Live Report: Royal Republic + Storm Orchestra @ Santeria Toscana 31 (MI) – 30/04/2025

Live Report: Royal Republic + Storm Orchestra @ Santeria Toscana 31 (MI) – 30/04/2025
a cura di Martina L’Insalata
Si sono fatti attendere, ma ne è valsa la pena. I Royal Republic tornano in Italia per il loro LoveCop Tour mercoledì 30 Aprile al Santeria Toscana di Milano, affiancati dagli Storm Orchestra in apertura.
Il trio francese propone un rock moderno senza infamia e senza lode: è la loro prima volta in Italia e alla fine non va poi così male, catturando l’attenzione del pubblico che balla e batte le mani a ritmo di canzoni come Piece of You, Drummer e Superplayer, quest’ultime due direttamente da Get Better, terzo disco in studio uscito proprio ad inizio mese. Concludono il set con Tones Of The Thunder e Suspect, dal secondo disco What A Time To Be Alive, e tra gli applausi lasciano il posto agli headliner: la sala si riempie, inizia a far caldo.
Passate le 21 le luci si fanno più soffuse: dalle casse esce il suono del sax e nell’aria sembra quasi che per un momento ci sia di nuovo quella magia tipica degli anni ’80, ma la vera magia inizia col botto quando i Royal Republic accendono – letteralmente, con le lucine al neon – le chitarre: iniziano con My House seguita da LoveCop, title track dell’ultimo disco, tamarri al punto giusto. Su Getting Along il pubblico inizia a fare sul serio, su Stop Movin’ non smette mai ma proprio mai di ballare, nemmeno sull’assolo di batteria, mentre su Boots abbiamo il pogo del mercoledì sera tra un ponte festivo e l’altro: è la prova del fatto che il rock’n’roll non va in ferie né in vacanza e porta sempre con sé il giubbotto di pelle, rigorosamente nero, anche con trilioni di gradi all’ombra.
Sono degli intrattenitori nati e Adam Grahn è perfetto nel dirigere l’intera baracca. Tra una Anna-Leigh e una Back From The Dead tira fuori per gioco il riff di Master Of Puppets. “This is work time, not fun time” e si torna prepotentemente alla musica dei Royal Republic ma prima, una precisazione importante: “un bel po’ di voi ci ha già visto dal vivo, mentre per tanti altri è la prima volta. Sappiate che con la prossima canzone vi daremo esattamente l’esperienza che gli altri hanno vissuto in passato” e attaccano con Full Steam Spacemachine, direttamente dal primo disco We Are The Royal. In effetti mi riporta proprio a quando la scena svedese sfornava dischi e successi underground conditi sempre da quel pizzico di glam e/o garage che ci vuole e che non fa mai male.
È già il momento del set acustico: la band è riunita al centro del palco per Wow! Wow! Wow! e Boomerang, ma alla fine della canzone Adam Grahn scende dal palco e arriva in mezzo al pubblico: “siete molto più fighi da qui”, dice ai suoi compagni di band, “ora suoniamo un’altra canzone, devo solo ricordarmi il testo”.
Prova a venderci il cowbell che scandisce il ritmo di Ain’t Got Time, definendolo come “the most sexual weapon in the world”, che se ci pensiamo bene è un modo fantastico per descrivere uno strumento musicale. Dopo Fireman & Dancer e Tommy-Gun è già il momento dell’encore: la band svedese torna sul palco accompagnata dalle luci soffuse di inizio show per Lazerlove, powerballad iper suggestiva.
Il pubblico incita la canzone con cui sono soliti chiudere, ma non è ancora il momento: “questa è una cover ed è il nostro video più cliccato su YouTube. Non è nemmeno una canzone nostra, ma almeno possiamo dire che siamo la vostra cover band preferita!”. Il pubblico in effetti si scatena anche su Battery dei Metallica ed ora sì che è pronto per RATA-TATA, l’ultima in scaletta.
La festa è finita. “Ce l’abbiamo fatta, di nuovo! Abbiamo suonato in posti grandi e piccoli: non fa differenza, ci divertiamo tantissimo ogni volta”, precisano i Royal Republic prima di scendere dal palco. In effetti, anche per noi nel pubblico, non c’è alcuna differenza: sfatti, sudati e soddisfatti come a un qualsiasi festival in pieno luglio, ma soprattutto pronti a rifarlo alla prossima occasione.