Soulfly @ Capitol – Pordenone – 16/07/2025

Live Report: Soulfly @ Capitol (PN) – 16/07/2025
a cura di Manuel Gregorin
È passato circa un anno da quando ho visto per l’ultima volta Max Cavalera in azione, più precisamente in occasione del Metal Park 2024. In quella circostanza, assieme al fratello Igor, portavano in scena le vecchie canzoni dei Sepultura, ribadendo il loro ruolo e i meriti, in quello che è stato indubbiamente, il periodo d’oro della band brasiliana. Questa volta, Max torna a calcare il suolo italico con lo Spirit Animal Tour 2025 dei suoi Soulfly, accompagnato dal figlio Zyon Cavalera alla batteria, Mike DeLeon alla chitarra e dal bassista Chase Bryant, subentrato al dimissionario Mike Leon.
Dopo la data di Milano (trovare qua il nostro report), questa sera il carrozzone dei Soulfly fa tappa al Capitol di Pordenone. Un evento che capita pochi giorni dopo il monumentale show degli Iron Maiden a Padova, del quale potete leggere il nostro report, e a ridosso del Luppolo In Rock, con Running Wild, Primal Fear, e molti altri. Ma l’opportunità di vedere una compagine del calibro dei Soulfly vicino casa era troppo ghiotta, così rotti gli indugi, mi avvio alla volta di Pordenone. Dopo un paio di giri a vuoto grazie al satellitare non ben aggiornato sui sensi unici del capoluogo friulano, arrivo nei pressi del locale intorno alle 19-30, e nei paraggi già si distinguono le facce e le magliette di quelli in attesa dell’apertura delle porte. Una volta dentro, noto che il locale è stato ricavato da un ex cinema, e pare presentarsi molto bene per ospitare concerti. Sulle gradinate dove una volta erano sistemati i seggiolini, ora sono stati posizionati dei veri e propri divani. La zona della platea situata davanti al palco, offre comunque una discreta zona in piedi per chi vuole assistere all’evento in modo più dinamico.
Dando un’occhiata al banco del merchandising, mi accorgo che ci sono esposti solo articoli dei Soulfly, il che mi fa intuire che i Husqwarnah, chiamati ad aprire il concerto del giorno prima a Milano, non prenderanno parte alla serata. Conferma che, effettivamente, mi arriva con lo scorrere dei minuti, visto che con l’avvicinarsi dell’orario di inizio dei Soulfly, sul palco ancora non si veda nessun artista di supporto. Il locale comincia a riempirsi, e incontro anche certe persone di mia conoscenza che mai mi sarei aspettato di trovare in una serata come questa. Ciò dimostra come i Soulfly non siano solo un ripiego post–Sepultura, ma che abbiano, nel corso degli anni, guadagnato una credibilità e uno status di band in grado di brillare di luce propria.
Soulfly
Sono le 21-30 quando le luci si spengono e le sagome dei Soulfly prendono posto sul palco. “Buonasera Italia” saluta Max Cavalera, e subito la band attacca con “Seek ‘n’ Strike“.
Here we go – another day, another strike
Here we go – it’s the living sacrifice
Here we go – against your bullshit ways
Here we go – against your false pretend
I Soulfly colpiscono duro e il pubblico si lascia trascinare già dalle prime battute. I suoni purtroppo non sono dei migliori, ma ciò non smorza l’entusiasmo dei presenti. Si prosegue con “Prophecy e No Hope = No Fear”, e il pogo sotto il palco comincia a farsi importante. Anche i suoni, nel frattempo, sono migliorati donando maggior spessore alla prova della band. Dal canto suo, Max Cavalera aggiunge una buona dose di carisma andando a interagire con i presenti incitandoli a saltare e pogare praticamente su ogni brano. Persino lo stacchetto reggae nella parte centrale di “Bring It” viene apprezzato dal pubblico che segue il cantante in un battimani ritmato.
La scaletta pesca dai vari album del combo americano, ma viene riservata una particolare attenzione al debutto. Scelta che probabilmente va a sposarsi con le recenti dichiarazioni di Max Cavalera, in cui afferma che, il prossimo album dei Soulfly, riscoprirà lo spirito avventuroso e il gusto tribale del lavoro d’esordio. La potenza di “Fire” si fonde in un medley con l’hardcore sfrenato di “Porrada”, brano debitore ai “Ratos De Porão”, formazione brasiliana che Max non ha mai nascosto di amare fin da giovanissimo.
Nonostante i Soulfly ruotino indubbiamente attorno alla figura del frontman, anche il resto della band non si limita al ruolo di semplice comparsa. Mike DeLeon, che per l’occasione sfoggia una maglietta dei nostri connazionali Cripple Bastards, è un’autentica fucina di riff e assoli. Chase Bryant dimostra di essere entrato in sintonia con i suoi nuovi compagni, mentre Zyon gioca il ruolo di cuore pulsante della band. Non a caso, il batterista, può definirsi dentro la musica della sua famiglia, fin da prima di nascere. Proprio il battito cardiaco di Zyon infatti, venne registrato quando era ancora nell’utero di mamma Gloria, e messo ad aprire “Refuse/Resist” dei Sepultura assieme alle vergate di batteria di zio Igor.
Avanti con “Back to the Primitive” e “Bumbklaatt”, e qualcuno, nel frattempo, ha iniziato a saltare anche nella zona dei divani. “Bumba” vede il pubblico particolarmente coinvolto e divertito nel cantare il ritornello, probabilmente per il fatto che, nel gergo dialettale del nordest d’Italia, bumba sia sinonimo di una grande sbornia. Non credo che i musicisti sul palco siano al corrente di questa similitudine, ma paiono comunque molto compiaciuti dall’entusiasmo degli spettatori. Max esegue uno stacchetto etnico con un un birimbao, strumento della tradizione brasiliana, per poi attaccare con “Tribe”, cantata più melodica rispetto alla versione su disco. Scelta questa, dettata probabilmente, dalla necessità di far riposare un po’ la voce.
Dopo aver fatto spegnere tutte le luci del locale ed invitato gli spettatori a creare atmosfera con gli accendini e le luci degli smartphone, la band dà sfogo all’irruenza di “Boom” e “No”, prima di congedarsi dell’audience. Ma il pubblico non ne vuole proprio sapere, e inizia a chiamare a gran voce la band, la quale tornano on-stage per un bis, a dir la verità, già programmato prima. Magari proprio per ringraziare la platea per l’affetto dimostrato, anche Max Cavalera decide di omaggiare la scena metal tricolore, e riappare sfoggiando una long sleeve dei Fulci. I Soulfly sparano le ultime raffiche e la giostra mosh riesplode sotto il palco per l’accoppiata composta da “Jumpdafuckup” / “Eye for an Eye”.
Consapevole della grande passione per il calcio che accomuna italiani e brasiliani, Max prova a coinvolgere i presenti in un coro da stadio; “Olè olè olè… Soulfly Soulfly!”, e ovviamente tutti quanti rispondono all’unisono. Ancora un’ultima frustata di watt e lo spettacolo si conclude. Arriva così il tempo degli ultimi saluti, con lancio di plettri e qualche stretta di mano prima che la band lasci il palco del Capitol. Una certa parte di fan però, spera ancora in qualche briciola di spettacolo, e la ricomparsa sul palco di Zyon, riaccende gli animi facendo credere a un ultimo rush. Il batterista però è tornato solo per recuperare le sue cose prima di andarsene, e ora le luci si riaccendono e la gente inizia con calma a defluire.
Una bella serata offerta dai Soulfly, alla quale il pubblico ha risposto con una buona presenza. Un dettaglio che speriamo possa incoraggiare il locale pordenonese nell’organizzazione di altri eventi simili. Noi ce ne andiamo soddisfatti, e anche se la mattina seguente la sveglia suonerà come le trombe del giudizio, ne sarà comunque valsa la pena.
Lineup
- Max Cavalera – voce, chitarra
- Mike DeLeon – chitarra
- Chase Bryant – basso
- Zyon Cavalera – batteria