Recensione: Forced to Worship
Durante la nostra ricerca degli album che negli anni scorsi ci sono sfuggiti ci siamo imbattuti in questo ‘Forced To Worship’, secondo album dei californiani Phantom Witch, autoprodotto e pubblicato nel 2023 nei formati CD e digitale.
Thrash Bay Area e pure Old School, questo è il riassunto di quello che suona la band, presente dal 2012 (fino al 2017 semplicemente come Phantom) e con all’attivo l’album ‘Death As We Know It’ del 2019, oltre ad una marea di singoli.

Ci sono album su cui, nella realtà c’è poco da dire: la maggior parte di essi sono tosti, anche coinvolgenti, ma con sonorità che non dicono nulla di nuovo … basterebbe pubblicare una loro scheda con le caratteristiche “tecniche” e segnalare in fondo: “ascoltateli che ne vale la pena”.
‘Forced To Worship’ e tra questi: novità … non se ne sente una, neanche infilandosi in un orecchio una tromba acustica del 1800 lunga un metro, e la personalità della band viene fuori pochissimo, con un cantato praticamente anonimo e ritmiche simili a mille altre. Nonostante ciò … tira alla grande.
La scaletta è composta da dieci canzoni + intro feroci, sparate ad alzo zero senza mandarla a dire, impresse dentro un ventaglio che va dal tecnico di ampio minutaggio e mille cambi di tempo (‘All Hail the Coven’ – 7,19 minuti), fino all’assalto per direttissima breve e coinciso (‘The Guillotine’ – 1,29 minuti).
Il songwriting è essenzialmente basato su un intreccio di chitarre ficcante e sofisticato, formato da riff adrenalinici che mutano la scena di continuo, un sacco di armonie e una quantità industriale di assoli lunghi e pieni di duelli, ai quali è affidata la maggior parte delle sezioni melodiche.
Tendenzialmente i Phantom Witch corrono all’impazzata, sviscerando ritmiche frenetiche una dietro l’altra e colpendo duro anche per mezzo di una batteria temporalesca ed un basso talmente insinuante che riesce anche a prendersi spazi da protagonista (‘Day of Reckoning’, ‘Something Evil Approaches’).
Ma non c’è solo velocità furente in ‘Forced To Worship’, la cui energia del songwriting mette in luce anche una forte vena epica del combo per mezzi di slanci galoppanti e guerrafondai (la già citata ‘Something Evil Approaches’ e ‘Bordeline’, con il suo tappeto di tastiere riempitivo) nonché una qual certa propensione per il senso del tragico (nominiamo ancora ‘All Hail the Coven’ e la sua atmosfera nebbiosa ed infernale e ‘Forced to Worship’, pesante e crudele).
Per cui una scaletta varia e completa, trascinate e senza ristagni, il cui dinamismo è collegato dalla voce sovversiva e terrorizzante di Zach Cox, che, per quanto un po’ anonima, sembra uscire direttamente dall’Ade.
Concludendo, i Phantom Witch sono riusciti a mettere sul piatto un album parecchio vivo … del buon Thrash Metal in poche parole, iracondo e disturbante quanto una tempesta nel pieno dell’estate, ma anche scorrevole e melodico. Come per la maggior parte dei lavori di questo ultimo periodo, però, il problema non è la validità ma l’unicità, in ‘Forced To Worship’ poco presente. Non possiamo che farcene una ragione, credere nel potenziale dei Phantom Witch ed aspettare il prossimo lavoro.
