Recensione: Revo(so)lution

Di Daniele D'Adamo - 11 Gennaio 2011 - 0:00
Revo(so)lution
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
75

Si può unire la ruvidità del thrash metal al calore del southern rock? La risposta è sì, e così han fatto i milanesi Spanking Hour che, con il debut album “Revo(so)lution”, tentano la fortuna nell’affollato mercato (mainstream?) internazionale. La storia del gruppo è breve: nato nei primi mesi del 2007, nel 2009 incide il classico demo (“Promo 2009”) e, nel 2010, firma il contratto discografico con la neonata etichetta italiana Buil2kill Records per la messa alle stampe del platter d’esordio.

Non se la prendano gli altri membri del gruppo, ma occorre mettere immediatamente le cose in chiaro: Franco Campanella è un grande cantante. Uno dei migliori che circolino, oggi, in Italia. Campanella ha un’esperienza di vent’anni, una tecnica irreprensibile, una notevole estensione vocale e, soprattutto, un timbro unico e caldo. Roco, ruvido sì da interpretare al meglio qualsiasi genere rock. Più bene, poi, se si tratta di southern rock.
Chiaramente Campanella non fa storia a sé, poiché appare ben chiaro che gli Spanking Hour marchino a fuoco il concetto di «gruppo». John K. Sanchez (chitarra), Quinta (basso) e Gio (batteria), difatti, mostrano di essere dei musicisti molto capaci e non dei semplici comprimari.

Assieme, formano un sound scabro, potente; dal ritmo avvolgente, a volte psichedelico. Del thrash così come s’intende comunemente non è rimasto granché, nello stile dei Nostri. Qualche riff un po’ più duro, un passaggio maggiormente rapido e in doppia cassa qua e là, ogni tanto un’armonizzazione che richiama i Metallica del Black Album. Nulla più. Il resto affoga nella micidiale miscela – tipica del genere americano – composta dalla polvere del deserto e dall’alcool del whisky. E l’esser riusciti a fissare su “Revo(so)lution” un così forte sapore «sudista» partendo dalle fredde nebbie meneghine rappresenta, sicuramente, uno dei meriti principali imputabile alla classe posseduta da Campanella e compagni.

Oltre che ottimi esecutori, i lombardi mostrano di aver gran dimestichezza con la produzione e, soprattutto, con il song-writing generale (cioè quello inerente allo stile complessivo della musica): seppur con tutte le cautele del caso, “Revo(so)lution” sicuramente non sfigurerebbe accanto ai dischi di Sua Maestà Jeffrey Philip “Zakk Wylde” Wielandt!

Anche se all’inizio si è ipotizzata una predisposizione per il mainstream, le undici canzoni che compongono il CD non sono di così immediata assimilazione come, invece, «dovrebbero» essere. Già il suono scontroso tipico degli Spanking Hour non aiuta a ciò, poiché esige dei timpani abituati a sonorità tutt’altro che soft. Inoltre, durante la composizione dei brani, l’aggettivo «accattivante» deve essere stato usato con parsimonia. Se l’insieme dei pezzi, dopo tanti e si sottolineano tanti ascolti, s’insinua con piacere al di sotto della corteccia cerebrale; la memorizzazione di ciascun episodio necessita di un tempo superiore. Passato ciò, però, “Revo(so)lution” prende il volo in virtù di una classe compositiva – posseduta da tutti i musicisti – che si svela poco alla volta ma che, alla lunga, rende sempre più gradevole ogni passaggio; così aumentando, anche, la longevità della proposta.

Piacere che comincia con l’opener “Pillow”, probabile hit dell’opera. Una canzone fresca e frizzante, potente ma dal ritornello accattivante (non si pensi «male»: sarà l’unico) che s’inserirà definitivamente nei pensieri di chi ascolta. Infatti, “Reason Of My Enemy” mostra il lato granitico degli Spanking Hour: nessuna concessione alla melodia, niente ammorbidimento del sound (a tratti, addirittura, dal vago sapore di doom). La lenta e struggente “Forgive Me” è una ghiotta occasione che Campanella non si lascia scappare per mostrare quanto sia calda la sua voce. L’anima pulsante del southern rock dà vita alla riottosa “Glances”, così come nella lenta e sinuosa “The Regression”, breve ponte strumentale con “Leash”; song dall’incedere sia indiavolato e tonante, sia morbido e melodico. “Consequences”, dal piglio deciso – quasi hardcore – non regala nulla al facile ascolto, piena zeppa com’è di dissonanze. La title-track è sulla falsa riga della lirica precedente, mentre il rutilante rock’n’roll di “Device”, dall’interessante refrain, assieme all’ottima “Anymore” (seconda hit, oltre a “Pillow”, anche se meno «easy») e alla brillante “The Pain Becomes My Treasure”, chiudono quindi l’opera.
 
Semmai ce ne fosse stato ancora bisogno gli Spanking Hour, con “Revo(so)lution”, comprovano che in Italia l’attuale livello del metal faccia sì che il genere stesso possa essere prodotto ai massimi livelli, in tutte le sue forme. Anche in quelle meno legate, come in questo caso, alla tradizione mediterranea.

Daniele “dani66” D’Adamo

Discutine sul forum nel topic relativo!

Track-list:
1. Pillow 4:29
2. Reason Of My Enemy 4:19
3. Forgive Me 4:32
4. Glances 5:29
5. The Regression 1:37
6. Leash 4:01
7. Consequences 3:57
8. Revo(so)lution 4:10
9. Device 4:17
10. Anymore 6:09
11. The Pain Becomes My Treasure 3:03        

All tracks 46 min. ca.

Line-up:
Franco Campanella – Vocals
John K. Sanchez – Guitars
Quinta – Bass
Gio – Drums
Guest:
Fabio “Wylde” Molinelli – Solo guitar intro e solo chorus on “Glances”
 

Ultimi album di Spanking Hour

Genere: Thrash 
Anno: 2013
78
Genere:
Anno: 2010
75