Recensione: Howling Wrath

Di Fabio Vellata - 8 Marzo 2018 - 21:03
Howling Wrath
Band: Stormwolf
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2018
Nazione:
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75

A dispetto della provenienza “marinara”, legata alla graziosa cittadina di Rapallo in provincia di Genova, i liguri Stormwolf sono fautori sin dal 2015 (anno d’uscita del demo “Swordwind”) di un heavy power di stampo teutonico in cui riconoscere contorni decisamente classici e “vintage”, ancorché ingentiliti – si fa per dire – dalla voce della brava Elena Ventura, dotata singer dal timbro evidentemente affine a quello della leggendaria ed imprescindibile Doro Pesch.

“Howling Wrath” è il loro full length di debutto, confezionato e prodotto per conto della attenta Red Cat Records, piccola label tricolore che spesso si è resa protagonista della scoperta di interessanti e meritevoli talenti attivi nel sottobosco nostrano.
Molto gradevole sin dalla confezione – un elegante digipack dalla grafica in stile fantasy che, ovviamente, non abbandona l’iconografia del lupo cara alla band sin dagli esordi – il primo cd del quintetto si mantiene aderente alla ricetta già posta in essere dagli albori, producendo un nucleo di ben undici tracce di cui tre totalmente inedite e cinque riprese dal primo demo, cui si aggiungono due cover di Lizzy Borden ed una, guarda caso, di Doro. Tutto materiale dalla qualità omogeneamente buona ed alquanto fedele ai dettami della tradizione. 
Si animano così paragoni con i Warlock della sempre presente Doro, con i Running Wild, i Grave Digger ed in qualche modo con gli Iron Maiden, laddove si rivela parecchio evidente una cura estrema per gli assolo di chitarra, le melodie sorrette dalla sei corde ed alcuni cambio-tempo ad effetto adrenalinico.

Non proprio benedetto da doti di originalità assoluta, “Howling Wrath” scivola piacevolmente per l’intera durata, di poco inferiore ad un oretta di sanissimo e corroborante heavy “old style”. Come già indicato, convincono senza remore le prestazioni dei chitarristi Franco Natale (ex Burnout e vero leader della band) e del recente acquisto Davide Passarelli, ottimi esecutori di brani innervati da un songwriting che, se non proprio innovativo, ha comunque il dono della freschezza e della vitalità. 
Calibrata sulla bisogna anche la scelta dei suoni, chiari e limpidi seppur non appesantiti da soluzioni eccessivamente profonde o moderniste, a tutto vantaggio di un alone retrò che si riverbera anche nel fascino di una produzione, in tal modo, connessa con particolare efficacia alle atmosfere tipiche dell’heavy metal venato di power, dal chiaro respiro anni ottanta. 

Da ingredienti tanto precisi e mirati nelle intenzioni, scaturiscono tracce affascinanti come le iniziali “The Phoenix” e “Winter of The Wolf”, pezzi che come da programma si muovono a cavallo tra Doro ed Iron Maiden addizionati con qualcosa dei Primal Fear (essenzialmente nelle ritmiche), mettendo in mostra la notevole qualità degli assolo già sottolineata più volte.
Un pelo più hard rock la successiva “Marathon”, mentre si viaggia a tutto Iron con “Fear of the Past” (secondo vero “inedito” del disco) per poi sviare in territori più semplicemente power-fantasy nelle note epiche di “Swordwind”, già title track del demo di debutto.
È però un vero piacere ascoltare le sgommate delle due chitarre nella cadenzata “Lightcrusher” che, con la strumentale “Thasaidon” e l’arrembante “Soulblighter”, manda a compimento la parte del cd riservata alla produzione “propria”.
Nel finale, le cover di Doro (“All we Are”) e Lizzy Borden (“One False Move” / “Me Against The World”) ad impreziosire un dischetto dotato di parecchi risvolti positivi.

Tante parole per definire un concetto essenziale e lampante: gli Stormwolf non conoscono in alcun modo il senso della parola originalità e – possiamo affermarlo con una certa sicurezza – ne vanno piuttosto fieri.
Il loro essere attaccati e fedeli ad un genere romantico e puro come l’heavy classico non fa altro, tuttavia, che renderli parecchio attraenti e rispettabili ai nostri occhi, soprattutto alla luce di un buon lavoro come questo “Howling Wrath”.

L’auspicata aggiunta di una seconda ascia ed il piglio battagliero dimostrato in questo debut album convincono, ed invitano, insomma, a perseverare. 

 

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