Recensione: Disinformation Paradox

Di Roberto Castellucci - 8 Dicembre 2021 - 21:16

 

Il viaggio di Truemetal.it nel mondo dell’Underground italico ci porta oggi in Veneto, e per la precisione a Verona. La città scaligera ha visto nel 2010 la nascita dei Siylit, gruppo che giunge nel 2021 alla pubblicazione del secondo album. Nella band confluiscono alcuni ex-componenti di due conosciuti e apprezzati combo veronesi: gli Arthemis, autori di un potente Heavy/Power Metal che ha mietuto successi persino nel paese del Sol Levante, e i Sickbed, band nota al pubblico anche grazie alle energiche esibizioni live tenutesi come preludio ai concerti di Marduk, Dew-scented e Skanners. I Siylit arrivano nel 2014 al primo traguardo importante, vale a dire la pubblicazione del debutto discografico intitolato “Unidentified Human Object”: il disco, caratterizzato da un solido platter ispirato tanto dai Sepultura di “Chaos A.D.” quanto dagli Slipknot, viene arricchito qua e là con sonorità Death Metal che rendono i brani piacevolmente agguerriti e accattivanti. A distanza di qualche anno arriva finalmente la seconda prova: “Disinformation Paradox”, registrato a fine 2020 e pubblicato all’inizio del mese di Ottobre 2021. Il nuovo album ci mostra come i Siylit abbiano deciso di esercitare una maggior pressione sull’acceleratore rispetto alla precedente fatica, aumentando i BPM e conseguentemente alzando il livello di aggressività generale. Complice di questo processo di affilatura sonora sono i Rogue Studios di Londra, studio di registrazione professionale che, tanto per fare un esempio, nel 2021 ha ospitato nei suoi uffici musicisti come David Ellefson e Jeff Scott Soto. La scelta di affidare la produzione ad uno studio di grande esperienza ci permette di ascoltare un disco impreziosito da suoni moderni e taglienti, particolarmente adatti a veicolare i contenuti tematici dei brani. Ad un primo ascolto si percepiscono con grande chiarezza le fondamenta Thrash su cui si erge “Disinformation Paradox” ma, come già succedeva per “Unidentified Human Object”, si sentono forti e chiare le influenze provenienti dalle evoluzioni stilistiche di gruppi storici come Sepultura e Pantera o, per restare in Italia, Extrema. Qua e là inoltre si può avvertire qualche impronta sonora lasciata dai Fear Factory; a giudicare dalle foto, infatti, i componenti dei Siylit negli anni ’90 dovevano essere già abbastanza adulti e responsabili da non farsi scappare dischi epocali come “Demanufacture”.

L’evidente esperienza maturata dai musicisti coinvolti, oltre a garantire brani gradevoli dal punto di vista musicale, fa sì che i Nostri riescano ad infondere una certa cura negli argomenti affrontati nelle canzoni. E’ cosa buona e giusta spendere qualche riga per citare alcune delle tematiche presenti nei testi, con buona pace di chi pensa che le parole occupino una posizione secondaria rispetto alle melodie. Iniziamo dalla feroce title trackDisinformation Paradox”, posta in apertura del disco, il cui testo racconta qualcosa di non banale sul controverso rapporto tra l’umanità e la tecnologia. Basta uno sguardo ai nostri smartphone per raggiungere in un attimo i quattro angoli del mondo, ma l’eccessiva facilità di accesso alle informazioni e le innumerevoli fake news stanno producendo un effetto negativo: mai come ora è necessario mantenere vivo un forte spirito critico, e soprattutto fare in modo che le nostre menti non diventino talmente pigre da annullare secoli di progressi. “Who’s to Blame?”, invece, chiede agli ascoltatori chi siano i veri responsabili dell’andamento delle loro vite…la risposta è ‘loro stessi’, ovviamente. L’invito a darsi da fare per migliorare la nostra esistenza è esplicito e condivisibile: ogni tanto la vita sembra andare avanti senza attenderci? Bene, rimane comunque nostra responsabilità metterci al passo e reagire. Il concetto viene ribadito in “Upgrade Yourself”, brano roccioso che nel titolo richiama in modo esplicito un verbo, ‘to upgrade’, e un’azione, l’aggiornamento, ormai entrati a far parte delle nostre vite: perché non aggiorniamo ogni tanto anche noi stessi, invece di limitarci ad aggiornare i nostri dispositivi? Se tutti decidessimo in qualche modo di migliorarci, il mondo descritto in “Hold Back Time”, quinta traccia del disco, potrebbe anche non essere realtà: la canzone, accennando alla società crudele che attende i nostri bambini, descrive l’angoscia provata da ogni genitore quando si rende conto che i figli, anno dopo anno, si affacciano al mondo allontanandosi sempre di più dal confortevole nido familiare. I contenuti esposti nei brani vengono narrati dal cantante Frank Ambrosi con una voce sofferta e dolente che, pur essendo proporzionata ai temi duri e austeri sviluppati nei testi, risulta ogni tanto un po’ troppo uniforme. Basterebbe aggiungere una maggior versatilità alle linee vocali per mettere un bel ‘carico da 11’ su di un piatto musicale e tematico di tutto rispetto, come del resto accade nella succitata “Who’s to Blame?”, nella solenne “Evil Rising” e soprattutto nell’intrigante brano di chiusura del disco. “Happiness in Busyness”, ultima traccia di “Disinformation Paradox”, si avvicina pericolosamente allo Stoner grazie al lavoro della sezione ritmica, ai riff trascinanti e alla voce roca del cantante, che in quest’ultima canzone ci spinge a rifiutare i nuovi modelli di esistenza basati sul multitasking: i Siylit ci ricordano che è ora di riprendere il controllo della nostra vita interiore, operando anche un radicale ‘taglio’ di tutte quelle attività, lavorative e non, che ci impediscono di mantenere uno stretto contatto con la nostra umanità. Da parte nostra cercheremo di non abbandonare attività salutari come l’ascolto dei prodotti Underground nostrani, soprattutto quando si dimostrano ricchi di sorprese come “Disinformation Paradox”: il disco, pur con qualche incertezza nelle parti vocali, è vario, piacevole ed è in grado di prendere affettuosamente a randellate le orecchie dei fans senza troppi compromessi. Si consiglia l’assunzione di “Disinformation Paradox” nei weekend, possibilmente dopo aver passato intere settimane accanto a certi esemplari umani che, guarda caso, sembrano proprio prendere vita tra le righe dei testi dei Siylit…buon ascolto a tutti!

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