Recensione: Rebirth

Di Tiziano Marasco - 24 Marzo 2012 - 0:00
Rebirth
Band: Silver Tears
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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76

I Silver Tears sono un gruppo di Treviso, di chiara impostazione prog-death, fondato non più di un lustro addietro e giunto nel 2011 all’importante traguardo del primo LP. È classicamente composto da quattro elementi in grado di elevare un ottimo muro sonoro, ma quello che veramente colpisce è la varietà vocale che riesce ad esprimere l’urlatore Daniele Pizzol, in grado di alternare un growl potente ad uno scream malato e putrido. Stile vocale che si rifà piuttosto da vicino al Dani Filth di “Dusk and her embrace” (e ad “Haunted shores” per darvi un’idea più precisa), solo meno furioso. Il tutto infarcito da uno special guest di tutto rispetto (ci arriveremo) e ad un paio di altre apparizioni che trasformano il disco in un autentico tourbillon di voci e stili assai diversi.

Fa da sfondo un sound non esattamente prog-death ma suonato con chiara attitudine prog. Ne viene fuori un album di buon livello, che tuttavia alle volte si perde qua e là, come se i nostri avessero voluto strafare o, più semplicemente, come se avessero dato eccessivo condimento alle singole parti. Un prodotto estremamente omogeneo nel suo complesso e connotato da una gustosa atmosfera da gothic metal, un atmosfera’sinistra e decadente.

I nomi che vengono in mente sono ancora i primi Cradle e i Vision Bleak e più vagamente In Flames e Dark Tranquillity.
Fatto sta che in questa sede, piuttosto che descrivere una ad una le varie canzoni, è molto più semplice tracciare le linee guida dell’album prendendo a esempio i quattro episodi che per qualità e freschezza spiccano in maniera incontrovertibile sul resto.

Questi ragazzi, per cominciare, hanno il raro dono di concepire una opener davvero perfetta come “The same sky”. Cd nel lettore, parte una soffusa introduzione sinfonico classicheggiante. Neanche mezzo minuto e vi verrà il dubbio di aver infilato sul piatto, per errore, “Woodland Prattlers” dei Mechanical Poet. Ma no, c’è un’inquietudine di fondo diversa, un’inquietudine che cresce inesorabile ed esplode in un giro di chitarra malefico e sfiancatempie. Un giro di chitarra che richiama ad un altro giro epico, e torniamo, ancora una volta ai Cradle of Filth e alla leggendaria “Heaven torn asunder”. O a certi In Flames.
Per darvi un’idea: ll vortice sonoro e la velocità folle non vi danno tregua per tutta la durata della canzone, alla fine della quale vi trovate letteralmente spompati.

Avanti di due tracce ecco l’ottima “Believe in me” che alterna magistralmente intelligenza e forza bruta e nel quale si segnalano le clean vocals della special guest di cui sopra, Davide Moras, vocalist degli Elvenking. I duetti vocali producono un ottimo contrasto, non bastasse che lo scream di Pizzol in certi passaggi è davvero agghiacciante (“can you give me a possibility”).Stesso discorso vale per la title track, che tuttavia concede molto più spazio a episodi malinconici e dominati da un pianoforte suonato con gran gusto.

Si viene infine alla suite conclusiva, in due parti. Ci concentriamo soprattutto sulla prima, un brano assolutamente spiazzante all’interno del disco. Un brano di chitarra acustica, violoncello e voce, estremamente semplice ed estremamente sofisticato. Moltissimi echi novembrini in questo episodio, dei Novembre più malinconici, quelli di “Arte novecento” e “Classica” per intenderci. Su tutto questo una esile voce femminile. Ma anche questa “The Beginning Of The End Pt. 1” per quanto diversa dal resto dell’album, riesce comunque a calarvisi perfettamente grazie a quell’atmosfera decadente e malata, risultando forse il pezzo più riuscito del lotto assieme alla opener.

Detto questo, i Silver Tears sono una band destinata non solo al pubblico Death e Prog, ma soprattutto agli amanti del Gothic, quello trucido e ferocissimo che negli ultimi anni sta venendo a scomparire. I fan del gothic potranno apprezzare a pieno questa piccola perla, forse anche perché le loro orecchie sono arcistufe di sentire sempre la stessa roba ormai da diversi anni.

Ad ogni modo, la band trevigiana si presenta al grande pubblico nel migliore dei modi con una prova fresca, molto personale, molto originale e, una buona volta, davvero interessante.

Tiziano “Vlkodlak” Marasco

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Line Up:

Daniele Pizzol (vocals)                                                   
Giovanni Fadelli (guitars)                                              
Andrea Poloni (bass guitar and backing vocals)           
Domenico Marson (drums)                                              

Tracklist:
 
01. The Same Sky
02. Silver Tears
03. Believe In Me
04. Your Last Dream
05. Evil Has Gone
06. Rebirth
07. Burn In A Flame
08. The Beginning Of The End Pt. 1
09. The Beginning Of The End Pt. 2

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