Recensione: Ginrei Gozen (吟澪御前)
 
                                    
                                Tre anni dopo il buon album “Ryuo-Doji” i giapponesi Onmyo-Za pubblicano “Ginrei Gozen”, il loro sedicesimo album. Si tratta di un numero consistente di opere e, alla luce di tutto questo, ecco la nostra opinione in merito al nuovo disco. Seguiteci.
Un po’ di contestualizzazione
Stabili nella formazione, i Nostri propongono essenzialmente le sonorità che li distinguono dal 2011, ovvero granitici, dirompenti e, al contempo, ricercati ed eleganti . Rispetto agli album dal 2011 al 2016 ( su tutti “Kishibojin” e “Raijin Sosei”) il filo conduttore sonoro pare meno marcato e “Ginrei Gozen” segue questa linea. Nella presente opera abbiamo generalmente atmosfere sinfoniche e virtuosismo, tra una base heavy, power e death, fino a spingersi su sonorità vicine ai taiwanesi Chthonic (“Suzukagozen-Onishiki”) e alternative (“Sanzensekai no Karasu wo Koroshi”).
La recensione di “Ginrei Gozen”
L’opera si compone di 12 tracce di media ed un paio di medio-lunga durata, per un totale di quasi un’ora d’ascolto. Sono proprio i brani più lunghi ad essere quelli più ispirati, grazie alla loro progressione estremamente fluida, specialmente la traccia numero 11, “Suzukagozen-Kamishiki”. Un pezzo che incanta con il suo giocare di batteria e chitarre in una struttura complessa, fondamentalmente molto melodica, eppure senza compromessi. Potrebbe rientrare nei migliori del gruppo.
Tra i brani di durata media, senza dubbio “Kejourou” sorprende per lo shamisen scandito, rendendolo il brano palesemente più folk di “Ginrei Gozen”, affine a “Yoaruki Kawara Botan” da “Raijin Sosei”, ma rispetto a questo, più diretto. Non è comunque un tipo di sonorità che gli Onmyo-Za usano spesso.
“Sanzensekai no Karasu wo Koroshi” colpisce parecchio nel suo essere profondamente alternative – specie nelle schitarrate – senza perdere però il cuore grintoso.
Per il resto, certi brani denotano una fattura buona dal punto di vista tecnico e compositivo, mentre altri, a volte, possono risultare un’occasione sprecata. Da quest’ultimo punto di vista, gli evidenti influssi Iron Maiden di “Hoshikuma Douji” sviluppano un brano che non valorizza appieno le melodie epiche protagoniste da circa la metà e verso la fine. Peccato.
C’è a volte qualche sentore di paralizzante comfort zone, come nelle tastiere di “Tagatame ni Kama wa Naru”. D’altro canto, il singolo “Shinku no Tenkyu” non vede incorniciati perfettamente gli assoli di chitarra e batteria da urlo.
Per chi scrive, diverse cose paiono a tratti forzate. Chissà, forse gli Onmyo-Za non hanno voluto deludere il loro “fan medio” ? Forse la casa discografica non dà loro molta libertà compositiva ? Il cuore dei Nostri vorrebbe andare in certe direzioni, ma pare “incatenato” per qualche motivo.
Una tracklist più corta o un EP avrebbe valorizzato il meglio che c’è in quest’opera.
Conclusione
Con “Ginrei Gozen”, gli Onmyo-Za propongono generalmente un album carino in sé, con qualche pezzo assolutamente degno di nota. Produzione ottima nel suo equilibrio tra definizione sonora ed emotività senza filtri e, a livello tecnico, di certo vi è una grandissima maestria da parte dei musicisti, nonostante il tempo passi per tutti. Resta comunque l’impressione che non abbiano osato come avrebbero voluto e questo, ripetiamo, è un peccato. Aver seguito il proprio cuore poteva – potenzialmente – condurre a nuove vette o a sfiorare quelle di certi lavori passati, fra cui “Raijin Sosei” e “Kishibojin”.
La nuova opera è essenzialmente per i fan più accaniti della band.
Elisa “SoulMysteries” Tonini
 
                


