Recensione: Forever Winter

Gli Unén sono un gruppo di Helsinki in Finlandia, fondato nel 2021 che, dopo una lunga serie di cambi di formazione, ha trovato stabilità nel 2023, arrivando in questi giorni di fine agosto 2025 a rilasciare il proprio debut album, intitolato “Forever Winter”, grazie alla nostrana Frontiers Music. Il full-length ha un discreto artwork ed è composto da 12 tracce, per circa 52 minuti di durata totale; il sound è un canonico female fronted melodic metal, ispirato a nomi come Evanescence & C. anche se con un ritmo sicuramente più brillante e veloce; per quanto mi riguarda, ritengo ricordi alquanto gli italiani Hollow Haze, forse anche per la bravura della cantante Stina Girs (il cui modo di cantare ricorda un po’ la nostra Chiara Tricarico) che, tra l’altro, si è fatta notare in uno show televisivo finlandese alcuni anni fa (un po’ come successo al nostro Giacomo Voli), tanto da strappare un contratto alla Sony finlandese per la realizzazione di 2 album solisti in lingua madre. Come dicevamo, lo stile musicale degli Unén è un classico female fronted melodic metal, un genere che, a parere del sottoscritto, ha già detto parecchio e scritto negli ultimi 20/25 anni le pagine migliori; diventa quindi difficile in un genere simile riuscire ad essere innovativi o originali, ma soprattutto appare arduo avere possibilità di emergere. Ma a questi finlandesi pare non interessi nulla di tutto ciò, credo che puntino a suonare solo e soltanto la musica che amano e verso la quale hanno una evidente passione. Già solo per questo vanno rispettati, se poi ci mettiamo che anche la musica che suonano non dispiace affatto, allora capirete perché l’esito finale è sicuramente positivo. E questo è chiaro sin da subito; dopo l’immancabile inutilissima intro, infatti, parte la piacevole “My Love’s Broken”, che contiene tutti gli ingredienti del più classico female fronted melodic metal: voce femminile sull’etereo (ma, attenzione, Stina non si lascia mai andare a tentazioni liriche!), seconda voce maschile in growling (fortunatamente limitata solo a questa canzone!) e ritmo frizzante ma non troppo, con parti di tastiere e chitarra che si intrecciano sapientemente.
E, bene o male, il disco andrà sempre avanti alla stessa maniera, anche se i brani migliori sono quelli in cui il batterista Timo Larjo si fa sentire di più; quando il ritmo rallenta, infatti, le canzoni non sono altrettanto attraenti. Un esempio potrebbe essere “Black Heart”, scelta anche per la realizzazione di un video, che alterna le due fasi, risultando però più convincente e piacevole proprio quando la batteria si fa sentire ed impone un ritmo più brillante all’altezza del coro.
Non manca naturalmente la ballad e con la title-track “Forever Winter” la band si candida a colonna sonora dei momenti più romantici della nostra vita; si tratta anche della canzone in cui la vocalist è più suadente ed assolutamente per nulla aggressiva. Il brano è poi connotato da un bell’assolo del chitarrista Harri Moilanen.
Personalmente ho però preferito, come detto, gli episodi più ritmati ed ecco che canzoni come “Sky” e “Rose” credo spicchino sulla restante parte della tracklist, proprio perché hanno più energia e sono molto più convincenti, tanto che è sempre un piacere ascoltarli e riascoltarli. Tirando le somme, questo “Forever Winter”, debut album degli Unén, non dispiace assolutamente, anche se ha al suo interno diverse sfaccettature, plurime anime, quasi che il songwriting sia appannaggio di due soggetti completamente differenti tra loro, uno più melodico e l’altro più aggressivo. Alla lunga questa scarsa compattezza potrebbe diventare un’arma a doppio taglio e forse sarebbe meglio per la band scegliere una strada univoca e percorrerla con decisione; per quanto mi riguarda, spero sia quella più energica e più “metallica”, in modo che il prossimo disco sia ancora migliore di questo! Ad Majora!