Recensione: Brotherhood
E siamo a quindici. Dall’imprescindibile Indescreet (1986) gli FM ci regalano piccole e grandi gemme di rock melodico, a cui adesso si aggiunge questo Brotherhood, appunto quindicesima release della band britannica. Come prevedibile, il disco conferma la grande qualità degli inglesi, capaci di impreziosire le proprie melodie con un groove che, purtroppo, è sempre più raro ascoltare, travolti come siamo da produzioni senza anima e suoni artificiali.
In Brotherhood c’è personalità, a dimostrazione che non è sempre necessario inventare grandi novità, quando si sa suonare così bene un genere, pur consolidatissimo e, oggettivamente, un po’ retro.
Do You Mean It è un blues rock caldo, a limite del soul, che dimostra tutta la sapienza compositiva degli inglesi. Living On The Run, Coming For You e Raised On The Wrong Side, invece, sono dei classici brani di rock melodico che sembrano balzati fuori da un’autoradio degli anni Ottanta, scritti ed eseguiti tanto bene che è un piacere ascoltarli e riascoltarli.
Bello anche il mid-tempo vagamento melanconico di Love Comes To All, memore dei Dare e perfetta preparazione alla ballad Just Walk Away, che è un piccolo capolavoro di eleganza e sentimento, impreziosita dalla voce vellutata di Steve Overland, che qui dimostra per l’ennesima volta la propria immensa classe.
Don’t Call It Love e Time Waits For No One sono due bei pezzi spensierati e tipicamente AOR che rimandano ai Journey. Più intricata è, invece, Because Of You, un mid-tempo arrangiato benissimo dalla dinamica maestosa e coinvolgentissima: un gran pezzo.
Chasing Freedom ricorda ancora i Dare (o, forse, sono i Dare che ricordno gli FM), regalando una magnifica melodia nostalgica. Infine, The Enemy Within è sorretta da una chitarra più distorta del consueto, che evidenzia una linea melodica meno accattivante di altre, ma non per questo di minore qualità: anzi, The Enemy Within è la dimostrazione più fulgida della ricchezza compositiva degli FM, sempre uguali a sé stessi, eppure sempre un po’ diversi.
Ecco, forse è proprio in questa natura coerente, ma non statica, che va cercata e trovata la ricetta segreta della forza di una band che da un quarantennio ci delizia con le proprie produzioni. Brotherhood non fa eccezione e saremo felici di ascoltare dal vivo le sue canzoni accanto a quelle che hanno fatto la storia della bank inglese e del rock melodico, che, possiamo davvero dirlo, gode di ottima salute. Anche grazie agli FM.
