Gothic

Intervista Alcest (Neige)

Di Davide Sciaky - 17 Novembre 2016 - 9:00
Intervista Alcest (Neige)

Gli Alcest sono una band francese che con il loro peculiare mix di Metal e Shoegaze ha creato un dei sound più riconoscibili degli ultimi anni.
Molto amati in Italia, come confermato proprio durante l’intervista, non ci siamo fatti sfuggire l’opportunità di intervistare il leader della band, Neige, al secolo Stéphane Paut alcui giorni dopo le date italiane.

Ciao Stéphane, benvenuto su TrueMetal!

Ciao, grazie per l’intervista.

In questo tour state suonando un numero incredibile di concerti, più di un mese di fila senza neanche un giorno di pausa! È dura?

È molto faticoso, molto, molto faticoso; sapevo che sarebbe stato così e non sono la persona più resistente al mondo, ma va bene.
Ho ancora la voce, ho sempre paura di perderla…sì, cerchiamo di prenderla con calma, di non fare troppe follie tipo feste tutti i giorni e cose del genere, quindi a volte dobbiamo essere ragionevoli ed andare a dormire appena possiamo.
Cerco di tenermi in buona forma ed eccoci qui; penso che comunque dipenda dai giorni, alcuni giorni siamo veramente stanchi, altri giorni stiamo bene.

Con tutti questi concerti che state suonando avete visto un sacco di posti diversi, il locale ha qualche influenza sul vostro show o sulla setlist?

No, è divertente perché è una domanda che mi fanno spesso, dove preferisco suonare, festival contro club, non ho NESSUNA preferenza, dipende solo dal mio umore.
Possiamo fare show fantastici in piccoli club e possiamo fare show fantastici in grossi festival, non ci sono regole, o possiamo pure fare brutti show in entrambi, non cambia dove siamo.

Parlando del nuovo album, con “Kodama” avere recuperato alcuni elementi classici degli Alcest includendo allo stesso tempo nuovi elementi provenienti dalla cultura giapponese, c’è una relazione tra le due cose?

Questa cosa giapponese è nuova ma è qualcosa con cui mi sono sempre sentito collegato perché sono un fan del Giappone da tanto tempo; non ho introdotto quest’influenza prima negli Alcest, ma questa volta sembrava il momento giusto perché siamo passati in tour dal Giappone due volte e mi ha colpito molto, quando sono tornato in Francia volevo davvero farne qualcosa, fare qualcosa con tutte le cose che abbiam visto, che abbiamo scoperto in Giappone, è stata una grande ispirazione.
Dopo “Shelter” sentivamo di doverci davvero riconnettere con il nostro sound perché “Shelter” era influenzato da altre band, altri generi, e penso che avessimo bisogno di suonare di nuovo “Alcest”.
Penso che “Kodama” abbia molti nuovi elementi, non è semplicemente un album nella vena dei precedenti, è molto diverso per me, è un viaggio completamente diverso.

Avete già scritto una canzone in una lingua diversa dal francese in passato, avete pensato di scriverne una con il testo in giapponese per questo album?

Intendi cantata da me?

Da te o da un ospite, è uguale.

No, direi di no.
Abbiamo avuto l’inglese sull’album precedente per una canzone sola, non canto io in inglese, era un ospite, poi abbiamo il francese e abbiamo anche un linguaggio inventato che metto su ogni album.
Ci sono anche una o due canzoni su ogni album senza testi ed è piuttosto divertente perché la gente mi chiede sempre “Allora, quali sono i testi di questa canzone?” e la canzone non ha testi, è piuttosto forte che la gente pensi che siano veri e propri testi.

Quanto sono importanti i testi di una canzone? Hanno la stessa rilevanza della musica?

La musica viene sempre prima, ma questo non significa che i testi non siano importanti, sono importanti quanto la musica, semplicemente non sono la mia cosa preferita, sai, scrivere i testi.
E questo è anche perché è molto comodo per me non usare testi a volte e altre volte semplicemente inventarmi cose.

Spesso hai suonato con altre band, sia in studio che dal vivo, è un modo per trovare l’ispirazione per gli Alcest o è semplicemente per fare qualcosa di diverso?

È solo per fare qualcosa di diverso; lo facevo soprattutto prima, quando avevo più tempo, perché ora non posso più investire molto del mio tempo in altri gruppi con prove e cose del genere…faccio ancora qualcosa, ma sono solo ospitate, tipo per esempio ho fatto da ospite cantando sul nuovo album degli Heteroir e l’anno scorso ho suonato la batteria con i Sylvaine.
Quindi sì, cerco sempre di fare cose al di fuori degli Alcest non è facile quando non ho tempo; è come una vacanza per me, senza pressioni, senza responsabilità, non mi piace comporre per altre band, non mi piace scrivere testi per altre band, quindi mi danno i testi mi dicono dove cantare e io lo faccio.

La tua musica in un certo senso potrebbe suonare poco Metal ad un pubblico di metallari e poco Shoegaze ai fan dello Shoegaze, ti capita mai di desiderare una fanbase diversa?

Abbiamo una fanbase fantastica perché abbiamo un mix di fan dello Shoegaze e metallari quindi è perfetto, ci sono i metallari che ascoltano Shoegaze e i fan dello Shoegaze che ascoltano Metal.
15 anni fa, quando ho cominciato a far parte della scena Metal, era tutto molto, molto separato, tutti i generi erano molto diversi, la gente non si mescolava, non potevi ascoltare Black Metal e Indie Rock, non era possibile, e invece ora quasi ogni blackster ascolta anche generi molto diversi e penso che non siamo stati una delle prime band a mescolare davvero questi due universi così lontani.
Penso che questa sia l’originalità del progetto, il fatto che noi siamo davvero parte della scena Metal e non siamo davvero parte della scena Shoegaze.

Una notizia recente è che i Peste Noire, una band di cui hai fatto parte per un certo tempo, sono stati esclusi da alcuni festival per la loro ideologia, cosa ne pensi?

Preferisco non rispondere a questa domanda, no comment.

Recentemente avete suonato per intero “Ecailles de Lune”, è una cosa che pensate di replicare in futuro, magari suonando altri album?

Sì, sì, ci piacerebbe, dobbiamo solo avere l’occasione, venire invitati a qualche festival per suonare il primo album magari…

Quindi sarebbe una cosa riservata ad occasioni speciali tipo festival, non concerti “normali”?

Dipende, se ce l’offrissero potrebbero essere entrambi.

La vostra musica può essere descritta come molto spirituale e ultraterrena, è una cosa che rispecchia la tua visione della vita? Sei religioso?

Spiritualità e religione sono cose molto diverse; io sono molto spirituale ma odio la religione.
Non mi piacciono per niente le religioni organizzate e il fatto che usino il Fato per cose che non c’entrano niente…è semplicemente lo scopo dell’avere una connessione con un’entità spirituale.
Non devi seguire alcun dogma o leggere alcun libro per avere una vita spirituale, puoi sentire la spiritualità in qualsiasi cosa, puoi andare a fare una passeggiata nella natura e sentire il lato spirituale della vita.
Nessuno dovrebbe dirti cosa fare o cosa non fare, sono fortemente contrario alla religione ma credo in Dio.

Tornando a parlare del nuovo album, pensi che questo periodo di paura ed incertezza, specialmente in Francia, abbia influenzato “Kodama”?

Sì, in un certo modo l’ha fatto sicuramente.
Non all’inizio del processo perché le canzoni, la maggior parte delle canzoni, erano già state scritte prima degli eventi, ma per esempio il finale è stato fatto dopo, ed il finale è molto, molto oscuro.
Anche per il sound, volevamo qualcosa di molto, molto duro e con molta energia, molta rabbia.
Questo è quello che avevamo in mente quando cominciammo a lavorare all’album, ma penso che tutto quello che è successo a Parigi abbia spinto molto in là questi elementi.
Quello che è successo ha avuto un grosso impatto su di me.

Avete suonato 4 concerti in Italia rendendolo uno dei paesi in cui avete suonato di più in questo tour, com’è la vostra relazione con i fan italiani?

L’Italia è stata fantastica, gli show erano pieni, la gente era molto, molto entusiasta, i locali non erano così buoni, le condizioni non erano sempre il massimo…ho sentito che i locali in città in Italia stanno chiudendo e quindi molti sono in periferia, quindi non molto ben posizionati…sì, le condizioni non erano ottimali ma va bene, poi i fan sono stati grandi.
È uno dei nostri pubblici preferiti in Europa e poi so che molti dei nostri fan più grandi vengono dall’Italia.

Con 5 album in studio all’attivo e tutti questi concerti che state facendo potrebbe essere un ottimo momento per un album live, c’avete pensato?

Sì, ma non so esattamente in che occasione.
Dovremmo pensarci, sederci e…ma la gente non compra più neanche gli album normali, quindi comprerebbero un album live? Non ne sono tanto sicuro…
Non so se vogliamo davvero un album live, io preferisco il lato in studio degli Alcest.

Quindi al momento non è nei vostri piani?

No, no, ovviamente è possibile, ma non nell’immediato futuro.

Questa era l’ultima domanda, grazie del tuo tempo e se hai un messaggio finale per i nostri lettori ti lascio questo spazio.

Ci è piaciuto davvero tanto suonare in Italia, il responso è stato fantastico, speriamo davvero che continuiate a vederci in Italia e cercheremo di suonare il più possibile!

 

Davide Sciaky (con la collaborazione di Carlo Mauri)