Power

Heavy Fucking Metal Pillar: recensione Helloween (Keeper of the Seven Keys Part I)

Di Stefano Ricetti - 12 Settembre 2025 - 8:19
Heavy Fucking Metal Pillar: recensione Helloween (Keeper of the Seven Keys Part I)

Di seguito la recensione di Keeper of the Seven Keys Part I, il secondo album degli Helloween – qui loro intervista del 1989 – così come uscita originariamente e in tempo reale all’interno delle pagine della rivista Rockerilla numero 80 dell’aprile 1987, a firma Beppe Riva.

Buona lettura,

Steven Rich

 

 

HELLOWEEN

Keeper of the Seven Keys Part I

Noise

1987

 

 

Sulla via di un’affermazione internaziona­le, i tedeschi Helloween hanno un po’ sacrifi­cato la cruda esposizione ed i ritmi frastornanti dell’LP Walls of Jericho, così ben condensati nel classico power-metal “Ride the Sky”.

Descritti come una versione speed degli lron Maiden, gli Helloween hanno sempre rifiuta­to la catalogazione nel settore alta velocità, promettendo un nuovo album dagli orizzonti molto meno circoscritti. Anzi, gli LPs dovrebbero essere addirittura due, poiché a que­sto Keeper of the Seven Keys-Part I seguirà fra breve un successore, in linea diretta con il tema del brano più importante, “Halloween”, oltre 13 minuti di epic-metal dalle aspirazioni sinfoniche. La band si è nel frattempo estesa a five-piece, ingaggiando un lead vocalist, Michael Kiske, che permette all’ottimo Kai Hansen un’assoluta dedizione alla chitarra solista.

Così configurati, e sulla scorta dell’LP che andiamo a trattare, gli Helloween si appresta­no ad ereditare il trono di Scorpions ed Ac­cept. Keeper of the Seven Keys-Part I è infatti il disco che sarà ac­cettato dalla stragrande maggioranza degli H.M. fans, anche perché gli Helloween han­no abbandonato le posizioni radicali degli esordi a favore di forme più tradizionali, ma lavorate con estrema efficacia.

Gioca un ruolo determinante la ruggente pro­duzione di Tommy Hansen, oggi ai vertici delle tecniche di registrazione tedesche, che non hanno ormai nulla da invidiare a quanto ottenuto negli studi inglesi e americani, ma non si può negare la maturazione del gruppo nel cimentarsi su un terreno irto di difficoltà, dove moltissimo è già stato detto dalle star del rock duro.

Infatti, l’ascolto di Keeper richiama facil­mente gli ultimi Iron Maiden, da Powersla­ve a Somewhere in Time, ed anche l’inclu­sione di un pezzo di resistenza come “Hal­loween” suscita il paragone con i romanzi-fiume dei Maiden, “Ancient Mariner” e “Ale­xander the Great”. Qui però gli Helloween vincono il confronto, poiché alla prolissa e spesso ripetitiva narrazione delle lunghe per­formances ironiane oppongono vivacità di schemi, intuizioni che rimandano a maestri magniloquenti come Queensryche e Mano­war, filtrate attraverso l’onnipresente cultura classica teutonica. Il risultato è una sinfo­nia metallica avvincente, che domina una se­conda facciata superiore alla prima, vittima di qualche luogo comune di troppo.

Infatti, nonostante una seriosa “Initiation” Wagneriana, “l’m Alive” è abbastanza ordi­naria, Kiske modula la melodia allo stesso modo di Bruce Dickinson, ed anche le esibi­zioni dei solisti, pur molto professionali, san­no di déja-vu, ed istantaneo è il riferimento alle progressioni classicheggianti di Michael Schenker. Non risultano particolarmente di­stintive nemmeno “A Little Time” e “Twilight of the Gods”, anche se tutte le componenti, precisiamolo, sono perfettamente calibrate. Helloween sono bravissimi assimilatori di tat­tiche altrui, brani come “A Tale that wasn’t right” e “Future World” risultano più che accattivanti, ma non sono certo degli innovatori dello stile metalli­co, pertanto definirli nuovi messia, sovrani di una nuova epoca etc. com’è stato fatto da fonti accreditate, mi sa tanto di forzatura programmata, nell’ottica di un disegno la cui logica mi sfugge.

Keeper of the Seven Keys-Part I è più verosimil­mente una riuscita sommatoria di H.M. stan­dards in brillante varietà, amalgamati da la­boriosi e competenti musicisti. Non è poco, ma il fattore-sorpresa è riservato ad un solo brano…

BEPPE RIVA

Articolo a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

Elenco – con link incorporato – delle puntate precedenti di Heavy Fucking Metal Pillar:

 

CIRITH UNGOL (Frost & Fire)

DEATH SS (…In Death of Steve Sylvester)

HEAVY LOAD (Death Or Glory)

MANOWAR (Battle Hymns)

SAXON (Strong Arm Of The Law)

JUDAS PRIEST (Unleashed In The East)

IRON MAIDEN (Iron Maiden)

METALLICA (Ride The Lightning)

MOTORHEAD (Ace Of Spades)

MOTLEY CRUE (Too Fast For Love)

VIRGIN STEELE (Noble Savage)

RIOT (Fire Down Under)

RUNNING WILD (Gates To Purgatory)

WARLORD (Deliver Us)

SWORD (Metalized)

MERCYFUL FATE (Melissa)

SLAYER (Reign In Blood)

BATHORY (The Return……)

POSSESSED (Seven Churches)

MEGADETH (Peace Sells… But Who’s Buying?)

SLAYER (Hell Awaits)

VENOM (Black Metal)

SAVATAGE (Gutter Ballet)

OZZY OSBOURNE (Bark at the Moon)