di bere qualche sorso d’acqua, scambiare qualche pacca coi fans delle prime file ed è di nuovo guerra.

Dopo l’immancabile The Code Is Red…Long Live the Code, più che coinvolgente, arriva un nuovo apprezzato richiamo alle estreme sonorità di inizio carriera. Da “Scum” vengono proposti in sequenza You Suffer (con tanto di ammiccante strizzatina d’occhio ai presenti da parte di Greenway), Scum, The Kill e Deceiver. La band omaggia la calda ospitalità italiana con Persona Non Grata, per chiudere, acclamata ai bis, con una tripletta di brani in cui non poteva mancare l’attesa Nazi Punks Fuck Off, cover degli storici Dead Kennedys a cavallo della quale vengono suonate Mass Appeal Madness e Siege of Power.

Più di così non si poteva chiedere. Un concerto eccellente, riflesso della brillante ispirazione attuale della band. Uno show dal sapore old-school (tanti i brani estratti dai primi due seminali platter della lunga carriera) e non pochi quelli contenuti nell’ultimo full length “Time Waits For No Slave” (disco che richiama molto a se le origini spontanee di inizio carriera). Complimenti ai Napalm Death, veri precursori e attuali maestri incontrastati della musica estrema mondiale.

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