Recensione: The Entity

Anno Domini 2025: sono ormai passati quasi quattro anni da “X”, il decimo lavoro della leggenda italiana della musica dura, i Death SS. È giunto il tempo di un nuovo sigillo, l’Entità lo esige, necessita di rinnovata energia vitale. E il Vampiro, Steve Sylvester, è pronto ad adoperarsi e soddisfare le sue richieste: ecco arrivare, quindi, l’undicesimo capitolo della saga Death SS: “The Entity”. Un titolo emblematico, in particolare per chi segue Sylvester dall’alba dei tempi.
All’interno della discografia dei Death SS, “The Entity” è un lavoro molto particolare e carico di significato. Con quest’album, infatti, Steve Sylvester apre definitivamente le porte del proprio Teatro dell’Orrore e ci racconta chi sia l’Entità che si cela dietro la sua opera. Di quest’Entità, Steve ce ne aveva già parlato nella biografia della band, “La storia dei Death SS (1987-2020)”. Con “The Entity”, però, il negromante del rock abbatte ogni muro, scioglie ogni segreto: ci descrive come sia entrato in contatto con l’Entità e, cosa più importante, ci svela chi sia veramente. “The Entity”, insomma, è un album fondamentale per comprendere la carriera di Steve Sylvester e dei Death SS. Il sipario è aperto, non rimane che addentrarci in “The Entity” e scoprirne ogni dettaglio.
“The Entity” va analizzato partendo dal concept che lo caratterizza. D’altronde, come abbiamo sottolineato poco sopra, la tematica narrata è di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’album, e non solo. Per capire “The Entity” dobbiamo quindi partire dai suoi testi.
L’Entità ci viene presentata a partire dalle battute iniziali di “The Entity”, tramite un’introduzione particolare, quasi mistica. Ci troviamo agli inizi del Novecento e Crowley, nel tentativo di liberare l’essere umano dalla propria schiavitù e dare vita alla Coscienza Cosmica, entra in contatto astrale con un’Entità primordiale. Con il prosieguo della storia scopriremo che quest’Entità si nutre dell’energia vitale degli “eletti” da lei selezionati. Ed è proprio in questo modo che ha vissuto nel mondo degli uomini, possedendo gli “eletti” sotto varie forme, nel corso del tempo. Questa possessione permette a ogni individuo di sprigionare tutto il potenziale del proprio io, liberandolo dalle varie restrizioni morali. Una sorta di fiamma che porta ad alimentare, in particolare, il lato artistico e creativo dell’“eletto”.
Il sentiero è ormai tracciato. “The Entity” ci catapulta in un universo filosofico complesso e articolato, in cui il tema dominante è la doppia natura dell’essere umano. Un concetto complicato, che Sylvester cerca di rendere fruibile a tutti servendosi di alcuni racconti, storie in cui il dualismo tra il lato “buono” e “malvagio” delinea il tratto saliente del protagonista. Ci troveremo quindi a ripercorrere il caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde, in cui Jekill rappresenta “l’ingabbiato”, mentre Hyde è colui che insegue i propri piaceri e desideri. Hyde, insomma, ha compreso che non esiste un prima e un dopo per vivere la sua esistenza. Un concetto molto vicino al famoso motto di Crowley “Fa ciò che vuoi sarà tutta la legge”. L’Entità, dunque, porta l’“eletto” ad ascoltare la propria volontà più autentica, a divinizzare il proprio io.
L’Entità è però in continua evoluzione e dopo essersi servita di crimini efferati per trarre il proprio nutrimento – come avviene con Hyde, o Jack lo Squartatore – scopre l’empatia con Cimiteria. Ma non si fermerà qui: subito dopo comprenderà il potere dell’arte, un qualcosa che le permetterà di ricevere energia vitale senza ricorrere alla violenza. Ed è proprio nel finale di “The Entity” che Sylvester ci svela che l’Entità con cui ha stretto il famoso patto, da cui sono nati i Death SS, è proprio quest’ultima versione dell’Entità astrale risvegliata da Crowley.
E dal punto di vista musicale? Cosa dobbiamo aspettarci dalla nuova fatica griffata Death SS? Beh, come abbiamo compreso, il concept di “The Entity” narra l’evoluzione dell’individuo, del suo io. Un percorso di crescita che inizia in un lontano passato, fino ad arrivare ai giorni nostri. Un viaggio ricco di visioni fantasy-horror, in continuo bilico tra filosofia ed esoterismo. Le composizioni non possono che riprodurre questo caleidoscopio di immagini, e lo fanno attraverso delle musiche che risentono delle influenze di più epoche e stili. In “The Entity” incontreremo quindi degli assalti frontali, con ritmiche serrate, proprie dell’heavy metal. Vivremo momenti dal marcato animo Seventies, in cui l’ombra di Alice Cooper aleggia vistosamente. Ci ritroveremo nel bel mezzo di atmosfere cinematografiche, molto vicine alle colonne sonore dei film horror anni Ottanta. Un lavoro eterogeneo, che rappresenta alla perfezione l’essenza dei Death SS del 2025. Anzi: “The Entity” potrebbe addirittura simboleggiare un nuovo inizio per Sylvester e compagni.
Entrando nel dettaglio, possiamo dire che “The Entity” è un lavoro destinato a crescere con gli ascolti. Il nuovo disco dei signori della dimensione oscura si presenta con una veste più varia rispetto al recente passato. Ed è proprio questo spirito eterogeneo uno dei punti di forza di “The Entity”. In questo modo, incontriamo alcuni interessanti highlight come ‘Justified Sinner’, dalle evidenti influenze Alice Cooper, l’aggressiva e tenebrosa ‘Two Souls’, la sentita ‘Out To Get Me’. E come non citare la seducente ‘The Evil Painter’, con un marcato animo Seventies, e l’energica ‘Evil Never Dies’, con quel lick melodico helloweeniano. “The Entity” è inoltre la prima opera della nuova formazione dei Death SS, una line-up che può vantare nomi altisonanti, che regalano una marcia in più alla compagine di Sylvester. Davvero degna di nota la prova di Unam Talbot alla batteria, così come quella di Ghiulz alla chitarra. E non potrebbe essere altrimenti, visto il valore dei due nuovi innesti, forti dei loro trascorsi con i Bulldozer. Da segnalare anche la prova di Freddy Delirio alle tastiere, il vero collante delle diverse anime presenti in “The Entity”. Rispetto al recente passato, poi, la produzione migliora decisamente, risultando più equilibrata e “tagliata” per le sonorità presenti in “The Entity”. Il lavoro di Tom Dalgety, già attivo con Rammstein e Ghost, si sente, eccome.
“The Entity” sembra quindi aprire un nuovo orizzonte nella carriera Death SS, caratterizzato da una commistione di più influenze, passate e presenti. Per certi aspetti, potremmo considerare “The Entity” come una sorta di risposta, dal carattere decisamente più heavy metal, a quanto fatto dai Ghost. Ecco, se proprio volessimo cercare il classico pelo nell’uovo dovremo segnalare i ritornelli, che non sempre riescono a lasciare il segno, a risultare facilmente memorizzabili. Dei ritornelli più accattivanti avrebbero di sicuro regalato un’opera esplosiva. Al di là di quest’ultima osservazione, “The Entity” dimostra come i Death SS abbiano ancora tanto da dire. Passano gli anni, cambiano i musicisti, le visioni artistiche ma l’ispirazione di Sylvester, ben coadiuvato dal fedele Delirio, sembra non svanire mai. I Death SS sono tornati, godiamoci quindi “The Entity”, assaporiamone ogni suo elemento, lasciamoci trasportare dalle sue atmosfere. Un nuovo viaggio è iniziato, un viaggio che sembra avere tutte le carte in regola per durare a lungo. Non rimane che attendere il volere dell’Entità, solo in questo modo scopriremo dove vorranno condurci i Death SS.
Marco Donè