Recensione: Black Waters Deep

Di Daniele D'Adamo - 13 Novembre 2016 - 16:40
Black Waters Deep
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2016
Nazione:
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72

Dodici anni per giungere al debut-album.

Tanti sono stati quelli necessari agli svedesi In My Embrace per dare alle stampe “Black Waters Deep”, figlio di una continua instabilità della lineup, i cui membri entravano/uscivano e/o erano impegnati in altri progetti. Così, nel corso della loro carriera, alla fine dei conti, i Nostri hanno prodotto un solo EP (“Dead to Dust Descend”, 2014) e un singolo (“Thy Abhorrence”, 2015), quest’ultimo tratto dallo stesso “Black Waters Deep”.

La conseguenza principale di questa diluizione, nel tempo, è negativa, poiché è tutto così rapido, oggi, in materia anche di arte, che qualcosa concepito anche solo un lustro fa è già vecchio. Il sound, quindi. Per essere più chiari, gli In My Embrace propongono un classico e sano melodic black metal. Troppo, sano e classico. Poiché, pur non essendoci alcuna anomalia, in “Black Waters Deep”, la percezione che si ha, almeno a livello di approccio istintivo, è quello di un album passato. Come se si prendesse in mano qualcosa elaborato una decade fa, difatti. Non è certamente un aspetto evidentissimo, questo. Che, tuttavia, gli appassionati del nero metallo potranno cogliere in toto; giacché gli In My Embrace sono comunque assai bravi, sia a livello esecutivo, sia a quello compositivo.

Irreprensibili in entrambi i piani di azione. Professionisti nel maneggiare gli strumenti e nell’eseguire il loro compito con pulizia, precisione e affidabilità. Coerenti nello sviluppare il loro stile nel pieno rispetto degli stilemi di base imposti dall’essere una formazione di black metal melodico. Con song che possono prese come esempio per illustrare ai più cosa sia, per l’appunto, il melodic black metal, come la veemente e drammatica ‘Into Oblivion – Dead to Dust Descend Part II’. Certamente, ci sono anche episodi più dimessi, come la successiva ‘Of Ache and Sorrow’, tuttavia il livello complessivo del platter è più che discreto, anche come qualità delle canzoni.

Questo rigore tipologico genera, nondimeno, un’antitesi, poiché se da un lato fornisce sicurezza e tranquillità sulla certezza di cosa si va ad ascoltare; dall’altro impedisce il generarsi di qualsivoglia sorpresa. Girato l’angolo, cioè, si sa già – più o meno – cosa si troverà. Si troveranno brani godibili e ricchi di musica, come per esempio ‘Thy Abhorrence’ che, però, riveleranno un tasso di scolarizzazione elevato. Lasciando così allo stupore creativo un angolo assai ridotto, nel modo di “Black Waters Deep”.

Non male nemmeno il mood che permea “Black Waters Deep” medesimo: è quella sottile malinconia che solo le genti del Nord riescono a trasfondere in note. Genti abituate a vivere immerse nella Natura e ad assorbirne le componenti arcaiche, primordiali. Che, spesso, portano a una concezione buia delle cose, per ciò poco incline a moti di felice romanticismo. Anche in tal caso, nuovamente, si tratta di emozioni già abbondantemente provate con altri act similari.

Si spera, allora, che “Black Waters Deep” serva agli In My Embrace come trampolino di lancio per allineare il loro modo d’essere a quello che si respira attualmente attorno al black metal.

Daniele D’Adamo

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