Recensione: Passive Regression

Di Roberto Castellucci - 18 Marzo 2021 - 8:30
Passive Regression
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L’esplorazione della scena Underground italiana, sempre ricca di piacevoli sorprese, ci porta questa volta nelle Marche: ci trasferiamo infatti nell’assolata Riviera del Conero per raggiungere i thrashers Downfall. Nati nel 2008 ad Ancona, iniziano a farsi conoscere nel 2011 col primo EP, intitolato semplicemente “Downfall”. In seguito alla pubblicazione nel 2014 del secondo EP, “Globalized Anger”, raggiungono l’ambito traguardo del primo full length nel 2017, anno di pubblicazione di “Punishment For The Infidels”. L’ultimo “Passive Regression”, dato alle stampe il 28 Dicembre 2020 e accompagnato dai videoclip dei brani “Shattered”, “Progressive Decline” e “Deadlock”, viene prodotto in seguito ad alcuni assestamenti nella formazione che lasciano al timone il 50% della line up originaria, rappresentata dal batterista Simone Medori e dal bassista e cantante Federico Natalini. Il quartetto viene rinnovato dall’innesto dei chitarristi Davide Francesconi e Matteo Luconi; quest’ultimo, insieme al cantante, viene accreditato come co-autore dei testi delle canzoni, alla cui base troviamo un concept fantascientifico che sembra trarre ispirazione tanto dalla saga di Terminator quanto dalla serie di Matrix.

Viene trattato il tema dell’ambiguo e spesso difficile rapporto tra l’uomo e la tecnologia, in un’alternanza tra i ruoli di schiavo e oppressore che non permette a nessuna delle parti in gioco di evolversi in maniera costruttiva: l’Uomo si tramuta in un semplice ingranaggio e la Macchina lo accompagna in questa regressione, trasformandosi in un’entità primitiva guidata principalmente dall’odio. Il vettore musicale scelto dai Downfall per trasmettere agli ascoltatori questo futuro distopico è un Thrash Metal violentissimo e ricco di contaminazioni, come già abbondantemente anticipato dal precedente album “Punishment For The Infidels”: il disco del 2017 conteneva già tutti gli elementi che ritroviamo, potenziati e sviluppati a dovere, in “Passive Regression”. Il nuovo lavoro dei quattro anconetani è un grosso passo in avanti: il gruppo affina parecchio lo stile, dando vita a un lavoro più personale e caratterizzato da un songwriting efficace e vario. Pur senza abbandonare le fondamenta gettate dai mostri sacri del Thrash, principalmente Slayer e Sepultura, le tracce vengono arroventate da influenze provenienti dalla terra di nessuno situata fra Thrash Metal, Death Metal e soprattutto Punk/Hardcore: in tutte le tracce del platter si sente forte e chiara la gradita influenza dell’Hardcore newyorkese, in particolare di certi lavori dei Sick Of It All, convalidata ulteriormente dall’arrabbiatissima voce di Federico Natalini. Anche nei rari momenti in cui i BPM si riducono, come ad esempio in tracce come “Forced Shelter” e “Spiritual Extirpation”, i Downfall riescono nell’impresa di unire felicemente Thrash e Hardcore senza mai concedere all’ascoltatore un attimo di tregua. Il rallentamento della base ritmica rimane comunque merce rara: oltre alle onnipresenti parti velocissime in up-tempo troviamo nel disco anche qualche fugace inserimento di sfuriate in blast beat, ormai quasi obbligatorie negli album Thrash del nuovo millennio, capaci di inasprire ulteriormente, come nel caso della devastante “Dam”, il livello di brutalità sonora raggiunto dai Downfall. Il risultato finale è un concentrato di aggressività che più volte richiama da vicino il primo, leggendario album dei The Haunted, citato nella quinta traccia di “Passive Regression”: il brano “Shattered” riprende infatti il titolo di una delle più furiose canzoni dello storico disco del combo svedese, la cui lezione di violenza impartita nel 1998 sembra essere stata imparata molto bene dai nostri Downfall. Si può soltanto immaginare il mosh pit che i brani di “Passive Regression” potrebbero far scaturire in sede live: non vediamo l’ora che la furia dei 4 marchigiani si possa scatenare sul suolo intriso di fango e passione di qualche festival estivo. Il disco della maturità è arrivato e il futuro si prospetta tutt’altro che distopico…complimenti ai Downfall e buon ascolto a tutti!

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