Recensione: Demetra’s Scars

Di Stefano Usardi - 3 Settembre 2021 - 21:25

I Demetra’s Scars sono una giovane band italiana che, nata una manciata di anni fa e dopo un singolo datato 2017, debutta nel mondo del metallo con questo EP auto titolato. Il genere dei nostri è ascrivibile all’omnicomprensivo Alternative Metal, calderone concettuale in cui si mette tutto ciò che sfugge a una classificazione più stringente: nel caso dei Demetra’s Scars si tratta di un metallo quadrato e denso, carico di groove, che strizza l’occhio a un certo nu metal e alle ultime sensations. Giusto per dare un paio di riferimenti più circostanziati e noti ai più, prendete gli Infected Rain e aggiungeteci qualche lontana eco di Jinjer e vecchi Korn e avrete un’idea della musica del quartetto. Il gruppo è affiatato e gli strumenti si fondono bene tra loro per creare un magma sonoro compatto e sfrontato, che di tanto in tanto si alleggerisce con passaggi più introspettivi per donare all’ugola di Pahann un terreno di caccia adeguato. Rispetto alle cantanti dei primi due gruppi citati, va notato che la nostra esibisce una resa meno varia ma più concentrata, giocandosi le sue carte con un fare ora iracondo e ora più sfacciato ma senza lasciarsi trasportare fino agli eccessi del growl.

Le quattro canzoni (per una ventina di minuti) che compongono questo EP sono tutte piuttosto compatte e ben eseguite, filano dritte come una canna di fucile e sono caratterizzate da suoni pastosi e tempi quadrati ma senza rinunciare a una melodia di fondo. Purtroppo, nonostante un buon tiro e la bella tensione che permette loro di differenziarsi pur mantenendo l’organicità interna dell’album, manca il guizzo che permetta al lavoro di uscire da un certo anonimato. Sembra quasi che il gruppo, nel suo concentrare gli sforzi nella ricerca del giusto groove, si sia limitato a seguire i classici stilemi del genere senza rischiare troppo, perdendo così di fruibilità sul lungo periodo e di semplice memorabilità nell’immediato: un peccatuccio veniale, sia chiaro, soprattutto se consideriamo che si tratta di un debutto, ma sono abbastanza sicuro che se i nostri osassero un po’ di più potrebbero prendersi delle belle soddisfazioni.

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