Recensione: Electric dreams

Di Ninni Cangiano - 9 Luglio 2025 - 22:15

Nicklas Sonne è un chitarrista/polistrumentista danese che ha militato e milita in numerosi gruppi, fra cui i più famosi sono sicuramente gli Evil Masquerade; nel 2021 ha deciso di intraprendere anche una carriera solista, rilasciando l’anno dopo il debut album “Resonance”. A fine giugno di quest’anno è uscito per la Frontiers Music il secondo album intitolato “Electric dreams”, composto da 12 pezzi (per una durata totale di poco superiore ai 42 minuti) è dotato di artwork non proprio esaltante che ritrae lo stesso Sonne che suona la sua chitarra. Devo dire che l’album inizia in maniera ingannevole, in quanto i primi due pezzi, “Fireline” e “Route 65”, sono dei gradevoli esempi di melodic metal, quasi al confine del power ma, con l’andare avanti nella tracklist, assisteremo a cambiamenti, anche radicali, che sinceramente lasciano alquanto interdetti.

Già con la successiva “Shadows in between” il ritmo cala, trasformando il sound in un discreto hard rock; non basta la robusta prestazione della chitarra a rendere convincente il brano. Ma è con la successiva traccia, la ruffiana “A woman’s world” che si rimane spiazzati, dato che ci troviamo davanti ad una canzonetta rock che fa pensare a gruppi come Nickelback ed, in genere, a bands alternative rock e post-grunge; anche qui poco può fare la chitarra che non riesce a rendere il pezzo meno banale. Già con “Limitless” torniamo su livelli discreti, quasi accettabili, grazie anche ad un ritmo di batteria più frizzante ed a giri di chitarra assolutamente non banali, ma di buon gusto.

Purtroppo è un fuoco di paglia, dato che ad affossare definitivamente tutto ci pensa “Epic song”, canzonetta davvero banale che fa pensare alle boy bands di qualche anno fa, con coretti da ragazzini imberbi nel pieno delle tempeste ormonali dell’adolescenza! Mi aspettavo ci fosse in giro un video di questa roba, per puntare sul fascino del chitarrista danese e conquistare i cuori di stuoli di ragazzine, ma per fortuna Sonne ci ha evitato questa ulteriore caduta di stile. La title-track è un’altra canzone hard rockeggiante, molto orecchiabile, ma che con l’heavy metal dell’accoppiata iniziale ha ben poco a che spartire, se non solo qualche riff di chitarra un po’ più tosto.

Se con la title-track almeno il ritmo era alquanto frizzante, con le successive due tracce (“Living loud” e “Baron of Mischief”) non abbiamo nemmeno quello ed il sound strizza l’occhio al rock made in USA di gente come Survivor & C.; anche qui, solo la chitarra ci salva dalla banalità, anche se la puzza di “già sentito troppe volte” è davvero forte.

Quando ci stavamo già rassegnando alla banalità, ecco arrivare “Helldivers anthem” che ci colpisce come un cazzotto sulle gengive e ci riporta all’heavy metal, con ritmi tirati, doppia-cassa a manetta e riff taglientissimi, quasi al limite del thrash, oltre che assoli sparati a velocità elevate. Viene quasi da chiedersi come possa una stessa mente tirar fuori canzoni notevoli come questa e, nello stesso tempo, comporre musichette come quelle citate in precedenza. Peccato solo che questa, che è di gran lunga la canzone migliore del disco, sia anche tra le più brevi con una durata inferiore ai 3 minuti! Chiude il disco la ballad romantica “Always with us” (alquanto banale ma, tutto sommato, anche accettabile, grazie a discrete parti di pianoforte) e la piacevole strumentale e più breve “Overload” (in cui Sonne mette in mostra le sue doti di chitarrista). Tirando le somme, ciò che manca in questo album è la compattezza, ci sono troppe canzoni troppo diverse tra loro, con troppi stili differenti che rischiano di non accontentare nessuno, né i true metalheads, né tanto meno chi ascolta musica più easy. Personalmente ho apprezzato solo 4 canzoni su 12, mentre un altro paio sono salvabili, il che mi fa pensare alla tipica definizione da “mezzo disco”, in cui c’è qualcosa che funziona ed altro che non convince per nulla. Nicklas Sonne deve decidere per il futuro che strada intraprendere e seguirla con decisione, se vuole suonare heavy metal deve evitare canzonette banali (ed in questo disco ce ne sono diverse!), se al contrario deciderà di darsi al rock, allora non prendiamoci in giro e facciamolo totalmente! Questo “dare un colpo al cerchio ed uno alla botte” non funziona per niente ed, a questa maniera, non si può nemmeno sperare di raggiungere una risicata sufficienza.

Ultimi album di Nicklas Sonne