Recensione: Hard Rockin’ Wheels

Di Stefano Ricetti - 2 Febbraio 2021 - 8:30
Hard Rockin’ Wheels
Band: The Breeze
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Hard Rock 
Anno: 2009
Nazione:
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La storia dell’hard e più in generale il rock è punteggiata da una miriade di piccoli grandi eroi che nel tempo hanno contribuito a spargere il verbo e a mantenere viva la sacra torcia della fede nella musica dura. Alle nostre latitudini moltissimi attivisti hanno sputato lacrime e sangue per cercare di cambiare una mentalità tipicamente italiana che affonda le proprie radici in propaggini di altra natura, inevitabilmente, legate al neomelodico, alla tradizione folk e al pop da classifica. Ogni nazione possiede il proprio Dna che, come si sa, non è modificabile.

Nonostante un clima non di certo benevolo per le sonorità rock in tempi non sospetti, Maurizio Bozzi da Aprica (SO), detto Mao, chitarrista, cantante e compositore, già nei primissimi Ottanta gettò il cuore oltre l’ostacolo e mise in piedi i North Valley, un ensemble fondamentalmente rock con una certa propensione per la New Wave. Il loro parto discografico, griffato Hiara Records (Modena) avvenne nel 1986 con un Ep contenente quattro pezzi. A quello fece seguito un singolo, una serie di concerti a Milano, Bergamo e Firenze, solo per citarne tre e poi seguì l’inevitabile oblio, per i sempiterni problemi di line-up e di impegni di vita vera sopraggiunti. Particolarità: uno degli ulteriori “ganci” che lega i North Valley al mondo dell’hard’n’heavy risiede nel fatto che ebbero modo di condividere management e idee con i Rollerball, prime mover di Firenze, autori dello stuzzicante “Outlast The Game”, del 1984.

Ma veniamo a oggi, o per meglio dire al 2009, quando Bozzi, instancabile fucina di idee fonda i The Breeze e mette su strada otto pezzi, chiamando al proprio capezzale due giovani musicisti, Ale Corvi al basso e Giulio Moraschinelli alla batteria. Il risultato è “Hard Rockin’ Wheels”, un Cd autoprodotto dal profumo hard rock le cui registrazioni avvennero in “garage” per poi essere “montate” nello studio privato dello stesso Mao con l’intento di cercare di mantenere il suono nella sua forma più “verace”.

Vale la pena sottolineare che in questa sede la differenza fra un prodotto e l’altro non l’abbia mai marcata la “produzione”, a meno che non si tratti di materiale inascoltabile. Ma non è certo questo il caso… Ovvio che i 36 minuti di musica racchiusi dentro “Hard Rockin’ Wheels” avrebbero potuto beneficiare di tutt’altra pienezza e “botta” alla casse, se fossero finiti all’interno di uno studio professionale, ma l’intenzione dei The Breeze, come di altre migliaia di altri gruppi, era quella di far circolare il proprio “verbo”, più che altro per spuntare qualche data alive.

La voce calda e morrisiana di Maurizio Bozzi è il fattor comune di qualsiasi pulsione avvenga fra le spire di “Hard Rockin’ Wheels”, a partire dall’opener “Drop Top Cadillac”, un rock’n’roll vecchia maniera che affonda la proprie radici nella grande lezione degli anni Cinquanta. Il clima da festa biker si sublima lungo la successiva “The Biker”, per l’appunto. L’anima vecchio blues di Mao emerge in “Helpless” sebbene il riff portante sia preso in prestito ai Judas Priest di “Living After Midnight”. Gli antichi amori non si scordano mai e la vena New Wave legata a un certo modo di utilizzo delle corde vocali emerge in “Vessel Ship” e “Your Rule My Way” e si chiude baracca e burattini con “Bloody Dawn in Baghdad”, la traccia chitarristicamente più dura del lotto.

Se il vecchio Lem fosse ancora in vita sono certo avrebbe apprezzato l’onestà hard rock’n’blues di fondo profusa lungo le otto tracce di questo disco del 2009 e avrebbe portato alla bocca la sua proverbiale armonica per l’accompagnamento di rito. E’ quantomeno bello pensare che sarebbe potuta andare in questo modo…

Stefano “Steven Rich” Ricetti  

link per l’album

https://open.spotify.com/album/0iHQleaWpnYgJRDgn5B2zh?si=0Ezhov4oSZuFcM35nlUfQA

        

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