Recensione: Through The Open Gate

Di Fabio Vellata - 9 Novembre 2010 - 0:00
Through The Open Gate
Band: Animal House
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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70

“Through The Open Gate” è il primissimo capitolo discografico rigorosamente autorprodotto dei padovani Animal House, band composta in epoche recenti da un quintetto di esperti musicisti dall’estrazione musicale alquanto eterogenea e sfaccettata.
Influenze derivate da thrash, alternative, rock progressivo e hard rock classico, confluiscono in un unico ribollente bailamme di stili dalla personalità ancora multiforme ed indefinita.

Linee melodiche nervose, cantato talora declamatorio, sprazzi armonici sfuggenti e quasi schizoidi, delineano un profilo tutt’altro che di facile interpretazione e fruibilità, lasciando trasparire idee ancora un po’ confuse ed una preparazione tecnico-strumentale di primissimo ordine.
Talvolta accostabile, in alcuni elementi, a certo rock progressivo più colto ed evoluto, la proposta del gruppo padovano incorpora un gusto “tastieristico” assolutamente di rilievo, sottofondo ideale e commento immancabile per le numerose divagazioni strumentali intraprese nel corso dell’album, mescolate a frammenti impazziti di thrash e svisate hard rock, in un complesso variegato al punto d’essere quasi vertiginoso.
Qualità comunque interessanti che, in alcuni frangenti, conducono gli Animal House al cospetto di alcune realtà heavy prog di richiamo internazionale ma che, pur lasciando emergere doti decisamente fuori dal comune, necessitano ancora di una più precisa e coerente identificazione stilistica.

Non mancano, in ogni modo, i brani meritevoli e di buon valore: le atmosfere plumbee di “Miss Devil”, l’arrembante rock n’roll “misfitsiano” di “Scania”, la sorniona “Waiting For Another Sun” e la delicatissima “Empty Pages”, pongono in chiaro risalto gli aspetti ricercati e non banali del songwriting in possesso dei cinque musicisti, lasciando tuttavia qualche dubbio sulla scorrevolezza di un taglio melodico dai caratteri a volte troppo contrastanti, poco diretto e dalla difficoltosa familiarizzazione.
Su tutto, è comunque – come già sottolineato –  la bontà strumentale a spiccare, spinta ad ottimi livelli ed espressa con pregevole maestria in particolar modo dal chitarrista Adamo Stavanato e dalla rhythm session guidata da Fabio Cattalini al basso e Lorenzo Bagagiolo alla batteria.

Tendenza progressiva, voce interessante seppur non di somma estensione, produzione e grafica accettabile, tecnica di buon livello. Ciò che manca profondamente, è un filo conduttore che leghi gli stili, fornendo un senso compiuto a composizioni altrimenti destinate a disperdersi in una moltitudine d’influenze difformi ed in un turbine rischiosamente inafferrabile di suoni che, pur se in grado, da un lato, di porre in evidenza il potere virtuoso del gruppo tricolore, dall’altro, smarriscono in efficacia, abbandonandosi in un oceano d’idee purtroppo confinate tra intenzioni non sviluppate al meglio.
 
I mezzi, grandi e significativi, e le potenzialità in ogni caso non difettano e le aspettative per il futuro degli Animal House non possono che essere elevate.
Con un approccio che ci auguriamo maggiormente essenziale e, se possibile, più “immediato”, i dubbi sul brillante futuro del quintetto padovano saranno, insomma, davvero minimi e le eventuali riserve null’altro che semplici ed insignificanti dettagli.

Per contatti: sonny.animalhouse@gmail.com

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Tracklist:

01.    Miss Devil
02.    Hero’s Alone
03.    Coloured Stars
04.    Running
05.    Empty Pages
06.    Sonny The Dog
07.    Lucifer Song
08.    Waiting For Another Sun
09.    Close To You
10.    Scania

Line Up:

Federico Finco – Voce
Adamo Stevanato – Chitarra
Stefano Bagagiolo – Tastiere
Fabio Cattalini – Basso
Lorenzo Bagagiolo – Batteria

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