Recensione: Chants of the Tenebrous Depths

Di Valeria Campagnale - 26 Novembre 2025 - 11:00
Chants of the Tenebrous Depths
Band: VYR MUK
Etichetta:
Genere: Black  Death 
Anno: 2025
Nazione:
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65

Il progetto VYR MUK, sotto la direzione del mastermind Vladyslav Blizniuk, ha dimostrato una notevole iperproduttività sin dal suo esordio nel 2023, culminata con la pubblicazione di ben due full-length in un solo anno: “Crimson Fields of Sorrow” e il più recente, “Chants of the Tenebrous Depths“.

Questo secondo album segna una decisa evoluzione stilistica. Sebbene VYR MUK mantenga la sua natura intrinseca di one-man band, Blizniuk ha scelto di arricchire significativamente questa uscita con un vasto ensemble di vocalisti ospiti. Tale partecipazione è pressoché totalizzante, riservando la voce del leader alla sola traccia “Harvest of Innocence”. La scelta di coinvolgere figure note nell’ambiente, come l’artista di Floscule, evidenzia l’intento di espandere il raggio collaborativo senza tuttavia compromettere l’unitarietà del concept.

In netta contrapposizione con le ambiguità stilistiche rilevate in lavori precedenti, la traccia d’apertura “Uncontrolable Rage” stabilisce immediatamente un nuovo standard di riferimento. L’incremento della densità sonora e della dinamica direziona il sound verso un Death Metal rapido, con accentuate sfumature tecniche e sinfoniche come nel brano “Stillborn Sin”. Pur aderendo a convenzioni di genere, l’esecuzione è caratterizzata da una padronanza ineccepibile. La potenziale preoccupazione che l’alternanza di guest vocalist potesse intaccare l’omogeneità dell’opera è smentita dalla robustezza e coerenza della produzione. Le performance vocali raggiungono vette di notevole intensità, come l’imponente e prolungato scream di Neron Ferot in “Der swarze Hunger”. È particolarmente rilevante che Blizniuk non abbia apparentemente subordinato l’architettura strumentale alla selezione dei cantanti, preservando una solida coerenza artistica. La matrice compositiva di riff e tastiere si adatta con fluidità all’alternanza di registri, che spaziano dai growl gutturali dei collaboratori alle timbriche screaming.

In tale contesto, si delinea una conclusione critica: la cifra stilistica più distintiva e personalmente idiosincratica di VYR MUK si manifesta pienamente quando Blizniuk assume il ruolo di vocalista. Il suo timbro vocale reindirizza le composizioni verso una dimensione Black Metal che risulta più originale e coinvolgente rispetto al versante Death, sebbene quest’ultimo sia eseguito con riconosciuta eccellenza. L’uso delle tastiere, pur presentando sporadici momenti che appaiono stilisticamente datati, non compromette la qualità complessiva dell’orchestrazione. La profonda cupezza tematica e sonora del progetto, orientata chiaramente verso l’oscurità esistenziale piuttosto che alla mera violenza, la morte, trova una cristallizzazione elegante nell’outro strumentale.

“Chants of the Tenebrous Depths” si afferma come un momento cruciale di evoluzione e affinamento tecnico per VYR MUK. L’album è un risultato lodevole che attesta l’impegno del progetto nella crescita artistica con impressionante competenza e una visione coesa.

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