Recensione: Aeromantic II

Di Francesco Maraglino - 18 Settembre 2021 - 10:58
Aeromantic II
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Nati da una costola dei metallari svedesi Soilwork, per iniziativa, in particolare, del cantante Björn Strid e del chitarrista David Andersson, i Night Flight Orchestra proseguono imperterriti ed a sostenuta cadenza (inconsueta per quello che all’inizio pareva solo un side project), nel proporre i propri album che fanno fare agli ascoltatori un vero e proprio viaggio nel tempo. La band, infatti, riporta i propri fans dritti agli anni ottanta del secolo scorso, ai tempi in cui AOR, pomp, soft-rock e “yacht rock” imperversavano nelle radio e nelle classifiche di vendita.

A breve distanza dal precedente Aeromantic”, baciato da notevole affermazione, ecco arrivare tutto d’un tratto un  “Aeromantic II”. La domanda nasce spontanea: si tratta degli scarti del disco precedente, di cui, quindi, questo “volume secondo” rappresenta un fratellino minore meno brillante? No: anche qui, infatti, siamo di fronte ad una manciata scintillante e di gran qualità di brani uncinanti e di grandissima presa. Ancora una volta, quindi, siamo alla prese quasi con una sorta di antologia virtuale di hit inedite del rock melodico e da arena di Kansas, Styx, Toto, Asia, House of Lords, Europe, con una spruzzatina persino di Abba (è gente che viene da Stoccolma, alla fin fine) e persino di disco music.

L’ambito più tipicamente AOR del full length vede suoi i gioielli più preziosi della collezione, come la grintosa  White Jeans e la orecchiabile  How Long, entrambe ben caratterizzate da riff d’ascia, melodie e ritornelli iper melodici e riferimenti a gente come Toto,  Balance, House of Lord.
Caratura altissima, su questa falsariga, anche per il rock adulto e carico di melodia di Amber Through A Window e per una solare (a dispetto del titolo) Midnight Marvelous, nella quale le suggestioni del “rock adulto” virato al pop si fondono a sfumature da musical.

Altrove l’adult oriented rock della NFO sconfina verso quelle influenze prog/pomp che videro (e vedono tuttora) i Kansas e gli Styx e poi gli Asia come maestri indiscussi: parliamo di Violent Indigo (anch’essa dagli sviluppi “musical”) e Change (non priva di folate hard).

Un folto gruppo di canzoni, invece, indulge in un riuscito soft-rock contaminato anche da innesti disco, rimandando soprattutto ai Toto più orecchiabili e ad alcune opere di quell’Electric Light Orchesta ben assonante fin dal nome con la band di cui stiamo trattando.
Ecco scorrere, dunque il cristallino sound di I Will Try e You Belong To The Night, l’arrembante pop-rock alla Toto  di Burn For Me (ingioiellato da un vispo assolo di piano), l’elegante e sontuoso soft-rock di Chardonnay Nights.

Se anche in “Aeromantic II”manca un po’ l’effetto sorpresa dei lavori precedenti, nel giudizio del recensore e, soprattutto, nel giubilo indiscutibile dell’ascoltatore, prevale il gradimento per un album ancora una volta permeato da una classe cristallina, da incommensurabile e patinata eleganza, da ritornelli irresistibili e da un suono colossale.

Francesco Maraglino

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Genere: AOR 
Anno: 2020
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