Recensione: Come Hell Or Hollywood… 1981-1982
Nell’heavy rock a stelle e strisce californiano molti dei protagonisti di allora indicano i Motley Crue come il crack che fece svoltare la scena, fino a quel momento piuttosto ondivaga in termini di genere di riferimento. Successivamente all’esplosione della premiata ditta Mars, Sixx, Neil & Lee si accodarono un po’ tutti, buoni e grami e di quel successo ne giovarono pure i Van Halen, gli hard rocker per antonomasia, miti per parecchie nuove band, che in quel periodo costituivano già un’istituzione.
Ma, per arrivare a quel punto, vi furono compagini che contribuirono a incidere il solco che poi diede frutto ed elargì benefici alla stragrande maggioranza degli attori coinvolti.
Fra questi ebbero un ruolo fondamentale gli Steeler, nativi di Nashville nel Tennessee – primo concerto fatto il 17 febbraio del 1981 dalle loro parti – poi approdati nella città degli Angeli nel novembre di quello stesso anno. Il gruppo venne fondato dal chitarrista Michael Dunigan e da Ron Keel, cantante di belle speranze che poi ottenne il meritato successo con la band omonima, autrice di uno degli inni hard’n’heavy maggiormente riconoscibili dell’intera storia: “The Right to Rock”, del 1985. Negli Steeler fece anche una breve comparsata un giovanissimo Yngwie Malmsteen, mentre il chitarrista Mitch Perry, poi con Lita Ford, Mc Auley Schenker Group e David Lee Roth contribuì non poco all’affermazione della band.
La storia narra di un solo album realizzato, Steeler del 1983, poi avvenne lo split nel 1984 e qualche ritorno di fiamma negli anni seguenti. Ma prima del disco omonimo il complesso si dimenò per conquistare il proprio spazio vitale a suon di demo fino ad approdare a un 45 giri, uscito nel 1982, contenete due pezzi: “Cold Day in Hell” e “Take Her Down”.
A mappare al meglio il primo periodo degli Steeler ci ha pensato di recente l’etichetta portoghese Lost Realm Records con Come Hell Or Hollywood… 1981-1982, un’uscita in Cd – esiste anche la versione in doppio vinile – che raccoglie tutto quanto fatto da Ron Keel e soci nel periodo menzionato. Notevole il libretto che accompagna la release: 24 pagine pregne di chicche con dentro tutto quello che si può attendere di trovare il tipico Steeler-ultras. Quindi locandine di concerti – per loro aprirono, in tempi diversi, Ratt, Metallica, Bitch, Sound Barrier – foto, setlist tratte dai vari show ma soprattutto due recenti e onestissime testimonianze riferite allo stesso lavoro oggetto della recensione. La prima da parte di Ron Keel e la seconda ad appannaggio di Michael Dunigan, entrambe ricche di curiosità e aneddoti. Una su tutte: la band si consolidò e poté pubblicare il 45 giri grazie alla generosità di Bill “The Colonel” Dunigan, padre del chitarrista Michael, che elargì loro ben 100 Dollari a testa a fondo perduto. Non bruscolini, nel 1981…
Interessanti, poi le ultime facciate, ove vengono prese in esame le 16 canzoni ricomprese dentro al cd, specificando per ognuna la line-up e le note tecniche di prammatica.
A partire dai due brani presenti nel 45 giri, ossia “Cold Day in Hell” e “Take Her Down” sino alla traccia numero 16, “Cold Day in Hell (Lost Version)” – nel novero compare anche la cover di “Let’s Spend the Night Together” dei Rolling Stones – ci si trova di fronte al tipico lavoro acerbo di una band con le idee sì chiare, gravida di adrenalina ma che ancora fatica a mettere tutti i cavalli dei quali è a disposizione a terra e nella forma migliore. La formula è di base hard rock con piglio e chitarre votati all’heavy metal, esattamente quello che poi diverrà, maggiormente strutturato e rifinito, il manifesto degli Steeler dentro il debutto omonimo del 1983. Non a caso alcuni dei pezzi qui presenti finiranno poi nell’album, nelle loro vesti definitive: “Cold Day in Hell”, “Backseat Driver”, “Born to Rock”, “Down to the Wire”, “Hot On Your Heels”, “On the Rox”.
La line-up che li registrò, quella composta da Keel, Dunigan, il bassista Tim Morrison e il batterista Bobby Eva ebbe però vita breve, i primi scossoni si manifestarono sul finire del 1982 e la favola Steeler, quantomeno con quella conformazione originaria, terminò. Già l’anno successivo, dei quattro pionieri partiti da Nashville nel 1981, rimase il solo Ron Keel…
Stefano “Steven Rich” Ricetti