Recensione: Aqua

Di Andrea Loi - 2 Agosto 2006 - 0:00
Aqua
Band: Asia
Etichetta:
Genere:
Anno: 1992
Nazione:
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78

Tagliamo subito corto nell’ affermare che il nuovo corso degli Asia, inaugurato con questo disco, nonostante non raggiunga qualitativamente gli exploit del clamoroso esordio (nel momento in cui scrivo si parla di reunion quasi certa…), rappresenta un’ ottima testimonianza di quello che fu la band dopo gli assestamenti a livello di line-up sul finire degli anni ’80.

A lungo incerte le sorti della band, ecco che inaspettatamente il gruppo, che nella scorsa decade diede sprazzi di genialità col primo full-length (ma anche il secondo “Alpha” merita grandi attenzioni), ritorna (insieme pure a Steve Howe!!!) con un nuovo cantante: il bravo John Payne che in maniera sempre convincente (anche in futuro…) ha retto il difficilissimo e arduo compito di gestire le sorti di un monicker fondamentale per l’ hard rock a matrice prettamente melodica.
Il gruppo si è sempre mosso infatti su coordinate Pomp/Aor con venature che richiamano la tradizione prog, arricchite da sferzate di melodia con le tastiere a ricoprire spesso (sempre…) un ruolo fondamentale.
Questo aspetto ai puristi ha sempre fatto storcere il naso, in quanto i soliti sprovveduti bollarono frettolosamente la proposta del gruppo come un tentativo mal riuscito di proporre un pop/rock commerciale e di facile presa (assurdo…).
E’ vero che le favolose e intriganti soluzioni dei già citati primi album negli anni ’80, sono state sostituite (già in “Astra” per dire la verità…) da esecuzioni più “convenzionali” e dirette, con evidenti richiami alla tradizione melodica e a collaudati schemi “Stelle e Striscie” dal sapore “popolare”, ma è impossibile non rimanere coinvolti dalle architetture sonore di un’opener come “Who will stop the rain?”, o dalla dolce raffinatezza dei richiami “orientali” di “Love under fire”, con un’interpretazione di Payne azzeccatissima, testimone di un gusto compositivo davvero non comune. L ‘introspettiva “The voice reason” poi, prelude la clamorosa e regale “Lay down your arms” dove le tastiere di Geoff Downes prendono il sopravvento duettando con la voce (veramente all’ altezza) che ha in questa song un’impostazione quasi “parlata”, e ciò conferisce un tocco davvero speciale nell’ economia del brano …
Capirete che è difficile per il sottoscritto trovare momenti “deboli” in un platter che pur non possendendo nulla di originale presenta canzoni di una invidiabile freschezza compositiva, che semplicemente “funzionano”, alternando momenti solenni e cadenzati come “Don’ t call me” a quelli più briosi come “A far cry”, senza dimenticare la “sofferta” “Heaven On Earth”, che conferma l’ ottimo lavoro in sede di produzione di Geoff Downes.

Che dire… Anche in tutti gli anni ’90 gli ASIA si riveleranno una splendida garanzia con ottimi dischi di cui questo “Aqua” rappresenta l’ inizio di uno splendido “filotto”.
Vivamente consigliato l’ acquisto.

Nota a margine: Il disco in mio possesso, uscito orginariamente nel ’92, è stato ristampato e rimasterizzato dalla Snapper Classics in una bella edizione in digibook nel 2004 e con l’aggiunta di una bonus, “Obsession”. Non sono presenti i testi (che invece si trovano nella musicassetta che acquistai nel 1992). Tra l’ altro esistono varie versioni ristampate che spesso prevedono una track-list diversa sia nella successione dei pezzi si per quel che riguarda le bonus-track.

Tracklist:

1. Aqua
2. Who Will Stop The Rain
3. Back In Town
4. Love Under Fire
5. Someday
6. Little Rich Boy
7. Voice Of Reason
8. Lay Down Your Arms
9. Crime Of The Heart
10. Far Cry
11. Don’t Call Me
12. Heaven On Earth
13. Aqua
14. Obsession ( bonus track)

Line up:

Geoff Downes – Keyboars/Backing Vocals
John Payne – Lead Vocals/Bass/Backing vocals
Carl Palmer – Drms & percussion
Al Pitrelli- Lead & Rhythm Guitars
Steve Howe- Acoustic Guitars/Mandolin/Pedal Steel/ Electric 12 string/Dobro

Curiosità: vi segnalo il sito di Roger Dean (www.rogerdean.com), il designer che ha creato il logo degli Asia e molte illustrazioni anche degli Yes (sua la copertina del Divino “Fragile”). Col suo stile “futuristico” ha sempre cercato di sublimare l’armonia (sebbene in uno stile velatamente inquietante con l ‘utilizzo e l’ accostamento di forme paradossali…) che si sposa perfettamente con certe tematiche visionarie tipiche del prog (di cui i componenti degli ASIA hanno un chiaro background).

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