Recensione: Classic Live

Di Andrea Bacigalupo - 14 Ottobre 2020 - 8:30
Classic Live
Band: Metal Church
Genere: Heavy 
Anno: 2020
Nazione:
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80

Sinceramente, dopo un box set contenente i primi tre album (‘The Elektra Years 1984-1989’) e due raccolte (‘From the Vault’ e ‘Return of the Fake Healer’), tutti lavori usciti quest’anno, mi aspettavo un nuovo album, visto che l’ultimo ‘Damned If You Do’ è uscito nel 2018.

Invece no, i Metal Church si fanno sentire di nuovo, ma con un live, peraltro già uscito nel 2017 con il titolo ‘Classic Live’ ed ora riproposto da Reaper Entertainment in edizione speciale come LP gatefold e CD jewelcase e che provvederà a distribuire dal 16 ottobre 2020

Per cui niente di nuovo, ma comunque molto interessante.

Come chiaramente espresso dal titolo l’album racchiude una tracklist di nove classici, anzi … Classici, con la ‘C’ maiuscola, appartenenti al primissimo periodo della band e a quello immediatamente dopo, corrispondente alla fuoriuscita di Kurdt Vanderhoof ed all’ingresso di Mike Howe in sostituzione del compianto David Wayne.

Parliamo, dunque, dei primi cinque album (‘Metal Church’, ‘The Dark’, ‘Blessing in Disguise’, ‘The Human Factor’ ed ‘Hanging in the Balance’) pubblicati dal 1984 al 1993, fondamentali, in modo particolare i primi tre, sia per la storia della band che per quella del Metal statunitense.

Le registrazioni sono però state effettuate nel 2016, durante il tour intrapreso in occasione di ‘XI’, l’album che vide il ritorno del grande Mike Howe dietro il microfono in sostituzione del comunque bravo Ronnie Munroe.

Una formazione, quella del 2016, che vedeva Kurdt Vanderhoof, che ha suonato nei primi due album, l’ex biondo vocalist, che ha cantato nei successivi tre e i restanti musicisti entrati nei Metal Church negli anni successivi (Steve Unger nel 2004, Rick Van Zandt nel 2008 e Jeff Plate nel 2006, quest’ultimo sostituito poco dopo da Stet Howland).

Per cui brani d’epoca suonati da una formazione che aveva bisogno di esplodere e di riprendere il posto nella storia che i Metal Church si erano guadagnata agli inizi, una band a caccia di riscossa per la quale il palco era, come è tutt’ora, l’elemento a lei più congeniale per passare al contrattacco.

La scaletta non ha bisogni di commenti e l’esibizione neanche.

La produzione mette in luce il talento dei singoli artisti: Mike Howe, anche se in alcuni passaggi, ma veramente pochi, si sente che è vittima del tempo che passa, spacca il Kulo ai passeri e si conferma tra le migliori voci del Metal, il lavoro di chitarra è da maestro, con mille duelli e rincorse, arpeggi emozionanti ed una distorsione da paura e la sezione ritmica è semplicemente granitica.

Sono i Metal Church del nuovo millennio: una vera potenza di fuoco.

I colpi esplosi con l’opener ‘Beyond the Black’ (primo pezzo sul primo album, quello con il quale ci hanno fatto saltare sullo stereo), la successiva ‘Date With Poverty’ (‘The Human Factor’) e  ‘Start The Fire’ (‘The Dark’) lasciano dei crateri di ampio raggio, i numeri tecnici emergono con prepotenza nella scura ‘God Of A Second Chance’ (‘Hanging in the Balance’) e non ci si può non emozionare ascoltando le ennesime ed instancabili versioni di ‘Watch The Children Pray’ (‘The Dark’) e di ‘Badlands’ (l’unica da ‘Blessing in Disguise’).

Classic Live’ contiene brani che hanno tracciato un preciso periodo storico che influenza il movimento Heavy Metal ancora oggi, nonostante siano trascorsi oltre tre decenni.

Lo ascoltiamo più che volentieri, però poi basta! Vogliamo il nuovo album.

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