Recensione: D.ivine N.atural A.lien

Di Emilio Sonno - 11 Maggio 2004 - 0:00
D.ivine N.atural A.lien
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
70

C’è di nuovo lo zampino di Stefano Morabito (Eyeconoclast ed ex Hour of Penance) dietro la produzione di questo nuovo demo-cd dei romani Rust of Reason.
Come già avvenuto in passato con le precedenti release, è il chitarrista/tecnico del suono “Saul” ad occuparsi della parte sonora, soltanto che stavolta egli compare, inoltre, nelle vesti di chitarrista aggiunto.
Non è questa l’unica piacevole novità riscontrata nei ROR, che, dallo zoppicante Nowhere to Hide, non pochi cambiamenti hanno provveduto ad apportare; sempre in fatto di lineup, sembra aver avuto successo il suggerimento della scelta di un singer più performante.
Dietro al microfono troviamo, adesso, un’altra new entry, anch’essa figura ben nota all’underground capitolino, ossia Franco Serrini direttamente dai Mindaleth, in grado di esaltare ottimamente quelle canzoni che in passato trovavano proprio nelle vocal il loro tallone d’achille. Volendo, quindi, concludere le presentazioni bisogna dire che il nucleo originario della band rimane quello formato da Francesco De Honestis e Mauro Mercurio, entrambi già impegnati con gli Hour of Penance, e dal bassista Fabrizio Cimarelli.
Dopo aver parlato della rinnovata composizione di musicisti passiamo ora ad affrontare le altre novità che questo D.N.A. presenta, partendo dall’interessante aspetto grafico: a vestire questo cd è, per l’appunto, un pregevole artwork, incredibilmente ben curato, sin nei minimi particolari, completo di testi e fotografie, e impreziosito da un’elaborazione grafica che dona al prodotto un tono da produzioni ufficiali.
La prima cosa che mi sono chiesto dopo aver visto tutte queste positive premesse è stato, principalmente, se le novità si fermassero lì o se qualcosa fosse cambiato anche sotto l’aspetto musicale.
Quasi ignorando il nuovo logo, in effetti assai poco thrash, che invece sembrava voler avvertirmi dell’inaspettata rinascita stilistica del combo, sono rimasto alquanto spiazzato nel constatare quanto fortemente sia emersa la componente death, fino ad ora tenuta velatamente nascosta, a discapito di un thrash adesso degradato a semplice co-protagonista di un sound che si riallaccia a quel filone swedish che tanti successi riscute di questi tempi.
Arch Enemy, Callenish Circle, HateSphere, Nightrage, Soilwork, sono solo alcuni dei nomi, rigorosamente in ordine alfabetico, che potrei citare come fonte di ispirazione per un genere che, essendo così in voga, non lesina assolutamente band che in più di un caso finiscono col diventare l’una clone dell’altra.
Non vuole essere questa una provocatoria critica per la strada intrapresa dai nostri, bensì un implicito consiglio a non seguire in maniera troppo pedissequa le orme lasciate sul quel percorso da chi prima di loro di lì è già transitato.
Paternalismi a parte, bisogna dire che Francesco e compagni sembrano aver trovato una nuova linfa vitale, e la paura che ricalchino abusati stilemi è forse lontana poiché nelle quattro canzoni non si respira mai troppa banalità. L’arrivo di Franco è sicuramente essenziale a tal proposito perché con il proprio trasformismo vocale è in grado di creare un fondamentale valore aggiunto: il suo variare continuamente timbrica, passando da growl a scream di verso in verso, come già con i suoi Mindaleth, rende accattivanti i vari episodi, anche grazie ad azzeccati intrecci di linee vocali contrastanti o a particolari effetti.
Un polimorfismo che lo porta ad assumere addirittura le sembianze di Serj Tankian quando nel pulito la sua voce si fa più melodica, come accade nel refrain della concitata opener, Zero Traces, per dopo riproporre una voce straziante o rabbiosa a seconda delle circostanze.
Importante, nonché decisivo, il contributo di Stefano: inseritosi senza problemi all’interno delle tracce, pure delle due già note, e qui rivisitate, In the Soldier’s Eye e Aisle of Aeon, rende possibile una serie di scelte compositive, altrimenti impercorribili: incroci chitarristici sia a livello ritmico che solista che non possono che far gioire per l’acquisto fatto.
Gli altri tre componenti non fanno che confermare quanto di buono già fatto e noto: giusto Fabrizio risulta decisamente più apprezzabile che in passato grazie ad un missaggio che stavolta non lo penalizza certamente, lasciandogli lo spazio necessario per esprimersi al meglio.
Piccola nota a margine: dispiace non aver trovato all’interno della tracklist Contaminated Forever e The Road of Times; due piacevoli episodi che, opportunamente adattati al nuovo assetto, non avrebbero guastato affatto, anzi avrebbero reso maggiormente personale la formula musicale.
In definitiva, perciò, una band che, viste le numerose realtà emerse ed emergenti coinvolte, non poteva che risultare, seppure con qualche piccola riserva, convincente. Aspettiamo ora che l’affinità tra i vari elementi sia totale, che le ultime asperità vengano completamente limate e avremo presto un’altra band di cui essere orgogliosi.
Emilio “ARMiF3R” Sonno

Tracklist
1. Zero Traces
2. In the Soldier’s Eye
3. Aisle of Aeon
4. D.ivine N.atural A.lien

Ultimi album di Rust of Reason

Genere:
Anno: 2002
50