Recensione: Khram

Di Tiziano Marasco - 2 Febbraio 2018 - 10:00
Khram
Band: Arkona (Rus)
Etichetta:
Genere: Folk - Viking 
Anno: 2018
Nazione:
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78

“Yav'”, a parere di chi scrive, è stato una delle sorprese del 2014. Parliamoci chiaro: non che gli Arkona fossero dei debuttanti, tutt’altro, erano già una band navigata con una buona decina d’anni sul groppone. Pur tuttavia, al di là di una crescita tanto costante quanto innegabile, il sound dei russi non era mai riuscito a liberarsi di una componente etnica che aveva molto di “amatoriale” (mi si passi il termine), da gruppo appena sbucato da un garage di Kaluga. Opinione discutibile, ma tant’è. Ad ogni modo, questa componente aveva precluso agli Arkona il salto di qualità e li aveva relegati al ruolo di “bella incompiuta”, (sempre a parere di chi scrive, ovviamente). “Yav'” ha cambiato tutto. Non che i russi abbiano rinnegato la componente etnica che li aveva sempre contraddistinti, purtuttavia ci aveva regalato un suono diverso, monolitico e, finalmente, completamente maturo.

A quattro anni di distanza, tocca a “Khram” (tempio) bissare le buone impressioni di allora. E, diciamolo a scanso di equivoci, “Khram” è un disco di sole conferme, conferme e nient’altro. Superato un cospicuo intro, Shtorm apre presentandoci tutto quanto di buono aveva già detto “Yav'”. Riff granitici, black ma non troppo, buoni inserti armonici di strumenti non meglio precisabili (per mia ignoranza) e il cantato schizofrenico di Masha fanno di “Shtorm” un singolo designato di questo disco. Anche perché si tratta dell’unico pezzo del lotto che abbia una durata potabile, ma ci torneremo dopo.

Tutt’altro discorso per la successiva “Tseluya zhizn'”, un pezzo che, come dice il titolo, dura “tutta una vita”: diciassette minuti pensati davvero come una composizione unica, con strofe e ritornelli (due). Un pezzo che vive di climax e contrasti, tenuto in piedi, oltre che da inserti etnici, anche da un ottimo guitar work e da due break sinistri con cantato di bambino. Bambino che torna, almeno nel titolo, nella successiva “Rebionok bez imeni” (Bambino senza nome). Un pezzo che, a dispetto dei suoi 12 minuti, è tra i più facili da assimilare, grazie alle sue atmosfere dilatate, da steppa Kazaka, e l’ottimo clean di Masha. Stesso discorso può essere fatto per la title-track, altro pezzo molto valido, in cui gli Arkona si rivelano molto abili nella costruzione di atmosfere sinistre e nella gestione dei cambi di ritmo.

“V pogonie za beloj ten’yu” e “V ladonyah bogov” (Alla ricerca dell’ombra bianca e Nei palmi degli dei) continuano a giostrare tra furia iconoclasta e melodie oscure e malinconiche. La prima in particolare è un pezzo che, senza dubbio, potrebbe essere il vero manifesto del disco (mi riesce difficile definirlo singolo visto il minutaggio) e offre il miglior ritornello di un album che, a tutti gli effetti, può essere definito molte cose ma sicuramente non un disco facile. Prima della chiusura, c’è ancora tempo per Volchista, una cover (parecchio rielaborata rispetto all’originale) che probabilmente è anche la traccia meno ostica del disco, anche grazie alla predominanza del clean singing.

Tirando le conclusioni, “Kharm”, come detto in precedenza, è un disco di sole conferme, il cui unico limite, se proprio vogliamo andare a guardare, è la durata dei pezzi. A conti fatti, ci troviamo innanzi a settanta minuti divisi in maniera diseguale tra soli sette pezzi (intro e outro li lascio stare). Sette pezzi che sono costruiti come canzoni “normali” con una struttura normale. Se uniamo questo elemento al fatto che la proposta di questi nuovi Arkona non è esattamente di semplice assimilazione, ecco che l’ascolto di “Khram” risulta parecchio impegnativo. Eppure rimane un altro elemento incontestabile. In quest’album non ci sono riempitivi, la lunghezza non è dovuta alla voglia della band di sbrodare (difetto ricorrente in quasi tutti i generi del metal). Anzi, in “Kharm” non troverete un singolo minuto che sia sottotono. Gli Arkona hanno trovato una strada assolutamente originale e assolutamente russa. Che continuino a percorrerla!

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