Recensione: 1998 Live Hits
Scompariva nell’agosto del 2014 una delle voci più iconiche, incisive e determinanti mai conosciute nella storia del microcosmo AOR.
Jimi Jamison era un leader carismatico oltreché una persona squisitamente cortese (ricordiamo personalmente la sua grande gentilezza in occasione di una nostra vecchia intervista). Soprattutto era un frontman straordinario, dotato di un’ugola meravigliosamente perfetta per il genere.
Assieme al vecchio sodale Jim Peterik, Jamison ha scritto pagine memorabili del rock melodico, iscrivendo il suo nome e quello dei Survivor nell’olimpo degli immortali insieme ai grandissimi del settore.
A distanza di più di undici anni, Frontiers music ne celebra l’arte con un’opera dal vivo che si attaglia particolarmente al gusto degli appassionati, offrendo una significativa uscita dal notevole appeal collezionistico.
“1998 Live Hits” è un documento live dal forte valore testimoniale, che restituisce Jimi Jamison nel 1998 in pieno possesso dei propri mezzi vocali e circondato da una band solida. Pur senza ambire al ruolo di live “definitivo” in termini di resa sonora o completezza di tracklist. Il risultato è un album pensato soprattutto per chi desidera rivivere, con un minimo di patina d’epoca, il carisma di una delle voci simbolo dell’AOR, più che un prodotto rivolto al grande pubblico occasionale.
Il disco raccoglie registrazioni provenienti da tre concerti tenuti a Little Rock, Nashville e Bettendorf nel 1998, fotografando Jamison in una fase di carriera in cui l’eredità Survivor conviveva con il percorso solista. La scaletta attinge in modo esteso al canzoniere degli anni d’oro dei Survivor. “Burning Heart”, “High On You”, “The Search Is Over”, “Is This Love”, “I Can’t Hold Back”, “Too Hot To Sleep”, “Eye Of The Tiger”, affiancando brani solisti come “Rock Hard” e “I’m Always Here” e una curiosa rilettura di “Riders On The Storm” dei Doors.
Sul piano interpretativo Jamison conferma le doti che lo hanno reso un’icona. Timbro immediatamente riconoscibile, controllo sulle linee melodiche e capacità di far crescere i ritornelli senza forzare, con una tenuta notevole considerando la natura live del materiale. Al netto di qualche imperfezione iniziale, il disco prende progressivamente quota, e pezzi come “High On You” e “Eye Of The Tiger” beneficiano di una spinta più grintosa rispetto alle versioni in studio.
La produzione non punta a un taglio moderno. Il mix mette in primo piano la voce e le melodie, lasciando strumenti e pubblico in una dimensione relativamente naturale, con qualche limite in termini di profondità e definizione rispetto agli standard odierni. La band di supporto garantisce però un contorno credibile, rispettando arrangiamenti e atmosfere dei classici Survivor senza trasformare il tutto in un esercizio di maniera, con una sezione ritmica essenziale ma efficace e chitarre che, pur senza virtuosismi eccessivi, mantengono l’impatto rock necessario.
Il vero punto di forza del disco sta nel suo valore emotivo e “storico”. Ascoltare in sequenza tanti brani-simbolo dell’AOR, eseguiti dalla loro voce originale in un contesto genuino di fine anni novanta, offre un’esperienza che va oltre la semplice compilation di hit. I limiti riguardano soprattutto l’assenza di una scaletta più profonda (mancano alcuni pezzi di “Too Hot To Sleep”) e una resa audio non sempre cristallina, elementi che lo rendono meno appetibile per chi cerca un live tecnicamente impeccabile o un primo approccio all’universo Jamison/Survivor.
Nel complesso “1998 Live Hits” si configura come un’uscita mirata, consigliabile agli appassionati di lunga data e ai collezionisti che troveranno in queste tredici tracce un tassello importante per comprendere la dimensione live del compianto Jamison. Mentre per il neofita potrebbe funzionare meglio come complemento alle storiche produzioni in studio che come punto di partenza.
Con un unico denominatore comune: la voce di un gigantesco artista come Jamison rimarrà per sempre una tra le cose migliori di cui l’AOR d’oltreoceano si sia potuto fregiare.

