Recensione: Let’s Call It Rock’N’Roll
Terzo album per gli elvetici Rock-Out, dopo il debutto Loud Hard And Dirty del 2018 e il follow-up Stand Toghether del 2020. Il nuovo disco si chiama Let’s Call It Rock’N’Roll e ricalca le medesime coordinate dei suoi predecessori: rock sporco chiaramente debitore alla lezione dei connazionali Krokus e Gotthard, oltre che a maestri del genere come Aerosmith e Great White.
Ed è proprio alla band del compianto Jack Russell che rimanda la bella title track Let’s Call It Rock’N’Roll, che segue a ruota la stradaiola The Boys Are Back.
E se American Way fa fede al proprio titolo, riportandoci sulle strade tra Los Angeles e Las Vegas, con una melodia tanto ovvia quanto accattivante, ecco che Pump It Up ci ricorda gli L.A. Guns più rock ‘n’ roll e scanzonati.
Dynamite ha un bel riff che dovrebbe risultare coinvolgente in sede live: il modello AC/DC è qui fin troppo evidente, pur non stonando grazie al bel groove che i Rock-Out sanno creare.
Al netto di un titolo assurdo, Hcrnrsm ha un bel tiro, che rimanda ai Tesla più grezzi. I Wanna Live suona un po’ Alice Cooper, senza lasciare troppo di sé. Tears Are The Rain è la classica power ballad di turno, sufficientemente banale per piacere agli appassionati del genere. Hit Me è un pezzo più leggero dalla bella linea melodica, mentre Don’t Call Me Honey chiude l’album con un ritmo sostenuto e il solito riffone rotondo.
In conclusione, Let’s Call It Rock’N’Roll è una bella scarica di rock sporco, adrenalinico e, in una parola, vero. Non vi troverete nessuna concessione alla contemporaneità più digitale e artificiale: i Rock-Out suonano quello che registrano e registrano quello che suonano, il tutto dominato dalla passione per il rock che i quattro musicisti dimostrano in ogni solco di Let’s Call It Rock’N’Roll. Foss’anche solo per questo, il disco merita uno e più ascolti: vi divertirete.