Recensione: What lies ahead
Band: Frightful
Etichetta:
Godz Ov War Productions
Anno:
Nazione:
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81
Molto spesso quando si pensa al metal proveniente dal vecchio continente si fa involontariamente una deviazione verso taluni stereotipi (che, intendiamoci, non sono falsi, in quanto per definizione basati su una realtà diffusa), che risultano fuorvianti per un processo di crescita e di reale conoscenza di sonorità nuove e più interessanti. Facile che il pensiero vada alla Germania o ai Paesi scandinavi in base al genere che si ha in mente, con qualche pensiero alla Francia e per i più arditi al Regno Unito. In questo calderone difficilmente vengono inserite altre realtà, che non staremo qui ad elencare, ma una ci basta: la Polonia.
La terra natìa dei cari Behemoth e del buon Nergal (tra i tanti) ha dato modo di distinguersi in più di un’occasione di recente, e anche in più sottogeneri in realtà: addirittura gli Mgla hanno dato il via ad un nuovo filone di Black Metal “moderno”, e che possa piacere oppure no non è comunque un risultato da sottovalutare – considerando anche il contesto storico attuale, in cui si sperimenta davvero poco. Da qui la curiosità verso un gruppo, i polacchi Frightful, che ha dato in pasto alle nostre orecchie l’oggetto dell’analisi di oggi, ovvero “What lies ahead”. Cosa si cela oltre l’ispiratissima copertina?
Il disco si presenta con “Cloaked by Nothingness” ela sua lenta e serpeggiante chitarra che ci prende per mano per catapultarci in un pezzo pieno di violenza e riff incendiari, che riportano atmosfere speed metal in salsa death. Fantastica la voce di Oskar Wańka, che restituisce perfettamente la sensazione di una voce da una caverna degli inferi. Ottimo lavoro alle chitarre, sia per riff che per assoli. Inizio travolgente. Il disco prosegue con convinzione e senza lasciare momenti morti: decisamente degna di nota “No Fear”, che coniuga la consueta cura alle sei corde con una performance ritmica da applausi, con cambi di ritmo fantastici ed entrate delle chitarre per gli assoli sempre calzanti e coinvolgenti. Non parliamo di strutture “prog” o eccessivamente intricate, ma articolate “il giusto” per restituire quella frizzantezza che evita l’appiattimento della proposta quando ci si affida esclusivamente alla velocità o alla violenza. Dopo una paio di brani che non raggiungono il livello di ciò che li ha preceduti (e sarebbe strano il contrario) il disco si chiude con altre due gemme di ottimo valore. “Cathedrals of Creation” è probabilmente il pezzo più riuscito del disco, elaborato e ricco ed in grado di riassumere le sonorità del gruppo. Il brano di chiusura, “Inexplicable”, è sulla falsa riga del brano precedente, con in evidenza un bel basso grave e avvolgente.
I Frightful scendono in campo con un secondo lavoro molto maturo e solido, irrompendo con forza in questo 2025. Consigliamo caldamente di recuperare anche l’ascolto del loro primo album, “Spectral Creator” del 2021, che ha un piglio un po’ più tecnico: non rimarrete delusi.