Recensione: Zokusho

Di Fabio Vellata - 12 Settembre 2019 - 0:01
Zokusho
Band: The Defiants
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2019
Nazione:
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88

Opinione personale: ce n’era francamente il bisogno e se ne sentiva la necessità. 
In effetti, i non più giovanissimi come il sottoscritto iniziavano a percepire – nel 2019 – la mancanza di un disco realmente “superiore” fatto di quell’autentico, genuino e ruffianissimo airplay ottantiano. Parecchi come back interessanti quest’anno, ma pure un sacco di vecchi leoni intenti a farsi una sorta di lifting allestito con spruzzi di modernismo ed indurimenti contemporanei, belli, piacevoli, ma immemori del romanticismo imbevuto di spensieratezza che era dominio di un certo modo di far rock risalente a qualche lustro fa.

E per foruna però, un minimo di ristoro si potrà finalmente ottenere grazie, anche questa volta, a qualche vecchia conoscenza dei bei tempi “andati”, supportata, manco a dirlo, dalla solita benemerenza di Frontiers Music, una specie di rifugio per gli orfani di certe sonorità vintage.

Al primo passaggio edito nel 2015 i The Defiants erano stati grandi. 
Nel loro secondo capitolo si rivelano, in tutta onestà, grandissimi. 
Essì, perché Paul Laine, Rob Marcello e Bruno Ravel – ai quali si è aggiunto per l’occasione pure l’altro compare di antiche bisbocce, Steve West – null’altro sono che i cari, adorati, ed amatissimi Danger Danger con un nome differente. I Danger Danger “versione 2”, come ovvio (quelli cioè con Laine alla voce in luogo di quel simpaticissimo “trombone” di Ted Poley), ma sempre i Danger Danger, checché se ne voglia dissertare.
Con un risultato inequivocabile: atmosfere anni ottanta a tutto volume, melodie gloriosamente festose, ritornelli “en plein air” e tutto quello che fa spensieratezza e voglia di vivere in un universo di colori, sensazioni piacevoli e grandi sorrisi.
C’era bisogno anche di questo, dopo tutto: soprattutto al termine di una stagione di solito giocherellona come l’estate, non può che far bene il trovarsi nello stereo un disco che sembra fatto apposta per sollevar il morale e mettere di buon umore. In modi però, tutt’altro che caciaroni o dozzinali, anzi, utilizzando sempre quella insospettabile classe ed eleganza che ha rappresentato per anni lo stile peculiare dei Danger Danger. Sempre divertenti, sempre orecchiabili, sempre easy listening. Ma mai sguaiati, volgari o grossolani.

Vintage” nello spirito e nelle melodie. 
Attualissimi, naturalmente, nei ricchi arrangiamenti e nella produzione dei suoni. “Zokusho” (un termine giapponese per significare “sequel”) è, infatti, un scintillante esempio di AOR cromatissimo e raffinato, scolpito a tutto tondo attorno a sonorità ben tornite e profonde, piene, avvolgenti.
Il valore aggiunto di un album come questo, va da sé, è il potenziale d’ascolto spinto ai massimi livelli. Un piacere d’ascolto che si manifesta immediato ed istantaneo al primo passaggio, alimentato da hookline che colpiscono con disarmante facilità e spingono a replicare più volte l’esperienza.

Senza strafare, senza eccessi tecnici o sofismi astrusi. La bellissima voce di Paul Laine ed il lavoro compatto ed affiatato dei compagni di sempre come tappeto: lasciarsi conquistare da brani come “Standing on the Edge”, “Fallin’ For You“, “Hollywood in Headlights”, “Hold on Tonite” (chi suggerisce “Def Leppard” vince tutto…), “U X’D My Heart“, “Stay” e “Alive” è veramente un “attimo”. Un soffio. Un battito d’ali.
Affezionarsi ad un disco come “Zokusho” una conseguenza diretta che scaturisce dalla cordiale e frizzante semplicità con cui le melodie affascinano ed i suoni conquistano in presa diretta, conferendo quella piacevole, quasi insensata certezza che, se al mondo esiste ancora musica così, beh, allora non è poi andato tutto quanto a ramengo ed una qualche speranza c’è ancora…

Fosse uscito nel 1987, l’avremmo ritrovato in heavy rotation su MTV e tra le preferenze degli appassionati di tutto il globo.
Purtroppo siamo nel 2019 e cose simili sono sempre più rare.
Tanto rare da tenersele ben strette, custodirle gelosamente e tramandarle ai posteri.

“Plin plon”…per il titolo di disco dell’anno in ambiti melodic rock si attendono in scena Eclipse e Pretty Maids…

…anche se scalzare i The Defiants dal trono targato 2019, dopo cotanta esplosione di colori, gioia e bella musica, sarà parecchio difficile…

 

 

 

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