Recensione: Bellum Regiis

Di Gianluca Fontanesi - 5 Maggio 2025 - 0:30
Bellum Regiis
Band: Hate (Pol)
Etichetta: Metal Blade
Genere: Death 
Anno: 2025
Nazione:
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75

Con Bellum Regiis, gli Hate raggiungono, in una carriera quasi trentennale, l’invidiabile traguardo del tredicesimo album in studio. Ne sono passati di musicisti, di ere geologiche, di band e di concerti, ma i deathster polacchi sono ancora qui e, come vedremo, più in forma che mai. Ormai le coordinate stilistiche degli Hate sono ben consolidate e, purtroppo o per fortuna, si sa sempre cosa si andrà ad ascoltare: un death metal potente e di forte impatto ibridato col black più feroce ed intransigente. Nemmeno questa volta i nostri riusciranno a scrollarsi di dosso l’etichetta di cloni dei Behemoth e, a questo punto, non crediamo che ce ne fosse mai stata l’intenzione.

Bellum Regiis però, nonostante tutte le dietrologie che potrebbero saltar fuori, è un ottimo album, che rimette la band in carreggiata dopo il mediocre Rugia. L’approccio qui è molto più ragionato del solito e parliamo di un disco che è l’esatto contrario di un Auric Gates of Veles a caso, ad esempio. Se quest’ultimo era una furia incontrollata e totale, Bellum Regiis centellina, ci pensa su e ferisce sempre al momento giusto.

Gli otto brani proposti (più un breve intermezzo) sono lunghi, articolati e un valido campionario del know how che gli Hate hanno maturato negli anni. Se il songwriting finora è sempre stato altalenante e mai convincente per una tracklist intera, questa volta il bersaglio viene quasi centrato e, se non fosse per un leggerissimo calo di ispirazione negli ultimi due brani (Prophet of Arkhen e Ageless Harp of Devilry), ci troveremmo di fronte al miglior lavoro degli Hate in assoluto.

Bellum Regiis dura il giusto e non viene praticamente mai alla noia perché le soluzioni sono diverse e rendono i brani vere e proprie entità a se stanti. Su tutte spiccano la bellissima Iphigenia, con una tensione gestita in maniera magistrale, A Ghost of Lost Delight con un riff principale tra i più belli del lotto e Perun Rising, che è un chiaro richiamo ad Auric Gates of Veles e alla Scandinavia che conta. Ce n’è per tutti i gusti e nessun fan rimarrà deluso; Bellum Regiis è sì il solito album degli Hate ma con un songwriting superiore. Provatelo, vi darà parecchie soddisfazioni.

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