Recensione: Tafkatno

Di Fabio Vellata - 1 Ottobre 2021 - 0:25
Tafkatno
78

Molta eleganza, toni spesso soffusi ed atmosfere rilassate.
Suoni di alto livello, orecchiabilità elevata ed un taglio “radio-friendly” costante tale da rendere il disco adatto ad un pubblico prevalentemente “adulto”. O comunque non proprio alla ricerca di suoni estremi e spigolosi.
In altre parole e in una definizione semplice: westcoast.

Autore, cantante e musicista danese, Michael Kratz propone un secondo album in carriera di alto profilo qualitativo, fascinoso e di facile ascolto. Soprattutto solido in termini di songwriting e varietà di panorami ed ambientazioni. Non mancano, come convenzione, ospiti illustri (Bruce Gaitsch, Torben Lyshom, Christian Warburg tra gli altri).
Unica pecca, un uso forse un po’ eccessivo di tematiche e sensazioni rilassate: sono in buon numero, infatti, gli slow notturni presenti in scaletta.
Brani senza dubbio significativi che però avremmo preferito in quantità minore a vantaggio di una più ampia esplorazione degli stilemi Aor / Synthwave che sappiamo essere nelle corde di Kratz.

Buona la voce, espressiva, particolare, personale. Interessantissimi alcuni pezzi che non possiamo che ritenere molto ben riusciti. Di uno spessore senza dubbio superiore ad esempio, le iniziali “Too Close to the Edge” e “The Highway“, vicine a certe intuizioni di Kip Winger. Altrettanto intense ed in ugual misura godibili le derive anni ottanta di “How Can a Man” e “A Way to the Future”. Canzoni levigate, lucide e molto ben prodotte, reminescenze di Chicago, Bill Champlin e Christopher Crosss a delinearne contorni ed orizzonti.
Detto della cospicua pattuglia di “lenti” (“Without Your Love“, “Let’s Do Something Good”, “Someday” e “10 Minutes”), la nuova opera di Michael Kratz si fa ricordare in particolar modo per tre episodi molto riusciti.
L’iniziale “Too Close to the Edge“, dotata di una melodia contagiosa (sorprendersi a canticchiarla è quasi scontato). La conclusiva “Broken Souls“, notturno metropolitano infarcito di suoni High Tech Aor.
Più di tutte, la splendida “You’re the One“.
Una composizione che vale da sola l’intero cd, fatta di richiami alla Synthwave anni ottanta in cui apprezzare la voce di Kratz unita ad una melodia avvolgente e sonorità incisive, piene ed appaganti nella loro lucida possanza. Un piccolo capolavoro.

Senza dubbio un buon disco “TAFKATNO” (a onor del vero, dobbiamo ancora comprendere il significato di un nome tanto singolare), raffinato, carico di sfumature e di momenti ricercati.
Un album che si rivelerà prezioso per gli amanti di ambientazioni a cavallo tra westcoast e synthwave, alla ricerca di musica meditata e scritta con profondità, più che dell’impatto improvviso ed adrenalinico tipico del rock duro.

Al netto di qualsiasi attitudine, un prodotto composto da musica autentica, di qualità e con grandi margini d’ascolto.

 

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Genere: AOR 
Anno: 2021
78