Recensione: Fatal Solution

Di Andrea Bacigalupo - 25 Ottobre 2021 - 6:00
Fatal Solution
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Thrash 
Anno: 2021
Nazione:
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72

Che ‘Reign in Blood’ è un album che ha fatto epoca, sono solo pochi marziani … quelli che si sono trasferiti su Giove … a non saperlo.

La velocità letale di ‘Angel of Death’ e la storia che racconta, il riff e l’andatura di ‘Raining Blood’ che fa sembrare veramente di essere sotto una torrenziale pioggia di sangue … la furia di ‘Jesus Saves’ e di ‘Criminally Insane’ … un album praticamente perfetto.

Ancora oggi le sua onda d’urto sta colpendo come una mazza ferrata e sono parecchie le giovani band che vengono ispirate dagli Slayer e dal lavoro impresso per sempre sul loro mitico terzo album.

I Damage, Thrash band proveniente dall’Indiana (Stati Uniti), sono tra questi. ‘Fatal Solution’ è il loro album d’esordio, pubblicato autonomamente il 21 settembre 2021.

Un album di otto pezzi, e neanche mezz’ora di durata, nel quale da una parte si sente l’enorme l’influenza che Tom Araya e soci hanno esercitato sul quartetto, dall’altra una gran voglia di metterci del loro per non risultare l’ennesima band clone.

Diciamo che degli Slayer si sente la ferocia e la micidiale compattezza, a volte in modo anche imbarazzante come in ‘Fifty’, la cui ritmica assomiglia tanto a quella della già citata ‘Raining Blood’, ma a questi elementi aggiungono la loro personalità, in questo debutto tenuta forse un po’ indietro, ma sufficientemente presente per renderlo interessante e coinvolgente.

Personalità che si sente nel taglio delle chitarre, negli assoli, in qualche coro e nella voce (no, in quella no … mi sbaglio).

I pezzi migliori ‘Soldiers of Peace’, pezzo da manuale che presenta bene la forza dei Damage, la malinconica strumentale ‘Moment of Silence’, un brano che spezza il disco in modo deciso nella sua disperazione, la granitica e collerica ‘Endstate’, il cui refrain distrugge come uno sciame di cavallette e la già citata ‘Fifty’.

Tirando le somme: ‘Fatal Solution’, pur se parecchio derivativo, mette in luce una band dall’alto potenziale, dal buon bagaglio tecnico e con tutti i numeri per uscire dalla massa ed emergere.

Per questo album possiamo perdonare alcune sbavature ed il troppo attaccamento a coloro che sono tra i più grandi, ma per il prossimo ci aspettiamo un po’ più di originalità. La possiamo pretendere.

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