Recensione: Three Thousand Realms in a Single Thought Moment (一​念​三​千)

Di Elisa Tonini - 17 Gennaio 2023 - 8:30

Circa tre mesi dopo l’uscita di “Treasury Of The True Dharma Eye” i buddisti taiwanesi Dharma (達摩樂隊) hanno pubblicato il nuovo album “Three Thousand Realms in a Single Thought Moment (一​念​三​千)”. La formula proposta è essenzialmente la stessa dell’opera precedente, con qualche leggera modifica nella scrittura e nella resa dei brani.

Ecco che mantra e sutra sono i integrati in una base che attraversa grossomodo tutte le sfumature del death, dal sinfonico ai confini col black . Risulta quindi meno sperimentale di “Treasury” ma rispetto a questo guadagna coerenza ed omogeneità, calore e suggestioni luminose. Insomma, un’animo più ardente.

La recensione

In termini qualitativi si nota un deciso aumento dalla quarta traccia in poi, con l’apice assoluto in “Namo Amitabha”. Si tratta di un pressoché perfetto incontro tra tutti gli elementi e che valorizza il misticismo buddista tra campane sacre e percussioni. Fondamentalmente è quanto la sottoscritta vorrebbe sentire dal gruppo. Va poi assolutamente citata l’epicità maestosa e candenzata di “Vairocana Mantra of Light” ma anche la drammatica “Repentances Sin Eradication Dharani”.

Più sotto di questi, tuttavia molto validi sono brani come “Vajrasattva Hundred Syllable Mantra” e “Manjushri Bodhisattva Mantra”. Entrambi brillano per carisma e trasporto nelle melodie ma cuore diverso, infatti, il primo colpisce con un mood drammatico, a tratti alla Cradle of Filth eppure solare nel refrain power. D’altro canto il secondo sfrutta  ritmiche e dinamiche vicine al metalcore a cui si innestano suggestivi passaggi vocali alla Bathory.

Il resto delle tracce risulta di qualità accettabile, segnalando comunque la sinfonica “The Maha Prajna Paramita Heart Sutra”.

Conclusione

Con “Three Thousand Realms in a Single Thought Moment (一​念​三​千)” i Dharma propongono essenzialmente un album valido, rilevando punte qualitative decisamente alte ma un po’”nascoste” dalle prime tre tracce. In tal senso, volendo si sarebbe potuto condensare il meglio in un EP per una qualità complessiva ancora più elevata. La produzione risulta più potente e definita ed allo stesso tempo rispetta la natura emotiva di turno. Una band che può ritagliare sempre più il suo spazio nel mondo folk metal “religioso” accanto a band come i vedici Rudra ed i Batushka di “Litourgiya”. Adatto a chi ama il folk metal in tutte le sue forme e di quelli del metal estremo, purché di mentalità aperta.

Elisa “SoulMysteries” Tonini

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