Recensione: Unleash the Terror

Di Valeria Campagnale - 6 Ottobre 2025 - 16:58
Unleash the Terror
Band: Terrorbound
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Thrash 
Anno: 2025
Nazione:
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70

Il quintetto serbo Terrorbound irrompe sulla scena Blackened-Thrash con l’EP d’esordio, “Unleash the Terror”, un manifesto sonoro di intransigente violenza. Fedele alle sue etichette di genere, questo lavoro conciso ma intenso funge da scarica di adrenalina pura, amalgamando la furia caotica del Black Metal della prima ondata con il riffing tagliente e l’attitudine sferzante del Thrash più maligno.
Fin dall’apertura feroce, l’EP stabilisce un tono di implacabile aggressività. La produzione è intenzionalmente grezza e non levigata, un approccio che la band stessa rivendica con orgoglio come un sound “trovato nel basso fondale del Danubio”. Non si riscontrano sonorità lucide o patinate; qui prevale solo l’essenza cruda e viscerale del metallo estremo.
I brani si configurano come schegge incandescenti di velocità, lanciandosi in un martellare di blast beat e riff veloci che a tratti introducono una melodia carica di malevolenza. La sezione ritmica opera come una macchina da guerra, con la batteria che scandisce ritmi frenetici e inarrestabili che scuotono le fondamenta del genere. Le chitarre si dividono tra l’incisività tecnica del Thrash e l’atmosfera gelida e satanica del Black Metal, erigendo un muro sonoro denso e pervaso da una palpabile malvagità.
Il comparto vocale costituisce un elemento distintivo: un ringhio graffiante e perfettamente calibrato nell’incanalare il tema di “spezzare schiene e spaccare crani” promesso dalla band. Le performance sono sature di odio e disprezzo, conferendo profondità a testi che presumibilmente esplorano l’occulto, la misantropia e il caos puro.
“Unleash the Terror” è indirizzato ai puristi che prediligono il loro Blackened Thrash suonato senza compromessi. L’opera non mira a reinventare la formula, bensì a eseguirla a una velocità così estrema da rasentare la disintegrazione. Per un EP d’esordio, si tratta di un colpo di cannone impressionante che stabilisce in modo chiaro e brutale l’identità dei Terrorbound sulla scena serba.
I brani di maggiore spicco dell’EP risultano essere “Merciful Angel” e “Victims of War”. Il primo per la dirompente dinamicità pur mantenendo un sound più leggero, mentre il sencondo, per l’impetuosa sonorità aggressiva accompagnata da un testo marcatamente contro la guerra.

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