Recensione: Evocation II – Pantheon

Di Luca Montini - 22 Agosto 2017 - 0:30
Evocation II – Pantheon
Band: Eluveitie
Etichetta:
Genere: Folk - Viking 
Anno: 2017
Nazione:
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65

La band svizzera più famosa in tutto il panorama metal ci riprova. Non era facile, del resto, realizzare il seguito di un disco controverso e discusso come “Evocation I – The Arcane Dominion” (2009), primo ed unico lavoro completamente acustico della folk metal band Eluveitie. Una sfida resa ancor più complessa dalla recente dipartita di Anna Murphy, storica voce della band, Merlin Sutter (batterista) ed Ivo Henzi (chitarrista), riunitisi sotto il moniker Cellar Darling.  
Concepito in origine come un concept composto da due capitoli, il lavoro che segue “Origins” (2014), dal titolo “Evocation II – Pantheon”, intende proseguire il discorso iniziato con il predecessore di otto anni fa, trasportando l’ascoltatore in un viaggio mistico ed esoterico verso Antvmnos, il luogo di riposo degli dèi celtici, in un’avventura narrata nell’antica lingua gallica. 

Un disco completamente acustico, per una band metal composta da ben nove membri armati spesso e volentieri con strumenti etnici, è particolarmente efficace per lasciare ad ognuno il proprio spazio senza saturare troppo le frequenze, presentando in maniera estremamente naturale le nuove leve in casa Eluveitie. I nuovi innesti, gran parte dei quali avvenuti nel 2016, riescono a farsi apprezzare con grande agilità, in una band che sembra molto affiatata anche nel songwriting nonostante i numerosi rimaneggiamenti, come dichiarato dallo stesso Chrigel Glanzmann nella nostra intervista. Già dal primo singolo rilasciato, “Epona”, il pubblico ha potuto ammirare la nuova cantante Fabienne Erni (voce e arpa celtica): un cambiamento molto importante nell’identità della band, in particolare in un disco in cui la voce femminile è preponderante. Fabienne è protagonista di una prestazione cangiante e convincente, riuscendo nell’impresa di non far rimpiangere Anna, per certi versi anche superandola in estensione vocale ed interpretazione. Molto interessanti anche i flauti di Matteo Sisti e del fondatore Chrigel, che per stavolta fa un passo indietro con i suoi harsh vocals, relegati alla seconda linea del backing. La storica ghironda passa a Michalina Malisz, mentre Alain Ackermann (batteria) e Jonas Wolf (chitarra) sostituiscono gli ultimi usciti. Anche la produzione mostra una raffinatezza notevole (firmata Tommy Vetterli), con una limpidezza del suono talmente godibile che spesso dimentichi di non star ascoltando un disco metal tradizionale, immerso nell’affilata pulizia nelle sue antiche melodie.

Evocation II – Pantheon”, come suggerito dal titolo, è un disco che narra degli antichi dèi celtici, ed ogni brano (quasi) è dedicato ad uno di essi: da qui i bizzarri titoli composti da una sola parola. Le sensazioni evocate dai pezzi vanno ad incarnare il carattere della divinità in questione, rendendo il disco un continuo susseguirsi di mood ed atmosfere differenti. Persi nell’evocazione, quest’album ti prende per mano e ti immerge tra valli e montagne, foreste e brughiere, alla ricerca di un mito ormai perduto nel mondo contemporaneo. Un lavoro che va vissuto come un’unica avventura, un viaggio, senza cercare tra un brano e l’altro il proprio climax preferito. Spiccano certamente i singoli ed i pezzi cantati, come la già citata “Epona”, “Lvgus” (entrambi singoli), la ruggente “Catvrix”, la lontana “Artio” o la ballata “Omigios”, e la citazione di “Scarborough Fair” alla chitarra nel brano dedicato ad “Antvmnos”.

Rovesciando la medaglia con uno sguardo più critico, attraversato l’interessante dedalo di esoterismo ed ebbrezza antica, dopo numerosi ascolti il lavoro perde un po’ della primigenia magia: l’eccessiva frammentarietà dei brani proposti e l’assenza di vere e proprie canzoni d’impatto a parte i già citati singoli rendono alcuni passaggi un po’ prolissi ed anonimi. Se dal 2009 ormai non fa più notizia un disco completamente acustico di una band metal, e di certo il pubblico è sempre più open-minded nei confronti di questo genere di operazioni, l’assenza di liriche in inglese e la strutturazione dell’album in maniera così eterogena, rotto l’incantesimo iniziale, rischia di allontanare presto l’ascoltatore verso altri lidi per la propria anima.

Evocation II – Pantheon” sarà sicuramente ricordato per alcuni futuri classici come “Epona” e “Lvgus”, e porterà certamente alcuni di voi nel furore antico del mondo pagano, per il piacere di un paio di ascolti lontani dalle chitarre distorte e dagli amplificatori, così come fece il primo capitolo, decisamente superato da questo disco. Potrebbe non rimanere molto altro alle cronache – gli dèi pagani mi perdonino! – e come le antiche tradizioni orali delle popolazioni protagoniste di questa evocazione, il mito religioso potrebbe finire trascinato via come musica rapita dal vento impetuoso del nord. Ciò che resta è la nuova lineup, convincente sotto tutti gli aspetti, capace di destare una sempre maggior curiosità sul prossimo lavoro in studio, oltre questa magica parentesi acustica.

Luca “Montsteen” Montini
 

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